martedì 14 dicembre 2010

La "SOLITA" maratona di Reggio Emilia... Questa volta con un'emozione in più.

Cosa ti può lasciare dentro una gara che hai già corso sei volte? Cosa di nuovo può farti provare ancora una manifestazione della quale conosci perfettamente tutto: Percorso,volontari,organizzatori e speaker? Queste sono le due domande che mi son posto subito dopo aver corso la Maratona di Reggio Emilia. La risposta non l’ho trovata nelle parole bensì nella contentezza e nella felicità che albergavano in me. Quando parlo della Maratona della Città del tricolore mi piace tener conto dell’intero week-end perché è dal venerdì sera fino alla domenica pomeriggio che l’ATLETA o meglio la PERSONA che ne veste i panni che diventa il protagonista,il cuore pulsante dell’intero “circo” e come tale viene trattato,coccolato e servito. “Reggio Emilia” ha capito da sempre che chi fa girare il volano della manifestazione è il maratoneta comune,l’uomo normale che vuole sentirsi al centro dell’attenzione,attore principale non semplice comparsa o gallina dalle uova d’oro da spennare come purtroppo accade da tante altre parti dove si pensa molto di più ai top runners,all’immagine e al business. Chi viene a Reggio Emilia lo fa per il gusto di correre e consapevole di trascorrere una bella giornata di sport insieme a tanti altri con i quali ha in comune le stessa passione…LA PASSIONE DELLA CORSA. Chi corre nel capoluogo emiliano,quasi sempre ritorna e lo fa volentieri, questo sono i numeri che “lo dicono” confortando e ringraziando il comitato organizzatore. Quest’anno anche il clima ha voluto essere benevolo; un fine settimana all’insegna del bel tempo e non della nebbia,della pioggia e della neve, come già in passato è stato, ha aiutato tutti: Atleti,accompagnatori,organizzatori ed ha favorito ancora di più la festa e rallegrato gli animi. Sono stato all’expo della maratona sia venerdì sera che sabato pomeriggio,tutto mi è parso ordinato,l’accoglienza fantastica,come al solito, ed il ritiro dei pettorali veloce. Domenica mattina all’interno del palazzetto dello sport, che da qualche anno ospita tutti i servizi,si vedeva l’arrivo ancora di qualche atleta che ritirava il pettorale,tutto un via vai di persone,un flusso comunque ben veicolato dallo speaker che faceva in modo che non si creassero fastidiosi ingorghi. Si potevano usare gli spogliatoi ma quasi tutti adoperavano i gradoni dell’impianto per “cambiarsi d’abito” e poi lasciavano i borsoni sul posto dove poi dei volontari li avrebbero tenuti sotto controllo. Si respirava un’aria di amicizia,io stesso ho avuto modo d’incontrare tantissime persone che avevo conosciuto in precedenti manifestazioni e con le quali ci si era dati appuntamento proprio a Reggio Emilia. Tra di noi si aggiravano Pietro Margini,che, munito di telecamera e microfono intervistava un pò di atleti cercando di carpirgli qualche emozione e Stefano Morselli con la sua fedele macchina fotografica che scattava foto a tutti,fissava i volti ed i gesti degli atleti non sapendo che tra poco la sua apparecchiatura lo avrebbe“lasciato” purtroppo!!!La linea di partenza posta a centocinquanta metri dal palazzo dello sport veniva raggiunta in breve tempo; li, gli atleti che facevano il riscaldamento, i fotografi, gli accompagnatori e gli sbandieratori riempivano l’intera sede stradale. Alle nove in punto il “serpentone umano”si anima… PRENDE IL VIA LA 15^MARATONA DELLA CITTA’ DEL TRICOLORE,un giro attraverso il centro città,il passaggio di nuovo per un saluto sotto il palco della partenza e via verso piazza Tricolore che sancisce l’uscita dalla città. Man mano che passano i chilometri si va verso la collina e così il grigio dei palazzi si trasforma come per magia nei colori tenui di fine autunno. Adesso lo sfondo si colora di verde,di giallo e di marrone,il cielo azzurro ci guarda dall’alto e così la mente ne trae beneficio,si corre in tranquillità. Io con la mia solita bandiera dell’Inter a seguito sono bersaglio,simpatico, di sfottò da parte di tifosi di altre squadre ma questo ci sta e mi diverte sempre. La mia andatura è tranquilla dovendo fare un allenamento,mi fermo a bere a tutti i ristori ed in alcuni mi fermo proprio a chiacchierare,faccio qualche sosta tecnica,diciamo così,ho qualche problema di stomaco ma niente di preoccupante. Intanto molte persone,grazie all’articolo su Correre ed alle foto pubblicate nel numero di novembre mi riconoscono e mi fanno i complimenti, li ringrazio tutti con piacere e gli sorrido anche se questi attestati mi fanno un arrossire. Per tutto il percorso sarà così. La gente ai bordi della strada trasmette calore ,ai ristori pantagruelici che ci sono non manca mai una battuta,un incitamento per tutti,è una festa. Al quarantesimo chilometro raggiungo il mio amico Andrea, mi dice che ha avuto un problema,gli urlo qualcosa che non posso scrivere e lo “porto” con me verso il traguardo. Inizio a preparare il mio solito show col bandierone dell’Inter quando a duecento metri dal traguardo sento una voce dal pubblico che mi chiama,mi giro e vedo la mia nipotina Asia che mi saluta,torno indietro di qualche decina di metri ,la prendo per mano insieme ad Andrea e c’involiamo tutti e tre verso il traguardo. Non vi nascondo che mi sono emozionato tantissimo vedendo questa bambina correre esterrefatta che, guardando avanti ,sorrideva felice come se stesse vivendo in un sogno,tra due ali di folla che applaudivano. ”Come vorrei vedere il mondo con i suoi occhi in questo momento”,mi dicevo ed intanto in un misto di contentezza, pianto e felicità tagliavamo il traguardo. La consegna della medaglia rigorosamente al collo di mia nipote che contentissima se la guardava e la lustrava, mette fine al racconto della giornata e ferma l’immagine che resterà indelebilmente impressa nella mia mente. Scusatemi se riesco ancora ad emozionarmi per così poco e per giunta dopo aver corso più di trenta maratone e qualche ultramaratona ma è più forte di me,vivo di emozioni e quando ne provo oppure ne regalo sono felicissimo. Qualcuno,forse qualche curioso si potrà chiedere in quanto tempo io abbia chiuso la gara,gli rispondo tranquillamente che a me il tempo non interessava assolutamente; doveva essere un allenamento,lo dovevo fare bene e dovevo avere dentro la gioia di correre. Tutto ciò è avvenuto e di questo sono soddisfatto. In questo periodo dove quasi per tutti si chiude l’anno di corse sto “scavando” per porre le fondamenta della stagione prossima. Fondamenta che dovranno essere solide, molto solide. Ci sarà da lavorare,molto da lavorare ma io sono qui e non mi tiro indietro. La Cento chilometri di Seregno da correre in meno di otto ore e la Nove colli sono i due traguardi principali della prossima stagione e meritano rispetto. Il mio sentito ringraziamento va a tutti coloro che hanno fatto di questo dì una bellissima giornata,dal Presidente del comitato organizzatore,a tutti i volontari, fino all’ultimo atleta arrivato al traguardo, io ridico GRAZIE !!!

