venerdì 15 giugno 2012

Milano,Parco Sempione: Campionato Italiano 24 ore 2012.

Ciro di Palma Milano24 da staffettistaRSi è svolta tra il 9 e il 10 giugno scorso la Milano24 (cui era abbinata una 6 ore – la Milano6 – e una Staffetta 24X 1 ora – la MilanoXTutti – all’insegna della solidarietà.
Anche Ciro Di Palma c’era: non per partecipare ad una delle due ultramaratone in programma (tra l’altro, essendo nell’imminenza di una altro imminente appuntamento ultra-podistico – il Giro del Lago Balaton in Ungheria). Ciro é stato presente con grande senso di solidarietà sportiva per tutta la durata della manifestazione, pur correndo solo una frazione della gara a staffetta.
Quello che segue è il suo resoconto sulla manifestazione, di cui illustra i tantissimi aspetti positivi, non rinunciando ad esprimere tuttavia qualche notazione critica ai fini di un miglioramento della gara, in vista di una possibile assegnazione del Mondiale 24 ore, forse nel 2015.
Ecco il suo articolo.

(Ciro Di Palma) Dopo la catastrofe sismica che il nostro paese ha subito in questi giorni, era obiettivamente difficile organizzare una gara come il Campionato italiano 24 ore, arricchito da una 6 Ore e da una staffetta 24x 1ora (MilanoXTutti). Non era facile, ripeto, da due diversi punti di vista: Il primo logistico e il secondo economico.
Allestire una manifestazione del genere, vuol dire dotarsi di infrastrutture mobili come tende, avere a disposizione tanti lettini o brande per far riposare gli atleti durante la notte o quando la stanchezza inizia a far capolino, disporre di molti volontari che gestiscono i ristori e, all’occorrenza, in determinati orari, forniscono dei pasti caldi. Purtroppo e giustamente  gran parte di tutto ciò è stato convogliato nelle zone di maggior bisogno e, per far fronte a questo drammatico imprevisto, gli amici meneghini hanno dovuto dare il meglio di se stessi affinché tutto andasse per il giusto verso.
Alla fine non ho sentito uno di noi che si lamentasse di qualcosa ed eravamo tutti contenti.
E’ stata approntata una kermesse minimal, ma l’impegno mostrato dal Road Runners Club Milano è stato, ripeto, encomiabile. Certo, una critica o forse più di una gli va pure mossa, ma sempre nell’ambito di un futuro miglioramento stante la loro volontà di preparare un Campionato del Mondo della 24 ore nel prossimo futuro [probabilmente nel 2015].
Una cosa da rivedere è sicuramente il percorso, troppo stretto per ospitare tanti atleti e un pò pericoloso, se, come nel caso di sabato, sul tracciato gareggiano podisti che girano a velocità diverse per la presenza di tre gare in una sola manifestazione.
Tracciato poco scorrevole nella parte interna al parco, presenza di curve secche e di rapidi cambi di superficie. Secondo me si potrebbe trovare qualcosa di meglio [o comunque studiare delle varianti - M.Crispi].
Un’altra cosa sbagliata – a mio avviso - è stata quella di proporre un Campionato italiano a giugno [ma sono state esigenze di calendario, più che altro, anche se in linea generale non si può che essere concordi con Ciro, aggiungendo come correttivo che, in genere, la valutazione si fa più che sulla singola prestazione, sulla carriera e sull'evoluzione del singolo atleta - M.Crispi], quando per un atleta desideroso di realizzare una prestazione di rilievo era fine aprile il limite di tempo per presentare un certo risultato alla Federazione per essere preso in considerazione dalla Nazionale per i mondiali di settembre.
Come me, tantissimi altri amici, hanno “snobbato” la corsa lombarda per questo motivo ed hanno virato su altre manifestazioni. Vedere solo un manipolo, seppur qualificato, di atleti alla partenza ha dato meno lustro agli organizzatori.
Certo, poi, c’è stata la gara delle 6 ore e della staffetta a rimpolpare, “drogando” i numeri però, se contiamo i partecipanti che lottavano per il titolo nazionale, non è che ci sia stata un’invasione (meno di 30 i partenti). Peccato.
Si potrà parlare di calendario saturo, ma credo che qualche accordo si sarebbe potuto e dovuto trovare in virtù dello status della gara.
Sono giunto al parco Sempione di Milano circa un’ora prima della gara e l’atmosfera era quasi surreale.
Poca gente, ancora quasi tutto in allestimento e molto ancora da mettere a posto.
Ad un certo punto mi sono anche chiesto se non avessi sbagliato il posto di ritrovo e il punto di partenza.
A poco a poco, tutto però è stato messo in ordine ed è arrivato l’orario dello start.
La gara è partita con un tiepido sole e ha visto subito la fuga di Daniele Baranzini per gli uomini.
