giovedì 24 febbraio 2011

10^ Verona Marathon: Un passo indietro,purtroppo.

Verona è una città elegante,bella ed avvolta da un’atmosfera magica; merita per questo una grande maratona. Nell’ultimo decennio a costo di tanti ed enormi sacrifici, che l’hanno premiata con un numero sempre maggiore d’iscritti, è diventata una delle manifestazioni podistiche più partecipate dell’italica penisola. E’ stata capace di ritagliarsi uno spazio tutto suo riuscendo a ridurre di un bel pò la distanza che la divideva dalla storica Padova e dall’emergente Treviso, se poi consideriamo che nella regione Veneto è presente anche Venezia allora si possono ben capire i miracoli che sono stati fatti. In questi anni di crisi,mentre le altre rallentavano e segnavano un pò il passo,Verona,prepotentemente ma con la grazia che le appartiene è sbocciata in tutto il suo splendore. Tutto ciò non vuol dire che la decima maratona di Verona da poco andata in archivio sia stata scevra da imperfezioni,anzi. Quest’anno erano due le differenze sostanziali rispetto alla passata edizione. Il cambio di percorso e la partenza differita tra le due gare principali della kermesse. Sulla carta e nell’intento degli organizzatori dovevano essere due migliorie apportate,alla luce dei fatti si è potuto constatare,almeno nel secondo caso, che la realtà è stata ben altra. Il cambio di percorso non mi ha entusiasmato tantissimo ma essendo questa una valutazione prettamente personale la si può condividere oppure no ed è comunque sempre opinabile. A molti atleti ciò è piaciuto,quindi posso anche dire che questa metamorfosi sia stata positiva. Il particolare che però ha scontentato tutti e per questo reputo “negativissimo” è stato far confluire su di un unico percorso le manifestazioni verso il trentesimo chilometro della maratona dopo una partenza sfasata E’ stato il caos totale. Non credo che questa decisione sia stata presa con leggerezza ma non mi spiego il perché non siano stati più attenti a valutarne le conseguenze e credetemi non parlo così perché sono stato rallentato nel mio incedere,questo è un particolare che non m’appartiene. Adesso attirerò gli strali di qualcuno, finire una maratona in 2h59’59” o finirla in 3h 00’ 01” non è importante,quello che m’interessa è l’incolumità e la tranquillità di tutti. Top runners,buoni maratoneti,tapascioni, camminatori ed atleti diversamente abili ( non in ordine d’importanza ma solo di velocità),tutti devono avere la possibilità ed il diritto di correre in sicurezza e con i propri tempi,ognuno vivendo la manifestazione come vuole e cullando il proprio sogno. Questo sogno però non si deve trasformare in incubo. E’ stato come far correre all’autodromo di Monza ,nell’ambito della stessa gara,bolidi di formula 1,macchine sportive e utilitarie facendogli fare il pit stop non ai box ma in pista. ASSURDO. Spero che per l’anno prossimo riescano a trovare una soluzione migliore,oppure facciano un passo indietro ed adottino la quella della passata edizione,secondo me la migliore, vista la particolarità del percorso nella parte finale. La mia gara è iniziata sabato,quando un regolamento assurdo mi ha obbligato a ritirare il giorno prima il pettorale, altrimenti se lo avessi voluto a casa oltre ai cinquanta euro dell’iscrizione ne chiedevano altri venti per il corriere (mi sono iscritto l’ultimo giorno utile)… ASSURDO. Non si può prevedere per chi arriva da fuori regione il ritiro la domenica mattina? Oppure chi viene a Verona deve rimanervi per forza due giorni??? Da poco si son spente le luci della notte e col nascere dell’alba arrivo nella città scaligera,piazza Bra già pullula d’atleti e brulica di visitatori. Il rumore del calpestio della strada da parte di tante scarpette è melodia per noi amanti della corsa. Il palazzo della Gran Guardia,sede dell’expò, respira d’intensa passione e vive pienamente della corsa. Tantissimi amici sono li al caldo ad aspettare lo start. Verso le otto e cinquanta mi reco alla partenza dove le “gabbie” sono ben divise e tutto funziona bene. Ore nove… Pronti via. Un cielo grigio ci guarda minaccioso dall’alto ma la temperatura è ottima per correre. Complice la scelta felice di partire da corso Porta Nuova tutto si svolge molto