giovedì 25 novembre 2010

Spartathlon : CON LA TESTA SI PUO’ ma poi si cancella e si guarda avanti.

La Spartathlon l’ho ormai terminata da un paio di mesi,così mentre i ricordi e le emozioni restano nel cuore e nella storia ormai in modo indelebile come una pennellata di Van Gogh su una tela,a mente fredda mi piace analizzare un pò tutta l’avventura in terra greca partendo,però,dai mesi che l’hanno preceduta e che hanno contribuito in maniera decisiva alla buona riuscita della manifestazione.Cosa può spingere un atleta come me ad uno sforzo così grande in condizioni quasi estreme? La risposta è semplice ma la sua applicazione un pò meno…”LA TESTA E UNA GRANDE MOTIVAZIONE INTERIORE”.Tutti hanno nella forte spinta di partecipare e di finire un carburante super…Non basta!!!Questa spinta devi legarla ad un qualcosa di particolare,deve crescere di pari passo con la preparazione fisica e poi nel momento decisivo cioè alla partenza della corsa avere il suo culmine fino ad esplodere in energia positiva da cui attingere le forze. In una manifestazione come la Spartathlon,lunga e dura anche questa energia mentale tende ad esaurirsi,così come in natura nulla si crea ma tutto si trasforma,dobbiamo attingere e trasformare in positività quello che viene dai ricordi degli allenamenti fatti,dai particolari che noti durante il percorso e dagli incitamenti della gente e degli altri atleti che in quel momento vivono,chi più chi meno ,le tue stesse difficoltà.Lungo i duecentoquarantasei chilometri del percorso è bastato incontrare dei ragazzini che mi chiedevano l’autografo per farmi sentire e diventare un protagonista,l’accoglienza ai check point mi dava il calore e l’affetto che si può chiedere ad un genitore quando sei un pò perso. Il solo pensiero di fare lo stesso percorso di Filippide mi rendeva un guerriero. Dall’autunno scorso,lunghi mesi di allenamento e studio della gara hanno riempito le mie giornate.Ho iniziato a costruire il “SOGNO” e pian piano senza mai aver fretta sono riuscito a farlo diventare realtà.Ho edificato ,durante le mie uscite di corsa,un castello dalle fondamenta molto solide ed inattaccabile da qualsiasi posizione e da qualsivoglia arma.Sono stato bravo a trarre dalle difficoltà i lati positivi:La lunghissima crisi al Passatore e la sofferenza alla Golden Marathon Rimini Extreme potevano abbattere un elefante…NON ME !!!Un altro aiuto fondamentale alla mia “testa” l’ha dato il social network Facebook.E’ li che scrivevo le mie sensazioni ed i miei allenamenti;tantissimi amici mi hanno sostenuto,mi hanno incitato allo spasimo ed hanno condiviso con me tutto,momenti belli e momenti brutti.Si era formato veramente un bel gruppo…NON LI POTEVO DELUDERE !!! Sapevo del loro tifo e del rispetto che provavano verso la mia fatica,erano con me a spingermi quand’ero stanco,erano con me che mi riparavano quando di notte diluviava ed erano con me sul viale dell’arrivo… NO,NON LI POTEVO DELUDERE ASSOLUTAMENTE !!! Per la strada che da Atene mi ha portato a Sparta,lungo la rotta che fu di Filippide, sono stato sempre lucido,non ho mai avuto un cedimento mentale anche se in alcune circostanze degli eventi potevano essere indirizzati negativamente fino ad assurgere a pretesto o scusa facile molto credibile per ritirarmi.Mi spiego meglio al check point trentacinque,dopo centoventiquattro chilometri di corsa,tredici ore e trentaquattro minuti di gara,con ancora da correre centoventidue chilometri e con un diluvio che veniva giù già da una quindicina di chilometri e che ci accompagnerà ancora per ore,decido che era giunta l’ora di farmi fare dei massaggi .Il massaggiatore dopo varie manipolazioni ha un dubbio e mi fa alzare,scuote la testa e dice che ho il bacino fuori asse e che avrei rischiato nel continuare la corsa.Una persona poco lucida e già in difficoltà davanti ad un assist del genere si sarebbe arreso… Avrebbe avuto un solido alibi.Io invece NO,con la consapevolezza di rischiare anche la vita in uno sport estremo decido di continuare,anzi siccome pioveva a dirotto e l’andatura non poteva che essere ridottissima anche per colpa del percorso in quel punto,ho pure la forza di mangiare un bel piatto di spaghetti tanto la digestione non poteva influire negativamente sulla prestazione agonistica diminuendo il mio rendimento.La corsa è stata infinita e così lungo il tragitto ho avuto modo di correre con atleti di altre nazionalità ed il mio essere poliglotta mi ha aiutato tantissimo.Dove ho avuto un’altra bella carica di energia è stato quando ho corso insieme agli altri amici italiani,ci facevamo forza gli uni con gli altri ed abbiamo pianto di gioia e cantato l’inno nazionale quando al c.p. cinquantadue,dopo centosettantadue chilometri e ventitré ore e trenta minuti di corsa abbiamo saputo che Ivan aveva vinto la gara.Questa notizia ci ha messo le ali al cuore,alla mente e alle gambe.La mia freschezza fisica e mentale mi portava a calcolare fino alla fine tutti i vari vantaggi sui tempi di chiusura dei ristori.Man mano che andavo avanti vedevo la fatica nei fisici e nelle teste di tutti gli atleti che superavo,ne rispettavo però il dramma sportivo e l’incitavo sempre con veemenza.Verso la fine ,quando ormai mancavano cinque chilometri,ho iniziato a piangere dalla gioia fino a quando ho imboccato il viale di circa ottocento metri con la statua di Re Leonida che la faceva da padrona e la gente dai balconi m’incitava.Correvo tra due ali di folla,non lacrimavo più, i bambini in bici che mi seguivano erano la mia scia,sventolavo la mia bandiera dell’Inter… ERO IN ESTASI E SENZA PAROLE,MUTO. A duecentocinquanta metri dal traguardo ho stretto il drappo in un pugno ed ho iniziato ad urlare a squarciagola liberandomi di tutto quello che avevo dentro.La gente capiva e mi osannava…Ho saltato i gradini che portavano alla statua e pure quelli giusto ai suoi piedi,così invece di arrivare come fanno accarezzando il piede di Re Leonida,ho fatto una schiacciata tipo basket.La gente era strabiliata da tanta vitalità,li avevo conquistati… ERO IL LORO RE. Premiazione con corona d’alloro e bevuta dall’ampolla che la damigella mi ha porto e lasciatemelo dire:”CE L’HO FATTA”!!! In questa corsa ho messo MENTE,CUORE e GAMBE oppure come gli amici cariocas mi hanno detto al traguardo RACA,AMOR e PAIXAO (Orgoglio,amore e passione).
