“...il problema è che le società podistiche che gestiscono i
ristori,alle riunioni che teniamo prima dell’evento podistico,ci dicono: “
Possiamo aggiungere anche... “ ... “. E’ la voce di Paolo Manelli, presidente
di Tricolore sport marathon, il team che
organizza la Maratona città del Tricolore. Parole espresse col sorriso sulle
labbra e con orgoglio durante una lunga chiacchierata avvenuta dopo averlo
ringraziato per aver affittato uno spazio alla nostra associazione, La via
della Felicità, all’interno del PalaBigi,centro maratona e dopo avergli
consegnato un dvd nel quale vengono illustrati gli ormai famosi precetti. Un
Manelli molto rilassato e tranquillo,conscio che anche quest’anno il lavoro
svolto è stato di una qualità eccellente. E’ venuta fuori una bella
discussione che mi ha fatto capire ancor di più del perché Reggio Emilia,città
relativamente grande, abbia una maratona così partecipata. “... per diversi
giorni abbiamo dormito pochissimo,eravamo attaccati alle previsioni del tempo e
preparavamo dei piani d’emergenza nei casi in cui le strade non avessero
fornito la sicurezza necessaria a tutti. Vedi,se in questo posto avessimo avuto
un problema avremmo fatto così,se in quest’altro si fosse verificato questo, al
seguito di...,avremmo agito in questa maniera.” Alla fine mi ha mostrato quattro percorsi
alternativi,un lavoro certosino e incredibile che solo chi ha cuore e passione può sopportare. Paolo nel suo parlare ha
ripetuto spesso il pronome NOI, subito l’avevo inteso come NOI ORGANIZZATORI, dopo
qualche minuto però ho capito che era pensato come NOI MARATONETI. Si, perchè Manelli è anche un podista e nell’organizzare la manifestazione si mette pure
dalla parte di chi, sfidando il freddo pungente di una domenica di
dicembre,calpesta l’asfalto per quarantaduechilometricentonovantacinquemetri .
“... Vogliamo i
ristori ben forniti,un posto caldo dove spogliarci,un arrivo vicino alle docce
e un percorso sicuro,una buona maratona deve saperci offrire tutto questo (ed è
qui che ho afferrato) e Reggio Emilia questo lo da, a costo di tantissimi
sacrifici “. Tanta dedizione viene messa
per allestire un evento che col tempo è
risultato tra i primi cinque o sei in Italia a fronte di un budget che forse
sarà il quindicesimo in termini quantitativi in un’ideale classifica relativa.
Qui non c’è nessuna organizzazione
mastodontica da mantenere e non ci sono sponsor
che si prendono la responsabilità di organizzare in toto l’evento. Nella
Città del Tricolore si è contenti se alla fine si è in parità di bilancio,il
valore aggiunto lo danno i sorrisi e i bei commenti degli atleti che con tanta
passione e sacrificio tagliando il traguardo sono felici e ritornano l’anno
seguente A queste latitudini c’è gente che, organizzatori compresi,è uscita
alle cinque di domenica mattina per metter su il gonfiabile della partenza,la
sera prima ha dato una mano a scaricare i camion con le provviste fino a tardi
e tant’altro. Se la maratona di Reggio Emilia si è guadagnata negli anni il
rispetto e la considerazione di tutti si deve essere riconoscenti a queste persone e a chi,
con quel “...Possiamo aggiungere anche... “ , è sempre alla ricerca di
migliorie per rendere ancora più godibile il soggiorno nella città che diede i
natali a Ludovico Ariosto. Quest’anno la diciassettesima edizione della
kermesse emiliana ha anche unito lo sport alla solidarietà con una raccolta
fondi a favore del comune di Reggiolo, località della bassa reggiana tra le
più duramente colpite della provincia dal terremoto che nel maggio di
quest’anno ha fatto sentire i propri effetti nefasti. Ricordiamo che era dal
1300 che non si verificava una catastrofe del genere. Con queste ed altre
iniziative Reggio Emilia fa capire che lo sport non vive in un mondo chiuso in
se stesso ma fa parte della città e ne è il cuore pulsante. Non voglio
raccontare della mia partecipazione alla gara perché è stato un semplice
allenamento,una corsetta fatta con gli amici all’insegna del divertimento e
della goliardia. Correre con la bandiera dell’Inter e una parrucca con la
cresta fucsia certamente non mi ha fatto passare inosservato ai più. Mi è piaciuto incontrare tanti amici e di averli rivisti alla fine soddisfatti. Ho
due ricordi molto belli, il primo, l’arrivo del mio amico Paolo Giambartolomei
qualche secondo dopo di me anche lui col bandierone nerarazzurro e l’altro sono
gli ultimi cento metri di corsa fatti con mio nipote Mattia che in quello
spazio sprizzava gioia da tutti i pori. I ringraziamenti come sempre vanno agli
organizzatori,ai volontari,agli speakers Roberto Brighenti e Michele Marescalchi
(rigorosamente in ordine alfabetico i cognomi) che hanno raccontato e allietato
la giornata,ancora a Stefano Morselli che era in ogni dove con la sua macchina
fotografica ad immortalare i vari
personaggi. Non dimentico neanche chi in gara riconoscendomi m’ha fatto sentire
il proprio calore . Chiedo scusa solo a una signora che vedendomi passare si è totalmente dimenticata di essere alla guida e ha tamponato la macchina che la
precedeva.