tranquillamente, senza spintoni e calci. Fin dai primi metri mi trovo a correre col mio amico Corrado,decidiamo di fare un pò di chilometri insieme finchè le forze non ci separeranno. Un vero piacere,riusciamo a goderci la corsa chiacchierando tranquillamente,capaci perfino d’emozionarci quando parliamo di certi ricordi e di alcune sensazioni. Ci fermiamo a tutti i ristori poi ad un certo punto mi dice di andare perché è giusto che sia così. Lo lascio a malincuore “combattere la sua battaglia”. Intanto la strada mi porta verso la periferia,gli incroci sempre presidiati dai militari e dai volontari ed una domenica ecologica sigillano il percorso.in modo perfetto. Qualche spettatore applaude,molti invece restano indifferenti. Arrivo su una parte del percorso dove incrocio atleti che sono più avanti,molti di loro soffrono e sono in difficoltà, un venticello freddo contrario gli fa compagnia. Arrivo alla mezza maratona e vedo che ho un tempo di 1h32’06”, ridendo con me stesso mi dico:”Ma si,Cirinho vatti a prendere queste tre ore in maratona tranquillamente” Abbasso il mio tempo di circa diciotto,venti secondi al chilometro ed inizio la rimonta. Costeggio l’Adige contenuto da enormi muraglioni che gli fanno la guardia dall’alluvione del 1882 e che preservano la città da altre piene,la temperatura un pò più bassa rispetto alla partenza punge un pò. In modo sciolto e nel totale controllo del mio passo dopo qualche chilometro raggiungo Diego,uno dei “palloncini”delle tre ore,gli chiedo se fosse in orario o se avesse qualche problema dato che gli altri due pacers erano molto più avanti. Guardando il mio cronometro mi accorgo però che è in perfetto orario e lui,con un sorriso amaro, mi da la conferma di ciò. Ci mettiamo a scambiare delle battute e comunque continua ad essere preciso con la sua tabella di marcia mentre gli altri due stanno portando allo sbaraglio,annientandoli, un bel numero di atleti,peccato. Diego si dispiace e perchè stanno vanificando il suo ottimo lavoro e per la sorte di quei temerari che seguendo la chimera di essere in vantaggio sul tempo scordano che poi la possano pagare cara. Ci divertiamo molto ed io mi riposo un pò. Incrociamo sua moglie ed i suoi figli che ci scattano delle foto, mi sembra di partecipare veramente ad una festa. Ormai siamo in città e l’allegria svanisce come in un incubo… Tantissimi podisti occupano la sede stradale con un passo molto più lento del nostro,vola anche qualche parola di troppo purtroppo è tutto uno zig zagare,un urtarsi ed un mandarsi a quel paese. La tensione in alcuni casi è palpabile. Diego mi dice di andare perché ho un passo più veloce della media che dovrebbe avere,lo saluto e vado per la mia strada in questi ultimi chilometri che mi separano dal traguardo. Molti turisti guardano incuriositi il nostro passaggio,qualcuno batte le mani,altri c’incitano e tanti mostrano non curanza. Se non fosse per il nervosismo di alcuni atleti ci potremmo veramente godere il passaggio in questo salotto bello dell’Italia che è la città che fu governata dalla famiglia Scala per più di un secolo e che l’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’umanità. Da lontano l’Arena rapisce il mio sguardo,dopo un attimo vedo il mio amico Andrea,gli urlo qualcosa, mi passa il bandierone dell’Inter,un tappeto verde mi accoglie all’interno dell’anfiteatro romano situato in pieno centro,uscito dal quale, a duecento metri, ecco il traguardo. In 2 ore 58’ metto fine al mio buon allenamento,aspetto Diego e lo abbraccio. Ha portato a compimento il suo compito in modo egregio e gli vanno i miei complimenti. Ci scattiamo altre foto e prendiamo il sacchetto del ristoro finale,un pò scarsino a dir la verità,l’anno scorso il rifocillamento di fine gara fu a dir poco pantagruelico. Ritiro il borsone in modo veloce ed ordinato e vado al pasta party all’interno del palazzo dove ha sede l’expò,questa si una miglioria rispetto alla scorsa edizione,quando si mangiò all’aperto. Per concludere dico che bisogna rivedere la trovata geniale della doppia partenza con ingorgo finale,migliorare il ristoro di fine gara e poi dar la possibilità di ritirare il pettorale la domenica mattina. Dai Verona ce la puoi fare perché meriti una grande maratona.