Permettetemi di dirvi quell’urlo finale immortalato da centinaia di macchine fotografiche era il mio ringraziamento per tutti voi.GRAZIE ANCORA.
P.s. In questi mesi mi son goduto i festeggiamenti ed ho riposato un pò andandomene in vacanza nella mia Rio de Janeiro. Adesso profilo basso,non è successo niente.Si ricomincia per una nuova avventura… NOVE COLLI RUNNING.

mercoledì 13 ottobre 2010

Spartathlon : Finalmente "IL SOGNO".

Finalmente !!! Dopo un lungo,lento e duro cammino fatto di allenamenti,calcoli e studi sono riuscito a vivere tutto per intero il mio “SOGNO”.Potrei iniziare col dire il piazzamento,il rilievo cronometrico o la condizione con la quale sono arrivato ma per questo c’è tempo.Vorrei prima stabilire,però,una cosa importantissima: Chi pratica un sport estremo come le ultramaratone è pronto a rischiare l’incolumità fisica per arrivare al traguardo? Io si,forse è da pazzi ,però è così !!! Durante la gara ho dovuto prendere una decisione: al c.p. trentacinque,dopo centoventiquattro chilometri,tredici ore e trentaquattro minuti di corsa e quando ancora mancava tanto tempo alla fine,il massaggiatore accorgendosi che avevo il bacino fuori asse mi ha detto che se avessi continuato avrei corso qualche rischio. Questo in una persona con dei dubbi e debole poteva essere una buona scusa per abbandonare ,io, invece, ho deciso di continuare consapevole dei rischi che correvo. Una decisione presa a mente lucida e non offuscata dalla stanchezza. Ho pensato che se avessi voluto fare una corsetta semplice me ne sarei andato al parco,quindi il pensiero è stato quello di continuare. Diverso il discorso se il medico m’avesse fermato oppure fosse successo in allenamento,in quest’ultimo caso pur di arrivare al giorno della gara in buone condizioni mi sarei fermato obtorto collo.Una volta in corsa,però,non mi ritiro assolutamente. Questo che ho scritto non deve essere da esempio a nessuno,anzi il consiglio che do sempre agli altri è,che se c’è un problema, bisogna fermarsi assolutamente per non peggiorare la situazione… Come sempre tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare… Premesso tutto ciò posso adesso descrivervi l’emozione d’un sogno preparato in undici mesi,che ha preso forma lungo i duecentoquarantasei chilometri del percorso che da Atene,Filippide percorse fino a Sparta e che ha avuto il suo culmine dopo trentatre ore un minuto e un secondo in trentottesima posizione e secondo degli italiani in gara .Questi sono i numeri. E’ il ventuno settembre,il giorno prima della partenza per Atene,mi reco a Milano dall’amico Marco e dalla Sua famiglia che sono tra i miei più accesi tifosi. Accendo il telefonino e l’oroscopo dice:”Vi state preparando a vivere un grande debutto? La tensione che cresce è normale,gestitela e godetevi un momento memorabile della vita.”A queste cose generalmente non credo però,quando stai veramente andando a vivere un “SOGNO”,leggere queste parole ti da una ulteriore carica emotiva,d’altronde come si dice:”Non è vero ma ci credo”.Sono carico come una molla e dico a tutti di essere convinto di vincere la gara. La motivazione e la convinzione nei miei mezzi è altissima. Arrivo ad Atene e la prima persona che incontro è il buon Filippo Poponesi,il mitico Popof ,ragazzo simpaticissimo. Mi metto alla ricerca dell’amico Giacomo Maritati che mi sta aspettando già da qualche ora,prendiamo un taxi per arrivare in albergo ed intanto approfondiamo la conoscenza mentre io mi mangio quasi tutto il dolce di pasta di mandorle che mi viene offerto. Parlando con Lui mi accorgo subito che è una brava persona e molto tranquillo ed in più ha una anch’egli una fortissima motivazione dentro di se. Si arriva all’hotel London e mi sembra di essere già stato li dalle innumerevoli volte che avevo visto i filmati degli anni precedenti….VIVEVO IL “SOGNO” IN UN FILM GIA’ VISTO,una stranissima sensazione.Tantissimi atleti da tutte le parti del mondo che si salutano negli idiomi più diversi, che s’incontrano nello stesso posto dopo un anno, mi sembra un ritrovo tra vecchi amici di scuola. Intanto mi registro, mi danno il pettorale ed il cuore inizia a battere più forte. Mi guardo intorno e arrivano altri italiani, ci presentiamo e poi le solite battute sulle intenzioni di gara. Ad un certo punto li lascio basiti:”IO??? RAGAZZI SONO VENUTO QUI PER VINCERE!!!” Qualcuno alla fine veramente ci crederà. Ci danno la camera, così insieme a Giacomo prendiamo posto.La mia precisione mi porta già a preparare le varie buste con i cambi per i vari c.p. Dopo qualche ora scendo nella hall dell’albergo e mi offro volontario ad essere esaminato prima e dopo lo sforzo per un studio che alcuni ricercatori stanno effettuando, mi controllano la pressione, mi fanno le analisi del sangue e vedono i battiti cardiaci. Intanto gli atleti arrivano in modo copioso e mi sembra di essere sulla torre di babele, e’ tutto fantastico. Mi guardo intorno e penso”NON SARANNO QUESTI ULTIMI DUECENTOQUARANTASEI CHILOMETRI A FERMARMI”. Faccio un giro fuori dall’albergo per vedere le condizioni meteo che non promettono niente di buono,la temperatura si abbassa repentinamente ed è a questo punto che prendo una decisione che poi sarà fondamentale per la buona riuscita della gara. Torno in camera e riprendo da una busta il k-way che è destinato ad un punto di ristoro lungo il tragitto. “DOMANI PARTO CON QUESTO INTORNO ALLA VITA INSIEME AL MARSUPIO”,mi dico. E ormai sera la cena viene consumata insieme a tutti gli atleti che come in caserma tutti in fila si servono e poi siedono ai tavoli.Veniamo allietati dai giochi di prestigio di Filippo,la sua allegria è contagiosa e ai nostri tavoli c’è sempre molta gente. Ed al pomeriggio, però, che noto una cosa e cioè ci sono molti