Ciro di Palma e Rossella Verzeletti byMaurizioCrispiMolto concentrato e sicuro di sé va è andato avanti col suo passo anche bello da vedere, mentre tra le donne una splendida Ilaria Fossati ha preso la la testa della gara.
Man mano che le ore trascorrevano, le condizioni meteo andavano peggiorando e durante la notte (a partire dalle 21.30 circa) un vero nubifragio s'è abbattuto nei pressi dell’Arena Civica rendendo molto più difficile la corsa degli atleti già provati dalle tante ore di corsa. La gara femminile vivrà di tante emozioni, la Fossati si ritirerà per un problema ed in seguito prenderà la leadership della gara una sempre sorridente Rossella Verzeletti, all’esordio sulla distanza.
La classifica finale femminile sarà: Verzeletti, Ardau e Agostini.
La gara maschile, invece, vedrà il sorpasso di Paolo Rovera nelle ultime ore di gara ai danni di un provato Baranzini, alla fine secondo, e poi una splendida terza posizione da parte di Stefano Montagner.
Dispiace che dei problemi abbiano privato la gara di uno protagonisti della vigilia, Vito Intini, forte atleta pugliese.
Una gara spettacolare è stata anche la 6 ore che, partita nel pomeriggio, ha dato vita ad uno splendido testa a testa tra Capponi, Ascoli e Bonfanti per la prova maschile, mentre in quella femminile una splendida Ilaria Marchesi ha avuto la meglio sulla francese Hyvernaud e sulla Aiazzi.
Molto bello e toccante è stato quando alla premiazione la Marchesi si è presentata con la bandiera di Crevalcore, la sua terra, uno dei posti più maltrattati dal terremoto.
E’ stato questo il modo di far sapere a tutti che Crevalcore c’è e ci sarà e noi tutti insieme a loro.
In questa festa dell’ultramaratona lombarda c’era anche la gara della staffetta 24 x 1ora.
Cinque squadre composte da ventiquattro atleti che si davano il cambio ogni ora.
I team erano le associazioni onlus: La Via della Felicità, Vivi down e il Tapa Team del dott. Sorriso.
Le altre due squadre erano Gazzetta Runners Club e Road Runners Club Milano.
Molto bello è stato il lavoro svolto dai volontari dell’associazione La Via della Felicità che durante la manifestazione hanno distribuito al pubblico e agli atleti presenti l’ormai noto opuscolo “La Via della Felicità”, il codice morale laico scritto da Ron Hubbard, che viene utilizzato ormai in tutto il mondo per sensibilizzare la società a fermare quel declino morale che ogni giorno viviamo.
Una guida per una vita migliore che anche io ho deciso di utilizzare da qualche mese.
La cosa che mi ha fatto enormemente piacere che l’intera manifestazione sia stata all’insegna della solidarietà e che sia servita per divulgare un messaggio positivo.
Io ho partecipato alla staffetta entrando in gara alla terza ora, ho corso un pò più di una quindicina di chilometri e mi sono divertito tantissimo.
Dopo sono rimasto per tutta la durata della manifestazione al parco ad incitare tutti gli amici che erano in gara e che vedevo soffrire. Facevo il tifo per tutti e non poteva essere altrimenti essendo io uno di loro. Sapevo quello cosa stavano provando in quei momenti, leggevo i loro pensieri, li guardavo dentro, m’immedesimavo nella loro corsa, la mia anima era lì che correva con loro che sono i miei avversari di sempre quando gareggio.
Avversari per modo di dire, perché tra di noi c’è amicizia, quella che mi ha portato ad esultare per una probabile convocazione in nazionale di uno di loro e che mi ha fatto emozionare quando ho visto il pianto finale di Baranzini.
Credo che il segreto della bellezza dell’ultramaratona sia proprio in questo, nel sentimento di amicizia che lega gli atleti ed il sapere che nel caso di bisogno si possa sempre contare sull’aiuto di un altro.
Un altro aspetto che in questi due giorni mi ha arricchito tantissimo è stato il parlare con tante persone che mi chiedevano delle mie gare.
E’ sempre bello sapere che tanti ti seguono e leggono interessate quello che scrivi. Incontrare e poi anche confrontarmi dialetticamente con persone come Maurizio Crispi, fine intenditore di corse ultra, e Gregorio Zucchinali, presidente IUTA, è stato per me la ciliegina sulla torta.
Una menzione particolare e speciale va al Mitico Marco Airaghi conosciuto nell’ambiente come il Capitano Scatenato.
Con la sua presenza ha dato un tocco di colore e di calore umano in più a tutto l’ambiente. Un grazie va agli organizzatori, i Road Runners Club Milano, anche se devono migliorare alcuni aspetti per poter ambire all’assegnazione del mondiale.