venerdì 18 febbraio 2011

2^ 50 km sulla sabbia di San Benedetto del Tronto.


Bravo Francè e grazie ancora di tutto!!! Francesco Capecci è un atleta facilmente riconoscibile dal suo copricapo particolare, dal baffo e dall’andatura un pò caracollante ma sempre fiera ;lo incontri tutte le domeniche in qualche maratona in giro per l’Italia. La sua simpatia,i suoi modi gentili e la particolare parlata picena lo rendono uno dei personaggi più originali del panorama podistico nostrano. Questo signore riesce ad organizzare un evento podistico che attira tanti atleti e camminatori da svariate parti d’Italia;lo fa con passione,dedizione e cura avendo a disposizione un budget non proprio ricco anzi, direi proprio ridotto all’osso. Non avendo l’aiuto di grandissimi sponsor e la collaborazione di un’organizzazione mastodontica, lavora alacremente tutto l’anno affinchè la sua “creatura” possa vedere la luce ogni anno, verso la metà di febbraio, sulla Riviera delle Palme. Sto parlando della manifestazione che ha in se due anime : La maratona e la 50km sulla sabbia di San Benedetto del Tronto. L’avevo scoperta per caso l’anno scorso e vi avevo preso parte più per curiosità che per altro; quest’anno,invece, son tornato di proposito e volentieri perché in questo arco temporale ne ho fatto mio lo spirito ed ho avuto modo di conoscere meglio Francesco. Sapevo di non sbagliare e così è stato. Leggendo qua e la su qualche blog è spuntato pure qualche giudizio negativo sulla manifestazione, opinioni rispettabilissime ma che non condivido assolutamente se non forse per l’assenza dei bagni chimici lungo il percorso ma Francesco, da persona seria ed intelligente,saprà fare sua questa critica e trasformarla in suggerimento prezioso migliorando così la qualità dell’evento. Quando leggo :”Ho pagato trenta euro e poi non c’erano le docce,il ristoro a fine gara era scarso,il ritiro dei pettorali era in un posto stretto,ho dovuto pagare sette euro per il pasta party,sicuramente una manifestazione da non fare più”,resto dispiaciuto perché secondo me queste persone pur rispettandone,ripeto, l’opinione hanno girato poco. Allora, è meglio pagare quaranta ,cinquanta euro e poi arrivare al traguardo sentendosi dire ,dopo un acquazzone allucinante,:”Vai avanti,vai avanti,muoviti che arrivano gli altri…” . Avere il deposito borse lontano due chilometri e poi magari trovare il bagaglio semiaperto o rotto perchè buttato li alla rinfusa e per concludere trovare solo pochi biscotti come ristoro finale!!! NO,MI SPIACE,NON CI STO!!! IO VOGLIO oltrepassare la finish line e trovare Francesco, l’organizzatore,che m’abbraccia ed è più felice di me. VOGLIO trovare il borsone integro dove l’ho lasciato. VOGLIO arrivare al sabato a ritirare il pettorale e trovare il Capecci che m’accoglie ringraziandomi,con le lacrime agli occhi, solo per il fatto di essere li, felice d’avermi a casa sua dopo che m’aveva iscritto senza fax ,senza alcun bonifico e dandogli la conferma solo il giorno prima della mia presenza. VOGLIO andare a ritirare il premio del decimo arrivato della 50km e sentirmi dire:”Ciro,questa è una taglia L,troppo grande per te,aspetta un attimo che provvedo subito a cambiarti il premio. VOGLIO trovare nel pacco gara una maglietta tecnica ed uno scalda collo che all’occorrenza diventa anche copricapo (un grazie va anche allo sponsor tecnico Joker).VOGLIO pagare sette euro per il pasta party e stare in compagnia di un’allegra brigada che si diverte come se fosse una famiglia invece di avere un misero piatto di pasta, magari scotta, come purtroppo accade spesso. Se poi alla fine non c’è la doccia, “chissenefrega” ,attraverso