atleti nordici che bevono fiumi di birra come se fosse acqua… Mah??? Mattina pre-gara, si mette tutto negli scatoloni da inviare ai vari punti lungo il percorso, si fa colazione ed intanto faccio conoscenza un pò con tutti,in particolar modo con gli amici brasiliani. Ho l’onore di parlare con il mitico Valmir Nunes, l’ultra maratoneta brasiliano già vincitore di gare durissime che si meraviglia del mio portoghese con cadenza carioca. Nei giorni a seguire sarò il suo traduttore ufficiale quando non ci sono i simpatici coniugi Papi. La giornata scorre tranquillamente, nel pomeriggio c’è l’incontro con gli organizzatori che ci spiegano un pò di cose. Viene sera e si cena tutti insieme. La notte che precede una manifestazione del genere dovrebbe essere serena, si dovrebbe riposare bene e invece… Al piano di sotto stanno facendo una festa e la musica arriva fin su in camera, il problema non è questo, perché comunque stavo riposando ma, le urla di Andrea che dorme in camera con noi. Il mitico DARTA che forse preso dalla tensione, dal nervosismo o morso da una tarantola inizia a sbraitare e va avanti così per qualche ora fin a quando non prende il materasso e se ne va nel bagno a dormire…Non a 2 chilometri ma a 2 metri da dove stava prima, sbraita ancora un pò, poi per la pace di tutti s’ addormenta. Sveglia alle 4 per me; colazione con tè miele e fette biscottate e poi partenza alle 6 per il centro di Atene, l’Acropoli da dove si partirà. Solite foto di rito, le bandiere di quasi tutto il mondo sono presenti, è un collage di colori…E’ UNA COSA MERAVIGLIOSA. Mi metto in coda al plotone di atleti e vedo che c’è anche quello che poi sarà il vincitore, il grandissimo Ivan Cudin un ragazzo la cui umiltà è direttamente proporzionale alla sua grandezza. Sono le sette si parte ed io e Ivan chiudiamo il gruppo, ci scambiamo un imbocca al lupo e poi ognuno via per la sua strada. Non mi sono meravigliato di vedere l’atleta friulano in coda perché era stato proprio lui a consigliarmelo. I primi chilometri in discesa, la città che si sveglia, la gente che ancora assonnata va a lavoro fanno da cornice al lungo serpentone che si snoda per le vie della capitale ellenica. Col mio passo a dir la verità già più basso di circa trenta secondi al chilometro su quello previsto sto in gruppo senza problemi. Raggiungo Filippo e Luciano e corriamo un pò insieme. Sosta fisiologica per Popof ed io continuo ad andare, d’altronde sono i primi chilometri. Raggiungo il gruppo degli amici brasiliani che va avanti unito lentamente, m’aggrego a loro e ci mettiamo a chiacchierare un pò. Mi accorgo però che il ritmo è lentissimo e li tiro un pò, dopo un centinaio di metri si staccano. A questo punto ci salutiamo e io vado tranquillo beato e sereno per la mia strada. I chilometri si susseguono il tempo scorre ed è tutto ok. Anche il panorama cambia,dalla città si passa al polo industriale… Brutto??? Macche!!! I miei calcoli sui ristori mi accorgo che sono sbagliati, sono in netto ritardo su quello che avevo calcolato, però non mi abbatto e neanche cerco di recuperare anzi continuo così senza problemi, tanto so che arriverò al traguardo. Raggiungo Giacomo, facciamo un pò l’elastico e poi lo stacco. Incontro Carmelo su una salita e passo anche lui. Il sole è alto, vedo il mare e sono da solo e tutto ciò mi dà una serenità interiore come solo i monaci tibetani possano avere. Dopo un pò, da lontano,vedo la sagoma di Enrico procedere lentamente; so che soffre molto l’umidità ed infatti da li a poco si ritirerà. Mentalmente la mia prima tappa è a Corinto, sono sempre da solo e vado molto bene. Sulla salita prima di arrivare allo stretto vedo un ragazzo americano camminare e gli chiedo se avesse problemi, mi risponde che camminava la salita e poi riprendeva, continuo e vado avanti. Dopo un pò questo atleta mi raggiunge,iniziamo a scambiare delle battute ed intanto arriviamo a Corinto,ci scattiamo delle foto e proseguiamo. Questo ragazzo ha una tecnica particolare e cioè corre per quindici minuti, poi ne cammina uno e ogni ora si ferma a fare degli allungamenti. Sempre con sé ha una bottiglietta d’acqua e si meraviglia di come io non ce l’abbia. Arrivati ad un c.p. m’impone di prenderne una ma è troppo pesante così ne vuoto i due terzi del contenuto e poi la rifornirò sempre ai vari ristori. Il tempo passa e io mi alimento con un gel ogni ora e bevo coca cola o thè ed acqua ad i vari c.p. Nelle varie soste la famiglia dell’americano c’incita, ormai sono diventati anche miei supporters ed è veramente un piacere. Arrivati ad un certo punto dico ad Harvey di andare perché dovevo cambiare i calzini, non lo rivedrò più…. Due giorni dopo a colazione mi dirà che si era ritirato a causa del diluvio notturno. Siamo nel pomeriggio inoltrato,la città,il mare ha lasciato il posto a dei vigneti e di quel serpentone della partenza ormai solo un vago ricordo, si vedono solo piccoli gruppetti, adesso è piena corsa. Più si va avanti ed anche dei vigneti resta un alone nella memoria, oramai è tutta campagna anche se adibita a discarica a cielo aperto, con animali morti ai piedi della strada che anticipano il nostro incedere,ogni tanto ritornano dal passato tracce di una civiltà che fu e che mi fanno capire cosa sia stata l’antica Grecia. Nei vari centri abitati dove transito la gente mi fa sentire il suo calore, ogni tanto dei ragazzini sbucano e chiedono l’autografo. Il percorso è tutto un saliscendi che non lascia respirare ed è molto più duro di quanto avessi visto nei filmati, e di quanto pensassi, ma va bene così. Si approssima la sera,la temperatura cala paurosamente,un pò di stanchezza fa capolino,ma vado avanti. Qualche goccia d’acqua viene giù .”Cavolo non ci voleva proprio “,mi dico. Avendo