lunedì 11 giugno 2012

Il senso dell'Ultramaratona...


Mai inserisco nel blog articoli che non siano i miei ma quando una persona seria e competente come il dott. Maurizio Crispi mi ha regalato l'onore di essere citato in un Suo scritto,non posso che pubblicare il link che lo contiene. Grazie Maurizio Crispi.

http://www.ultramaratonemaratonedintorni.com/article-senza-cuore-e-senza-passione-nelle-ultra-maratone-non-si-va-da-nessuna-parte-e-come-essere-innamor-106751909.html


ciro-di-Palma-staffettista-alla-Milano24.jpgNel dopo-gara della Milano24, il grande Ciro Di Palma, mentre si parlava del più del meno, ha fatto - per far capire il senso della corsa sulle ultra-distanze ad un "laico" dell'ultramaratona che gli aveva chiesto, "Ma come si fa a correre per tanto tempo di seguito?" -, questa riflessione che voglio condividere, perché è arguta e profondamente significativa.
Ciro ha detto: "E' come quando c'è una donna di cui sei innamorato follemente. Faresti di tutto per arrivare sino a lei. E niente ti può distogliere - quando è così - dall'obiettivo che vorresti raggiungere con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.
Correre un'ultramaratona, se sei animato dalla passione per questa tipo di corsa, è esattamente la stessa cosa. Non è che si sia dei masochisti e dei cultori della stolida fatica fine a se stessa. Si tratta di una cosa ben più profonda: si è innamorati di quello che si fa e si vuole arrivare sino in fondo, come quando si farebbe di tutto per arrivare alla donna di cui si è innamorati e si vuole con tutte le proprie forze (e con tutto il proprio cuore): e può solo essere quella e soltanto quella (non ci possono essere sostituti).
Se non c'è questo ad animare un ultramaratoneta (o aspirante tale), difficilmente potrà sopportare la fatica necessaria per arrivare sino al traguardo".
Correre un'ultramaratona - a qualsiasi livello - richiede forza (inclusa la preparazione tecnica) e cuore, ma soprattutto passione: questo è il messaggio che Ciro con la sua arguzia e con la sua vitalità tutta campana e partenopea ha comunicato al suo interlocutore e che io ho voluto trasmettere ai miei lettori.
Senza cuore e senza passione nelle faccende sentimentali, come nelle ultramaratone, non si va da nessuna parte.
L'ultramaratona (in qualsiasi sua specialità) è richiedente ed impegnativa: ti impone di esserci con tutta la tua testa, con il tuo cuore e con la tua passione, senza mezzi termini. O ci sei tutto, oppure non ci sei per niente.



Ciro-di-Palma-e-Rossella-Verzeletti-byMaurizioCrispi.jpg


venerdì 1 giugno 2012

40^ edizione della 100 km del Passatore : Un viaggio dentro di me...