la strada vado in albergo e la faccio li,dove ho pagato trentacinque euro per una camera singola e non cinquanta,sessanta o settanta come è accaduto in altre città e dove non ho neanche avuto questa possibilità nonostante fossero convenzionati. Questi sono i motivi per i quali,impegni lavorativi permettendo,tornerò sempre a San Benedetto del Tronto. Come faccio sempre sono arrivato sabato pomeriggio nella ridente località balneare marchigiana però dal mattino ho dentro di me una strana sensazione,come se mi mancasse qualcosa o qualcuno,non lo so,non me lo so spiegare. Strano non mi succede mai,mi dicevo… E’ il primo pomeriggio,m’incammino verso l’albergo dove riposerò un pò;dopo qualche ora ed una passeggiata a piedi nudi sulla spiaggia vado a ritirare il pettorale,quattro chiacchiere col responsabile dello sponsor tecnico e poi una camminata in centro,un modo come un altro per far trascorrere il tempo e visitare la città. Al mio ritorno ormai le luci del giorno stanno sfumando nelle tonalità più calde del tramonto che a loro volta mutano dopo un pò in quelle più fredde della sera, da li a poco solo una volta di un colore blu scurissimo avvolgerà tutti noi ed allora sarà notte. Incontro l’amico Filippo ed insieme ci rechiamo al ristorante per il pasta party dove ad attenderci c’è una miriade d’amici che,come sempre,è un piacere rivedere. Ci siamo quasi tutti e c’è aria di festa. Qualcosa però sempre mi manca,quella strana sensazione del mattino è sempre lì,la sua presenza sarà mia compagna indesiderata per l’intera serata ma cerco di non darle importanza. In giro c’è Denise che saluta tutti e, con la sua macchina fotografica,come un’ape di fiore in fiore salta, da un tavolo all’altro ci punzecchia con i suoi scatti. Con piacere rivedo anche Maurizio Crispi che era tanto tempo che non incontravo e col quale mi metto a parlare dei miei progetti per l’anno che si è spalancato davanti a noi. Sono le venti e l’allegra brigada si sposta dall’altra parte per la cena;la festa ha inizio. Ho modo di conoscere nuove persone,ognuno a modo suo attore protagonista del film della sua passione sportiva e con tante storie diverse da raccontare. Tutti però con la stessa gioia da condividere… LA CORSA. Nonostante l’aria di festa,dopo cena, torno subito in albergo sperando che dopo una bella dormita avrei smesso quel velo di tristezza che m’ammantava. E’ domenica mattina,è presto ed il cielo plumbeo ci guarda dall’alto minaccioso quanto mai,in strada già tanti atleti colorano la città ancora un pò sonnecchiante. Mi reco alla partenza della gara,manca ancora mezz’ora e allora vado a sedermi in riva al mare,l’aria è serena e prelude ad una bella giornata. Pieno d’energia e carico ritorno in gruppo dove c’è ancora tempo per parlare e scherzare un pò con gli amici come al solito. Mancano cinque minuti,ci portiamo sotto il gonfiabile dello start, la musica dagli altoparlanti esce alta ,attraversa i nostri timpani e si perde nell’atmosfera. Ormai ci siamo…VIA !!! Il serpentone inizia a muoversi, sull’arenile prende vita la corsa. La sabbia più soffice e meno compatta rispetto all’anno scorso,quando l’intero litorale fu vittima di mareggiate e cattivo tempo,sembra come rapire i nostri passi . Si notano fin dai primi chilometri i diversi tipi di atleti che popolano la gara : C'è chi è li per fare la corsa e lottare per la vittoria ponendosi subito alla testa del gruppone ; c’è chi provvisto di camel back sta provando l’assetto per la cento chilometri del Sahara che si terrà tra poco; c’è chi come me è li per effettuare un buon allenamento e c’è infine chi è presente per fare