calcolato male il ritmo gara ho ricambi molto più avanti .L’oscurità sembra ormai una piovra che mi avvolge nei suoi tentacoli ,non ho la luce non ho niente… Solo il k-way che avevo previsto mi potesse essere utile. Lo slaccio e lo indosso,mi ripara un pò dall’umidità. Dopo una ventina di minuti il freddo e la pioggia, che intanto inizia a venir giù copiosa, mi fanno abbassare la temperatura corporea. L’acqua mi entra dal cappuccio dell’impermeabile,mi bagno e tutto diventa difficile,resisto però sono calmo e vado avanti. Mi viene in soccorso un c.p. che come un’oasi nel deserto aiuta gli andanti così salva me. Chiedo ai volontari una luce per la notte,il diluvio ormai impazza però un’altra intuizione mi salva la gara. Vedo degli atleti chiedere delle buste per l’immondizia e così faccio anch’io,alla prima faccio un buco per la testa e per le braccia e la metto su,alla seconda solo un buco per la testa e la indosso,così fasciato dall’interno faccio un buco per far uscire la testa della luce e riprendo a correre impermeabilizzato perfettamente. La pioggia non accenna a smettere ,bevo una tazza di brodo caldo che mi restituisce un pò di calore ,riparto mentre gli altri atleti si riparano dal nubifragio. Arrivo ad un punto dove c’è una discesa sterrata,una lava d’acqua la percorre in tutta la sua larghezza e lunghezza ,non rischio e cammino perché non si vede dove appoggio i piedi ,il flusso è più alto delle mie caviglie.Dopo un pò la pioggia diminuisce ma io non dismetto le buste ed il k-way. Arrivo al c.p. trentaquattro e trovo Andrea seduto che mi dice che al prossimo punto di ristoro si ritirerà. Gli chiedo d'unirsi a me,non voglio lasciarlo solo pur sapendo che la sua condizione può danneggiare anche me. Telefona a casa,racconta dei suoi propositi ed io a questo punto mancando solo un chilometro e mezzo al ristoro lo lascio perché mi farò fare dei massaggi. Check point trentacinque,centoventiquattro chilometri di corsa dopo tredici ore trenta minuti di umidità e pioggia. Mi fermo,mi sdraio su un lettino e mi faccio fare dei massaggi,a questo punto l’addetto toccando i muscoli di una coscia mi dice di alzarmi un attimo perché vuole controllare una cosa di strano .”Hai il bacino fuori asse,è rischioso,vuoi continuare?” In tutta tranquillità gli rispondo :”SI !!!”,perché secondo me praticando uno sport estremo posso anche arrivare ad accarezzare e ad abbracciare la morte. Diverso sarebbe stato il discorso se il medico m’avesse strappato il pettorale,in quel caso avrei dovuto accettare la decisione. Ormai sono le venti e quaranta,è buio e sembra notte fonda… Intanto ricomincia a piovere. Decido allora di prolungare un pò la sosta per mangiare un bel piatto di spaghetti,tanto la digestione non poteva arrecare danno alla mia andatura in quanto per circa un’ora avrei camminato anche se a passo svelto. Questo pasto caldo sarà l’unico cibo solido che manderò giù in trentatre ore di corsa. Scrosci di pioggia alternati a brevi schiarite si susseguono,i vari c.p. vengono superati .E’ ancora lunga… Ma va bene !!! Fatica e stanchezza ormai sono miei compagni di viaggio però non sono pesanti e opprimenti,convivo tranquillamente con loro perché sapevo che sarebbero arrivati,li accetto volentieri e mi fanno compagnia… Comando io però e li faccio star zitti. Arrivo alla lunga erta prima dello sterrato di montagna,è molto impegnativa,non finisce più. Mi raggiungono tanti atleti,questo però non è un problema per me.Sono al c.p. ai piedi della grande montagna… Bevo e riparto. Inizio lo sterrato che s’inerpica e abbraccia la montagna. E’ molto pericoloso. Si scivola,ci sono molti atleti che si fermano perché voltandosi s’accorgono di essere appesi alla parete su una stradina strettissima,li accompagnano su i volontari.Io cado due volte,m’aggrappo alle pietre e mi aiuta Corrado,un altro amico italiano col quale dopo dieci minuti di chiacchiere in inglese scopro di avere in comune la  nazionalità. Con molta fatica arrivo su,c’è un ristoro prendo un pile smanicato che avevo fatto portare li ed inizio la discesa. La strada è larga,scivolosa, ripida e con grosse pietre incastonate nello sterrato,se prendo velocità e non mi fermo più rischio di rovinare giù e m’ammazzo,quindi molta calma.Dopo un pò un’altra sosta leggermente più lunga e vengo raggiunto da un bel gruppetto formato da soli atleti italiani,si va avanti insieme cercando di tener su il morale. Così ridendo e scherzando arriviamo al c.p. cinquantadue dopo ventitrè ore e trenta di corsa veniamo avvertiti che Ivan ha vinto la gara… L’adrenalina sale ai massimi livelli,piangiamo e cantiamo l’inno nazionale… Un bel momento veramente. Ripartiamo tutt’insieme però il vantaggio sulla chiusura del prossimo ristoro sta via via calando ed è sceso a soli quaratacinque minuti .Ci chiediamo se avesse senso continuare ad affondare tutti oppure di proseguire ognuno con le proprie forze .Paolo che è quello più in difficoltà in quel momento ci dice di andare,con enorme dispiacere lo lasciamo al suo destino,dopo però troverà una grandissima forza che lo porterà al traguardo. Continuo con Giacomo e Filippo,dopo un pò anche l’atleta umbro si stacca e proseguiamo io ed il triatleta pugliese. Una nota di merito particolare va a Giacomo Maritati per l’appoggio che ha dato a Paolo durante la notte,aspettandolo su in cima alla montagna per un quarto d’ora,asciugandogli il sudore e la pioggia che lo bagnava e motivandolo attimo dopo attimo,passo dopo passo. GRANDE GIACOMO !!!!! Si corre veramente bene con l’amico pugliese,andiamo avanti alla grande però lo rimprovero di correre a strappi. Ormai il sole è alto ed io ho ancora l’abbigliamento notturno,gli occhi sembrano supplicarmi di volersi chiudere ma io sono più forte di