Ad una mia amica che qualche settimana fa mi chiese come fosse la 100km del Passatore, io risposi: “Non posso dirti com’è, posso dirti invece cos’è! E’ una dura e fantastica emozione attraverso gli Appennini, un viaggio dentro te stesso”. Rimase così basita da questa mia affermazione che non proferì parola. Quando, a qualche chilometro dall’arrivo a Faenza, domenica notte ha iniziato a piangere, in quel preciso istante ha capito cosa le volessi dire o, meglio, cosa le volessi trasmettere. Parlare di questa manifestazione, della leggenda e del fascino che l’avvolge è come voler dare un colore ai sogni, una voce ad un ruscello che scorre attraverso i fitti boschi. E' un qualcosa di bello che trovar parole per descriver facil non è.
Il Passatore è la storia della 100km, il Passatore è la 100km. Da qui sono passati i grandi, tutti hanno dato e tutti hanno ricevuto da questo cammino attraverso l’Appennino tosco-emiliano che vide le scorribande di tal Stefano Pelloni, meglio conosciuto come Passator Cortese, di cui anche Giovanni Pascoli scrisse. Si sono vissute tante storie, tutte diverse ma con un comune denominatore: La gioia nel tagliare il traguardo a Faenza.
Abbiamo abbracciato l’epopea del grande Calcaterra, visto la leggerezza della Carlin, il volare di Fattore, la potenza della Casiraghi, la saga dei russi e poi ancora Sonia Ceretto, Paola Sanna, il grande Ardemagni, Maria Luisa Costetti, Sartori ed il mito brasiliano Valmir Nunez. Quest’ultimo, ritornato l’anno scorso per festeggiare il ventennale della sua prima vittoria, è arrivato in Romagna in lacrime. Se un uomo, un atleta, un grandissimo atleta come il santista, che ha vinto tra le altre gare la Spartathlon e la Badwater ultramarathon, arriva in piazza del Popolo piangendo, un motivo ci deve pur essere e questo si chiama:100 km del Passatore.
Ho citato dei campionissimi ma questa è anche la corsa di tutti: Degli atleti normali, di chi è alla ricerca di un’emozione, di chi spera di trovare la pace dentro di sé, oppure di chi comunque vuole dimostrare qualcosa a qualcuno o a se stesso.
Quest’anno più di duemila persone si sono radunate a Firenze per la quarantesima edizione di questa 100 km ed a questo punto mi chiedo se è il Passator Cortese che col suo richiamo cerca di sopravvivere dentro ognuno dei partecipanti, oppure se sono gli atleti che giungono e vogliono immedesimarsi nel Pelloni.
Firenze, già piena di turisti, vede già dal mattino presto tutti questi atleti colorati e i loro accompagnatori, li accoglie in grembo e gli mostra le sue grazie. I dialetti si vanno a mescolare alle lingue dei tanti visitatori che guardano divertiti e tutt’intorno un’armonia di suoni echeggia facendo dimenticare il tempo che passa lentamente con qualche goccia di pioggia.
Si vede mezz’ora prima della partenza un campione come Giorgio Calcaterra iniziare il suo riscaldamento, ma subito fermato dal mondo intero che cerca un autografo e magari una foto per immortalare il momento. Lui, con la squisitezza e l’educazione che lo contraddistinguono, non si nega a nessuno ed ha sempre un sorriso per tutti: Fantastico!
Io sono giunto a Firenze in mattinata, ho raggiunto gli amici dell’associazione “La Via della Felicità” di cui sono testimonial e, mentre loro distribuivano, gratis, i libricini con i ventuno precetti per un buon vivere (alla fine tra Firenze e Faenza ne saranno stati distribuiti circa cinquemilacinquecento), illustravo agli amici che mi raggiungevano quale fosse il segnale che cercavamo di dare.
Sono andato dopo un pò a ritirare il pettorale e, a dir la verità, qualcosa di meglio si poteva organizzare visto l’elevato numero di partecipanti. Verso le 13.30 ho iniziato a girovagare per le stradine antistanti via dei Calzaiuoli cercando la tranquillità ma questa rimaneva una chimera perché, anche con immenso piacere, si materializzavano tantissimi amici che leggono i miei articoli e mi seguono sui social network. E’ stata tutta una festa,uno scattare di foto interminabile, un divertimento assoluto.
Alle 14.50 ormai siamo tutti li, sotto lo striscione della partenza, ci si rende conto che l’avventura sta per iniziare, qualcuno prega, altri ascoltano musica. Le autorità cittadine ci danno il loro saluto e tre, due, uno... si parte.