una semplice e salutare passeggiata. Una delle cose belle di questa corsa è che essendo un circuito da ripetersi più volte hai la possibilità d’incrociarti con gli altri atleti,all’inizio tutti felici e sorridenti poi man mano che passano i chilometri quella felicità degrada fino ad assumere connotati di fatica con contorni sempre più marcati di sofferenza pura. Le mie gambe vanno benissimo,giro con tempi costanti ed il mio incedere è tranquillo,mi diverto a giocare col mare,lo sfido,lo irrido. Lui cerca di bagnarmi ed io lo schivo allora per vendicarsi di questo mio affronto,come un bimbo capriccioso che vuole sempre averla vinta, cancella le tracce del mio passaggio rendendo invisibile la mia presenza. Si va avanti, batto il cinque con tanti amici,alcuni sono in netta difficoltà e li incito,altri mi guardano con aria stravolta facendomi solo un cenno col capo. Tanti mi ringraziano… Tutti però stringono i denti e vanno avanti indomiti. Sono talmente contento di come stia andando la mia corsa che proprio mi sembra di vivere in un’altra dimensione,catapultato li quasi per caso e solo per dar man forte a tutti. Verso la metà o poco più del tragitto doppio l’amica Angela,nel passarla mi urla:”Mi hai fatto piangere quando ho letto il tuo articolo sulla maratona di Napoliiiii”,resto un attimo stupefatto,piacevolmente colpito,mi volto,la guardo e cambio la direzione della mia corsa .La raggiungo,l’abbraccio,la ringrazio del bel complimento che mi ha fatto e le chiedo di fare qualche chilometro insieme. Lei da grande atleta qual è mi urla,quasi rimbrottandomi, d’andare,consapevole della differenza di passo che c’è tra noi. Mi allontano riprendendo il mio ritmo però devo essere sincero quell’attestato di stima mi ha colto piacevolmente di sorpresa. Stavolta sono stato io ad essere emozionato. Vado avanti leggero ed in beata solitudine,la mente viaggia libera ed i pensieri fondendosi con la risacca del mare si perdono all’orizzonte e sempre più lontani da me,un leggero venticello freddo che spira da sud m’accarezza,m’inebria e risveglia i sensi. I miei occhi ad un certo punto vengono rapiti dall’immagine due uccellini che sono li per i fatti loro sulla spiaggia. Uno mi vede arrivare e si sposta un pò,l’altro mi viene incontro e mi segue come se volesse dirmi qualcosa,noto qualcosa di particolare sulla testa di quel simpatico pennuto,è una leggerissima imperfezione che lo rende però molto originale. All’improvviso però vola via e se ne va in compagnia dell’altro portandosi via quella sensazione di solitudine che avvertivo e che mi opprimeva. Ormai manca un giro e mezzo alla fine, dal traguardo ormai disto dodici chilometri, ho ancora da correre meno di un’ora…Bene. Mancano cinquecento metri,il gonfiabile è ben visibile,tiro fuori il mio bandierone dell’Inter e sventolandolo lo oltrepasso mettendo la parola fine alla mia corsa. Una gentile signora mi consegna la medaglia e poi il solito show ad uso e consumo dei fotografi e per il mio divertimento. Ecco che ancora una volta rivedo quei due uccellini e la scena di prima si ripete come se fossi andato indietro col nastro pigiando il tasto del rewind. Il volatile col neo mi viene incontro e mi segue fino a dove ho lasciato il borsone poi, come se volesse salutarmi resta immobile,mi guarda e dopo qualche attimo prende a volteggiare nel cielo e vola verso chissà quali lidi e quali avventure. Quell’istantanea mi resterà nitida nella mente ed il verso di quel simpatico animaletto,come le parole dolci che solo una mamma o una donna innamorata sanno proferire, riecheggerà come una soave melodia nelle mie orecchie fino al ritorno a casa.