tutto. C.p. sessanta,dico a Giacomo che le nostre strade si dividono qui perché mi cambio e mi faccio fare dei massaggi perdendo circa una ventina di minuti.Tanta gente mi passa e scalo all’indietro la classifica,non m’interessa più di tanto. Mi rimetto in sesto e riparto tranquillamente… Da questo momento una gara nuova e fantastica .Una bella discesa e poi moltissimi chilometri di salita dove mi sembra di avere due marce in più rispetto a tutti,ripasso tutti gli italiani e moltissimi altri atleti. Vedendo il mio incedere portentoso tutti m’incitano,l’entusiasmo mi prende sempre di più. Raggiungo ancora Giacomo che mi dice”Vai,Vai,forza,stai andando benissimo”,lo vedo in difficoltà .Sto qualche decina di metri con lui cercando di capire la situazione,che è critica purtroppo. Gli parlo gli dico che al traguardo senza di lui non arrivo,rallento e tengo il suo passo. Come un fratello più grande mi dice di andare e che lui al traguardo arriverà. Con la morte nel cuore riparto,ormai al traguardo mancano soltanto una quarantina di chilometri… Una bazzecola in condizioni normali ma dopo duecento chilometri è un pò diverso. Pioviggina ancora un pò e mi rimetto in assetto da pioggia. Ormai vedo solo traguardo… Intanto mancano venti chilometri,mi fermo e mi faccio fare un massaggio.Il vantaggio sul tempo di chiusura del prossimo c.p. è enorme e mi posso permettere quest’ultima lunga sosta forse anche eccedendo con lo zelo.Mi raggiunge Popof e consiglio anche a lui un massaggio.Il massaggiatore ad un certo punto mi tocca la tibia in un punto e mi fa malissimo,riparto con la paura che possa succedermi qualcosa.Dopo qualche minuto ancora Filippo è dietro di me e mi dice che è ripartito subito perché mentre lo massaggiavano si stava addormentando.Lui non tiene il mio ritmo,vado… E' una corsa sciolta e tranquilla,in discesa volo,in salita rallento e sul rettilineo l’andatura è fluida. Moltissimi atleti vinti dalla fatica e quasi piegati supero,molti ai bordi della strada cercano un pò di tranquillità. Sono quasi a Sparta,la strada è un lungo discesone pieno di tornanti,mi sembra di essere una macchina di formula uno che taglia tutte le curve cercando la traiettoria migliore,ho i brividi ma stavolta non è il freddo. A cinque chilometri dal traguardo inizio a piangere di gioia,a pensare a tutti i sacrifici fatti ,a tutte le persone che mi avevano spronato lungo il cammino della preparazione e alla mia famiglia… Pensando e lacrimando arrivo al penultimo c.p.,bevo come sempre e vedo che mancano tre chilometri e novecento metri all’ultimo ristoro…”Bene mancano meno di quattro chilometri”mi dico ed invece quando passo l’ultimo check point vedo che mancano invece di ottocento metri,due chilometri e cento metri.Non mi perdo d’animo.Sono lungo una strada dritta seguito da un bimbo in bici che mi indica la retta via,all’improvviso curva secca a destra ed in fondo alla strada davanti a me si erge in lontananza, maestosa e bella, la statua di Re Leonida.Smetto di piangere,sventolo il bandierone dell’Inter e mi godo in silenzio ed estasiato quel momento.La gente dai balconi applaude,dai bar e dai ristoranti mi urlano e mi fanno festa ed i bimbi in biciclette m’incitano.Mancano duecentocinquanta metri al traguardo,il drappo bianconerazzurro è chiuso nel pugno destro ed in inizio ad urlare.Sono impazzito,si leva un boato nella strada,salto di gioia,la gente m’osanna…Li ho conquistati…SONO IL LORO RE,SONO IL SOVRANO DI SPARTA!!! Salto i gradini che portano alla statua,gli arrivo sotto e con un balzo saltando anche gli ultimi rimasti invece di fare come tutti che accarezzano il piede,faccio una schiacciata tipo basket.Ad attendermi ci sono Enrico ed Andrea che si complimentano.Fotografie di rito ,mi tolgo cappellino ed occhiali ed il Sindaco mi cinge la testa con una corona d’alloro,una damigella mi fa bere da un’ampolla.E’ L’APOTEOSI. A questo punto prendo il bandierone dell’Inter e lo stendo a terra,mi metto in posa come Paolina Bonaparte per la gioia di tutti i fotografi.Due infermiere mi portano alla tenda medica,mi prelevano il sangue,controllano la pressione e poi mi tolgono scarpe e calzini per pulirmi i piedi e per vedere se ci sono vesciche o unghia messe male… Niente di tutto ciò. Mi chiedono se voglio qualcosa da bere ed io gli rispondo:”Già che ci siete portatemi pure un mega panino”… Siccome sono il loro Re vengo subito accontentato.Mi mettono in taxi e vado in albergo,una bella doccia rinfrescante e mi stendo un pò sul letto. Sono un forno,molto accaldato sembro una sorgente di calore.Dopo un pò vado in strade ad attendere gli altri amici.Con mia enorme soddisfazione sono uno dei pochi senza problemi e cammino bene,gli altri hanno tutti molti problemi.Di questa mia freschezza devo ringraziare Vincenzo Esposito che è il mio allenatore,veramente un grande !!! Voglio adesso però ricordare il dramma sportivo di Max che a due chilometri dal traguardo si è visto strappare il pettorale dai giudici perché fuori tempo… Assurdo dopo duecentoquarantaquattro chilometri,però è il regolamento.Un grande applauso va ai due amici italiani che l’hanno preso e l’hanno portato al traguardo sorreggendolo,i giudici e la gente l’hanno comunque omaggiato di tutti gli onori ed anche alla sera di gala è stato chiamato sul palco…E’ LUI IL VINCITORE MORALE… GRANDE MAX. Una curiosità,i primi tre italiani arrivati al traguardo e cioè Cudin,io e Poponesi,siamo nati tutti il quindici febbraio… UN MOTIVO CI SARA’… La sera insieme a Giacomo andiamo a festeggiare e poi a riposare.La mattina seguente una bella passeggiata in centro,ritiro degli indumenti dai vari check point ed in serata andiamo a festeggiare la vittoria di Ivan al ristorante il quale è talmente vicino all’albergo che io