Ognuno col suo ritmo, ognuno col proprio modo di correre. Io, come sempre in questo tipo di gare, che svolgo come allenamento per altre più lunghe, corro ad un ritmo tranquillo e chiacchiero con tutti. Il mio sguardo presto si posa sullo spettacolo che da Fiesole si gode guardando verso la città.
Mi fermo a tutti i ristori e riparto molto tranquillamente. Dato il mio incedere non velocissimo, tanti amici mi sopravanzano, ma i chilometri passano anche per me. Il tempo scorre ed arriviamo a Borgo San Lorenzo, il passaggio al traguardo volante mi vede felice e sorridente con la mia amica interista Rossella mostrare insieme una bandiera nerazzurra tra l’ilarità degli astanti e la gioia dei fotografi.
Ancora un pò e poi s’inizia a salire verso il passo della Colla, cima Coppi della gara. La corsa si alterna a brevi tratti di passo e così fino al quarantottesimo chilometro. Lì una festa ci aspetta, tantissimi spettatori applaudono, tanti clacson suonano. Mi fermo un pò per il ristoro ed il cambio indumenti.
Dopo una decina di minuti riprendo il mio passo verso Marradi, ci sono da correre una quindicina di chilometri e vengono superati con molta facilità. Prossima tappa San Cassiano e poi Brisighella.
Il buio ha sopraffatto la luce, la notte ha inghiottito il giorno e la stanchezza inizia a prendere il sopravvento sulla freschezza. Le luci dei paesi lontani, le lucciole e qualche animale non meglio identificato sono i compagni di strada di tutti noi, ormai assorti nei nostri pensieri. I bagliori prima lontani e poi vicini dei borghi, insieme al calore dei volontari ai ristori, sono come manna scesa dal cielo per noi. Ci danno coraggio, ci incitano e ci fanno capire che siamo anche noi i protagonisti.
Accuso leggermente la stanchezza, non fisica, ma mentale. Un grave lutto, due giorni prima, aveva messo in discussione la mia gara. Questo pensiero, il buio e la solitudine mi stavano facendo camminare un pò. All’improvviso però, giunge dalle retrovie, Luisa, una toscana con un carattere molto tosto dietro quella sua faccia d’angelo. Mi chiede di correre un con lei... Inizio a farlo e poi, come m’accade sempre, comincio a stare bene e dopo qualche chilometro non reggendo più il mio  passo, mi sprona ad andare.
Ormai mancano diciotto chilometri e vedo solo Faenza. Come lo squalo col sangue, così io col traguardo... Arrivo ad un chilometro dalla piazza, cinquecento metri e si materializza la figura del grande Emiliano che insieme a Simonetta ha  seguito gli amici lungo il percorso, si complimenta e vado a tagliare il traguardo guardando il cielo, dedicando questa mia gara alla mia cara nonna che ha deciso di correre verso lidi più tranquilli proprio all’antivigilia della partenza.
Ristoro tranquillo e complimenti agli amici che sono arrivati prima di me. Una delle cose più belle è stata quando mi ha raggiunto la moglie di Max che, felicissima e con una lacrima che le solcava il viso, mi ringraziava perché il marito aveva fatto una splendida gara, avendo dato ascolto a qualche mio piccolo consiglio.
In pullmino verso la palestra, doccia e un bel sonno rigenerante fino al mattino quando Massimo, al settimo cielo, mi raggiungeva e mi ringraziava per quello che avevo fatto per lui, dimenticando forse che a correre fosse stata la sua persona. Anche la prima parte della giornata con le premiazioni e la distribuzione degli altri opuscoli de La Via della Felicità passava tranquillamente, poi un sereno ritorno a casa.
Qualcuno vuol sapere il crono finale? Per me è poco indicativo perché giudico la gara dal grado di piacere che provo nel correrla, comunque 10 ore e venticinque minuti. Un tempo alto? No, un buon allenamento e tanta felicità.
Vorrei ringraziare tutti quelli che rendono questa gara speciale, dagli organizzatori ai volontari, da chi sfida la notte per regalarci un applauso a chi monta dei ristori non ufficiali ma comunque pieni di leccornie, dagli atleti ai loro accompagnatori, anche se qualche volta anzi spesso sono indisciplinati e mettono a repentaglio l’incolumità altrui,andrebbero perlomeno disciplinati.
Forse il troppo smog e la poca scorrevolezza nel ritiro dei pettorali le altre piccole pecche.