venerdì 4 febbraio 2011

XIII Neapolis New Marathon: Ricordi ed emozioni nella mia città.

Non ci sono riuscito !!! Volevo correre la maratona di Napoli senza farmi prendere da nessuna emozione particolare ma poi ricordi e stati d’animo son venuti a galla fondendosi,creando un vortice incontrollato di sensazioni e forse scrivere di questa gara è solo il pretesto per ringraziare la mia città,la mia gente e sicuramente il mio passato. Tempo fa vedendo che la principale manifestazione podistica del capoluogo campano aveva cambiato la data di svolgimento,andandosi a collocare nell’ultima domenica del mese di gennaio e quindi rientrante nelle mie date d’allenamento,mi son detto:”Hai corso le principali maratone d’Italia,hai fatto qualche apparizione all’estero e allora perchè non vai anche a Napoli che è la tua terra?” Detto fatto. Cercando proprio di non farmi "attraversare" da strane sensazioni ho fatto quello che faccio sempre e cioè: Viaggio in treno ed arrivo nella città della gara al sabato mattina,l’unica differenza è stata che invece d’andare in albergo sono andato a casa mia. Una leggera corsetta,la doccia ed il pranzo, poi a Piazza del Plebiscito al centro maratona per il ritiro del pettorale. Come sempre accade ho incontrato un pò d’amici, quattro chiacchiere,due risate e via, il pomeriggio trascorre piacevolmente e sfuma negli echi dei dialetti che si rincorrono leggiadri all’interno della tensostruttura formando quasi una soave melodia che aleggiando nell’ambiente abbraccia tutti gli atleti.Una cosa devo dire subito,la gentilezza e la disponibilità degli organizzatori è stata fantastica,sono stato loro ospite (Ho avuto il pettorale gratis),mi hanno fatto sentire ancora di più a casa di quanto non lo fossi già. Ero andato a Napoli,la mia città,con un pò di diffidenza o forse col timore che non fosse una maratona all’altezza delle altre. ”Ma dove vai a Napoli? Non c’è neanche l’acqua ai ristori,c’è gente in macchina che invade le corsie, persone che vi prendono in giro e poi l’immondizia…Resta a casa che è meglio…” .Erano queste le cose più carine che mi son sentito dire alla vigilia della partenza per la città che fu la capitale del Regno delle due Sicilie. In cuor mio speravo che non fosse così e sapevo che non poteva essere così nonostante tutti i problemi che avvolgono e affliggono la vecchia Partenope e che chi parlava in questi termini lo faceva solo perché “drogato” da un’informazione deformata che fa leva sull’ignoranza di certe persone e che viene sfruttata a fini propagandistici. La mattina dopo posso solo dire GRAZIE NAPOLI !!! Per me la giornata di domenica inizia molto presto,voglio recarmi all’ex Foro Regio ,teatro della partenza quando non c’è nessuno,VOGLIO GODERMI LA MIA CITTA’ DA SOLO. Quella piazza che anni fa non era altro che un parcheggio confuso di macchine e che poi dopo moltissimo tempo è stata restituita all’urbe,ai suoi abitanti ed anche ai suoi turisti facendola diventare uno dei salotti cittadini,tra poco si animerà e diventerà il cuore pulsante della kermesse partenopea. E’ l'alba quasi, le statue degli ex Re che dal 1888 per volere di Umberto I occupano i loculi fuori al Palazzo Reale vigilano sulla piazza, sembrano aspettare gli atleti e vegliare sull’intero”carrozzone”della maratona. Non c’è ancora nessuno,piove a dirotto, l’atmosfera è surreale ma è troppo bella. Mi giro verso il mare scendo via Console e mi porto sul lungomare. E’ buio ancora e diluvia. Sento i battiti del mio cuore che aumentano sensibilmente e credetemi non per la tensione della corsa ma perché sono lì in quel posto ed in quel momento. Sento un dolce vento soffiare,una brezza dal mare sale ed accarezza il mio viso,in quel momento ,come per incanto,vivendo