e Filippo quando siamo arrivati abbiamo toccato la base di un paletto come se fosse il piede di Re Leonida…Capita l’ironia??? Lunedì mattina un pò in spiaggia e nel pomeriggio una bella gita con pranzo fuori,dove non solo il pranzo era “fuori”ma un pò tutti.Serata con premiazione di tutti gli arrivati e cena.Ad un certo punto della serata tutti noi italiani saliamo sui gradini dell’arena che ci ospita e col tricolore in mano cantiamo a squarciagola l’inno di Mameli.,è un tripudio,tutti gli accompagnatori e gli atleti di tutto il mondo ci applaudono.MOMENTO EMOZIONANTISSIMO E SIAMO TUTTI CON LE LACRIME AGLI OCCHI. Non solo noi atleti abbiamo corso questa fantastica gara ma anche gli accompagnatori:Giorgio,il papà di Filippo;Valentina,la compagna di Paolo,che era commossa quando facevamo i complimenti al suo compagno per aver trovato la forza di arrivare al traguardo; Emanuela,moglie di Alessandro… Bravi anche a voi.Concludendo dico che è stata una bella esperienza,una meravigliosa avventura.Voglio ringraziare la mia famiglia,il mio allenatore,la mia società (Reggio Event’s) e tutti gli amici che hanno condiviso con me questa gioia.In tanti piangendo mi hanno telefonato ad Atene dicendomi che gli avevo fatto vivere delle bellissime emozioni,molti sono stati attaccati al computer per i passaggi ai check point anche di notte,hanno trepidato per me e tantissimi sono stati i messaggi su Facebook.Nei giorni successivi al ritorno in Italia è stato tutto un festeggiamento.Arrivato a Reggio Emilia son subito ripartito per Roma dove mi hanno accolto tre carissimi amici,di cui due di loro anch’essi runners.Gli ultramaratoneti,al secolo,Mauro Firmani e Gianluca Adornetto (in tantissime maratone fanno da pacers) mi hanno accolto,abbracciato e con le lacrime che gli correvano lungo il viso continuavano a ringraziarmi,Mauro s’è perfino abbassato e mi ha lustrato le scarpe,i viaggianti alla stazione Termini non capivano ed erano esterrefatti.Siamo andati al bar di fronte ed abbiamo scattato tantissime foto con la medaglia e la targa ricordo con la gente che ci guardava sempre più stupiti. SIGNORI SONO IO CHE RINGRAZIO VOI PER TUTTO L’AFFETTO CHE MI AVETE DIMOSTRATO. QUELL’URLO IMMORTALATO DA CENTINAIA DI FOTOGRAFI AL TRAGUARDO E’ IL GRIDO CHE DAL PROFONDO DEL MIO CUORE VUOLE RAGGIUNGERVI IN QUALSIASI POSTO VOI SIATE IN QUESTO MOMENTO. GRAZIE ANCORA. Da ora però profilo basso,non è successo niente,un pò di riposo,vacanza a Rio de Janeiro e poi si riparte per un’altra avventura…”NOVE COLLI RUNNING”.

lunedì 20 settembre 2010

Un anno di corsa verso la Spartathlon : “IL SOGNO”.

21 settembre 2010,ore 10.15,stazione ferroviaria di Reggio Emilia.
Mille voci,tanti dialetti,una miriade di lingue diverse popolano l’aria intorno a quella panchina sul marciapiede nei pressi del binario 2.C’è gente che parte,persone che aspettano,altri che arrivano.Tutti vanno verso un qualcuno o un qualcosa,ognuno di loro sà ed è padrone del proprio destino.Mattinata con i raggi del sole che abbracciano tutti gli astanti in una stretta soffocante.Lui però,l’astro lucente ha anche altre intenzioni,dall’alto della sua posizione privilegiata sembra sorridere ed augurare una splendida giornata. Questo proprio sembra cogliere da quell’abbraccio solare un uomo,dall’apparente età di trent’anni,seduto li assorto nei suoi pensieri con accanto il suo borsone con la scritta Italia e le note musicali che dalla cuffia dell’i-pod gli tengono compagnia.Il computer portatile messo lì,appoggiato sulle ginocchia in attesa di essere acceso,aspetta il suo turno;vuole diventare protagonista perchè sa che nella sua memoria contiene un qualcosa d’importante…CONTIENE IL RACCONTO DEL SOGNO.Ciro Di Palma si chiama,ha quarantun’anni ed è vestito in modo sportivo,sembra un atleta,magari lo è.Un alone di mistero lo circonda.Attende il suo treno,lo porterà a Milano,da li,il giorno dopo, prenderà un aereo e volerà ad Atene,terra mitologica,misteriosa e piena di storia.Cosa andrà a fare in Grecia, è un mistero per i più… Apre il suo portatile ed inizia a scrivere...:” Finalmente si parte !!! Dopo più di un anno,da quando,cercando un qualcosa di particolare legato al mondo dell’ultramaratona,mi sono imbattuto in un sito che parlava di una corsa molto lunga dal nome Spartathlon. “SPARTATHLON,che nome pieno di fascino,odora di storia,ha il sapore di un qualcosa di eroico e trasuda di emozioni”,pensai.Da quel momento me ne sono innamorato,un’ATTRAZIONE FATALE!!! Inizio a fantasticare,:”Secondo me quelli che vi partecipano saranno persone fuori dal normale,avranno delle motivazioni particolari e magari saranno pure un pò megalomani”.A questo punto esclamo ad alta voce:”Sarò uno di loro,voglio essere uno “SPECIAL ONE”.E'così,che in un giorno settembrino di fine estate,afoso e umido quanto mai, mi riprometto che la correrò a tutti i costi.Questa è la genesi dell'avventura,l’inizio del ”SOGNO”.Comincio le ricerche: Dove si corre,in che periodo dell’anno vede luce l’evento,se altri italiani vi hanno già partecipato.Trascorro ore a contattare persone,leggo tanti articoli,tanti blog e la “COSA” mi appassiona.Come un ragno che tesse la sua tela per imprigionare gli insetti così questa gara mi prende lentamente e poi sempre più,fino a diventare”IL MIO SOGNO”.Leggo molto attentamente dal sito tutte le notizie e mi accorgo che bisogna qualificarsi,insomma fare prima un certo percorso per poi essere accettato,”Una difficoltà in più",bofonchiai subito.Per me,che avevo corso solo fino a cinquanta chilometri in gara,pensare di passare attraverso le forche caudine di una cento chilometri da correre in meno di dieci ore e trenta minuti sembrava molto arduo.Non mi scoraggio assolutamente e pieno di entusiasmo inizio a pianificare il tutto.”Bisogna passare da una cento chilometri per essere lì ???,OK!!!”