un sogno,ritorno indietro negli anni rivedendo quel ragazzino che ero che correva felice su queste strade,figlio purtroppo di una Napoli che forse non esiste più in certi suoi valori. ”Napoli sarei rimasto li a guardarti all'infinito,avrei voluto fermare quell’istante e godere ancora una volta di Te”. La gara parte presto, la vista sul golfo è fantastica,la città si sta svegliando, sento nell’aria,forse sarà solo suggestione, l’odore del caffè e del ragù che dalle case dei napoletani si espande regalandomi il sapore delle domeniche mattina di tanti anni fa. Su quella linea di partenza dove pur nella diversità di colori delle canottiere, dei luoghi d’origine,dei ceti sociali,siamo tutti uguali,uniti dalla voglia di divertirci e di correre. Uniti anche nel raccontare diversamente la storia della corsa stessa perché come è giusto che sia ognuno la scrive vedendola e filtrandola attraverso la propria esperienza,miscelandola col suo passato. Ormai ci siamo…Tutto pronto: Le foto,la tv che riprende l’evento, la banda militare che suona…Ore 08.00:VIA !!! Si parte e ci si dirige sul lungomare,mi raggiunge Roberto,amico e compagno in tante maratone. Mi fa capire di voler correre insieme a me se teniamo un ritmo intorno ai 4’30”al km,gli faccio segno che per me non ci sono problemi. Sarà così per tutta la gara,fino a cinquecento metri dal traguardo,quando gli chiederò di arrivare da solo per gustarmi quell’attimo sul traguardo della maratona della mia città che non voglio dividere con nessuno perchè egoisticamente dovrà essere solo il mio. Si costeggia il mare,si giunge a piazza Sannazzaro e si attraversa il tunnel Laziale,usciti dal quale si va dritti verso la mostra d’Oltremare che a dir la verità non ricordavo così suggestiva,sarà forse perché vi mancavo da oltre vent’anni. I chilometri passano e mi accorgo che qualche cartello che li segna manca,poco male,anche se è una pecca ,i chilometri sono segnati a terra. Il tempo trascorre tranquillamente ed io son tutto preso dai miei ricordi nonostante la pioggia che ci accompagna che ha per me il pregio di nascondere qualche lacrima di commozione quando attraverso certi posti particolari che hanno segnato la mia vita. Siamo un bel gruppo di atleti,si chiacchiera e ci si scambia battute serenamente poi però io e Roby aumentiamo un pò,gli altri calano e quindi inesorabilmente ci dividiamo. Ai ristori,forniti come da regolamento, gente simpatica e sempre pronta alla battuta ci fa compagnia piacevolmente,qui però un altro piccolo difetto e cioè che mancano i cestini per buttare dentro le bottigliette d’acqua vuote,questa mancanza può essere stata l'alibi per tanti atleti che hanno inquinato la strada con un mare di plastica che faceva orrore. Un consiglio agli organizzatori,provvedete per il prossimo anno,perché noi siamo già maleducati di nostro poi, se ci fornite anche la scusa ,è la fine!!! Ripercorriamo ancora il tunnel però nell’altro senso di marcia e c’immettiamo di nuovo sul lungomare,si fa rotta verso gli chalet e poi si ritorna verso il punto di partenza dove solerti giudici ci indicano dove transitare.Tagliamo piazza Trieste e Trento dove ha sede uno dei caffe più “in” ed antichi della città,costeggiamo la galleria Umberto I ed il teatro San Carlo col suo stile neoclassico per sbucare a piazza Municipio,dove l’imponente e maestoso Maschio Angioino, castello che da secoli fa la guardia alla città e che ha avuto tra i suoi ospiti oltre ai tanti Re anche i vari Boccaccio,Giotto e Petrarca,sembra assistere pacioso e tranquillo al nostro passaggio.Ci dirigiamo a questo punto verso piazza della Ferrovia trovando anche un pò di scomodi lavori in corso. Incontro un mio carissimo amico,complice di tanti chilometri corsi proprio su queste strade, mi sta aspettando sotto una pioggia battente,è emozionato,non lo vedo da tempo,mi fermo ,lo abbraccio e riparto molto più contento di prima. Si ritorna, passando da via Medina, verso l’ex Largo di Palazzo dov’è ubicata la basilica di S.Francesco di Paola che posta al centro di un colonnato e per la sua forma circolare tanto somiglia al Pantheon di Roma; rifaremo questo giro altre due volte. Un percorso tecnicamente non facile,fatto di continui saliscendi e cambi di pavimentazione stradale: asfalto,sanpietrini e basoli si alternano e sono resi scivolosi dall’acqua che viene giù,facendo diventare tutto più difficile e pericoloso. Non mi sono mai annoiato lungo il circuito anche se è stato più volte ripetuto,anzi ad ogni giro vivevo un’emozione diversa perché Napoli è un caleidoscopio di colori,una fucina di sensazioni. Quando transitavo per via Caracciolo con lo sfondo di Castel Dell’Ovo oppure di Mergellina dall’altra parte,l’odore del mare mi calmava dalla rabbia che provavo per chi in questi anni ha sfruttato questa città che ha fatto da mamma a tanti figli alcuni dei quali anche ingrati che appena cresciuti un pò,l’hanno abbandonata al suo destino. Nel passaggio accanto alla villa comunale sentivo ancora le voci dei bimbi e dei loro genitori che venivano fuori da un passato ormai troppo lontano ma sempre vivo nei ricordi del cuore.Intanto i passi si susseguono ma io non me ne accorgo,lungo il percorso parecchi atleti mi riconoscono e mi salutano,io ricambio con simpatia e avanti così… Donato,Francesco,Daniela,Angela,Michele poi un urlo d’incitamento alla Monica Carlin che stava andando a vincere l’ennesima maratona ed intanto Dio pluvio si scatenava. Sono arrivato intanto agli ultimi cinquecento metri,stacco il mio amico Roberto come d’accordo e raggiungo la Monica Casiraghi,un rapido saluto ed un arrivederci a Seregno per la cento chilometri e mi avvio da solo verso l’ultima salita,quella di via Console.Il traguardo della XIII Neapolis Marathon giganteggia. Entro nella piazza,le due enormi statue equestri che raffigurano Carlo III di Borbone e Ferdinando I,sembrano fare il tifo per me;guardo i miei genitori che m'aspettano lì con mia mamma che vedendomi per la prima volta all’arrivo di una corsa si emoziona,qualche lacrima le solca un viso ormai con qualche ruga di troppo. Il tempo si ferma, quell’attimo dura un’eternità ,sono in un’altra realtà,vedo quello che ho sempre voluto vedere e quello che ho sempre fantasticato potesse avverarsi . Ci sono tutti ad attendermi: Totò,i De Filippo,Caruso,Di Giacomo,Massimo Troisi,mi guardano ,mi applaudono siamo tutti fratelli,tutti figli di questa città che ci ha dato tanto .Taglio il traguardo ed il sogno svanisce,tutto ritorna alla realtà,una splendida ragazza mi mette al collo una bella medaglia,forse però un pò triste perché raffigura un’Italia sulla quale due atleti corrono ma dove però manca ancora un pezzo per essere completa. Forse è proprio vero che a questa nazione manca qualcosa dopo centocinquant’anni,forse la sua componente principale… Gli Italiani,facendo mio quello che disse Massimo D’Azeglio.Il ristoro del dopo corsa può sicuramente essere migliorato mentre ottimo e rapido il servizio di deposito borse. Non ho capito,infine, se ci fossero le docce, cartelli che le indicavano non ce n’erano,ho chiesto ma nessuno mi ha dato risposta e così io non le ho trovate. Alla fine di questa maratona e di questo viaggio retrospettivo chiedo scusa un pò a tutti se ho usato con coraggio la corsa come espediente cercando di raccontarvi e di trasmettervi l’amore che nutro verso la mia città.”Napoli,io posso offrirti solo questo mio scritto in segno di gratitudine,arrivederci all’anno prossimo”.