.Inizio varie ricerche,studio percorsi,guardo tempi,classifiche…”Questa si,questa no,questa forse”, poi la ricerca termina con la scelta…100 KM DI SEREGNO.Dalle mie conoscenze,ormai approfondite, sono però pure consapevole che se dovessi terminare la corsa lombarda intorno alle dieci ore e mezza che è il minimo per andare in Grecia, portare a compimento una gara di duecentoquarantasei chilometri,tale è la distanza da percorrere in trentasei ore,sarebbe molto arduo.Mi pongo,già prima di iniziare,un primo obiettivo e cioè correre a Seregno in circa otto ore e trenta minuti.”Pazzesco!!!" Tutto sta adesso convincere e coinvolgere il mio allenatore.Al telefono,subito cerca di dissuadermi ma io sono molto determinato e come un fiume in piena che rompe gli argini lo inondo di dati e di notizie.Il mio entusiasmo è straripante,parlo più di mezz’ora.Alla fine onestamente mi dice:”Va bene,però anche per me è una cosa nuova da allenatore: Proviamo e sperimentiamo”.Io sono felicissimo pur sapendo che mi avrebbero aspettato dei mesi duro di allenamento.Ad ottobre dello scorso anno intraprendo il “LUNGO CAMMINO”.Si parte che le giornate hanno ancora quel leggero tepore estivo,vedo i contadini con i loro trattori preparare le loro vigne per la vendemmia,i colori della campagna vanno via via trasformandosi,siamo in autunno. Maratona di Alessandria e UltraK marathon (48 km) si susseguono,il clima è più freddo,la nebbiolina inizia a far capolino e con la pioggia che comincia a farsi vedere diventerà mia fedele compagna durante gli allenamenti. Arriva dicembre,”Il Generale Inverno” è alle porte. Maratona di Reggio Emilia e Maratona di Calderara di Reno,dove per le abbondanti nevicate hanno pure cambiato il percorso.Tutto bene e secondo programma,in questo periodo ho dato molto peso alla cura dei ristori e all’abbigliamento da usare in gara a Seregno.Da gennaio comincia il programma specifico per la cento chilometri.Ormai il clima è molto diverso da ottobre,è rigido,tutto ha un sapore particolare,un aroma diverso.A volte dopo una nevicata mi sembra di correre sulle nuvole;durante e dopo la pioggia divento invece una barca in balia degli elementi della natura,mi sembra di essere in un film.Durante le mie uscite “di corsa” non sono poche le macchine che fermandosi mi offrino un passaggio.Fine gennaio:Maratona della Pace sul fiume Lamone (Trail di 48 km).Qui invitato dall’amico Enrico ho il piacere di correre fianco a fianco per gran parte della corsa con Andrea Accorsi che ad un certo punto mi dice:”Sono convinto che tu alla cento starai tra le otto ore e le otto e un quarto”.Rimasi stupito e contento allo stesso tempo da quell’affermazione,però pensai :”E’ diventato pazzo!!!”,invece fu PROFETICO.Con febbraio e marzo si entra nel vivo della preparazione: 50 km sulla sabbia a San Benedetto del Tronto,Maratona di Verona,Maratona delle Terre Verdiane e Maratona di Piacenza.Mai avuto un problema,al massimo ho saltato due allenamenti in sei mesi.Finalmente arrivo alle ultime due settimane di preparazione e scarico un pò il lavoro fatto.Questa tabella,improntata sul rallentamento del ritmo che ero abituato a tenere in maratona e sulla durata degli allenamenti,volge ormai al termine.Ho imparato a curare al massimo i dettagli perchè ho constatato che è dalla cura dei particolari che si riesce in tutto.Niente può essere lasciato al caso,ristori,ritmo gara,cambio abbigliamento... Bisogna ridurre al minimo il margine d'errore,praticamente essere perfetti in tutto. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere tantissime persone che mi hanno incitato e che continuano a farlo,gli attestati di stima si sprecano. Il popolo della rete è al mio fianco e mi spinge a dare sempre il meglio.Ho aumentato il mio bagaglio di nozioni sulle ultramaratone ed ho fatto tesoro dei tanti,tantissimi consigli che altri atleti mi hanno dato incontrandomi in giro per l’Italia.21 marzo,giunge anche il giorno della gara.Arrivo in perfette condizioni fisiche e mentali,la tattica di gara è stampata nella mia mente,non mi resta che correre…Con l’aiuto prezioso dell'amico Marco,che mi segue in scooter e che sarà una presenza costante ma mai invadente al mio fianco,termino la gara in otto ore e sette minuti.Dodicesimo assoluto…UN TRIONFO. A dirla tutta neanche tanto inaspettato,perché pianificato nei minimi particolari e FORTEMENTE VOLUTO!!! Mi resta di quella corsa oltre alla bella prestazione anche il ricordo degli abbracci dei miei amici Marco,Mauro e Alessia dopo il traguardo... UN'EMOZIONE INDESCRIVIBILE.Le belle parole del mio allenatore,della mia famiglia e di tutti gli amici mi danno il calore che manca in quella giornata uggiosa come solo la Brianza sa offrire.La festa,con la torta finale a casa degli amici di Merlino completa l'opera.GRAZIE A TUTTI, è col cuore che lo dico.La prima pietra,forse la più pesante,è stata posata,la consapevolezza dell’essere forte aumenta e l’autostima anche.Adesso sono sicuro di essere uno “SPECIAL ONE”,uno di quei “pazzi” che armati di buona volontà,un pò di pazzia e tanto coraggio andranno alla conquista di Sparta. Definisco i dettagli per l'iscrizione e resto in attesa della conferma da parte degli organizzatori, adesso posso dire che mai tempo fu più lungo,ero teso come un papà che felicissimo aspetta il primogenito dalla sua amata donna...  I giorni passano lenti,è la fine di marzo.Giusto un paio di settimane per un ripristino psico-fisico e si pianifica la preparazione specifica per la Spartathlon.Si punta adesso a far crescere la convinzione,a lavorare sulla testa.Appendo in casa,a lavoro e nella mia palestra personale dei fogli con il logo della corsa con la scritta “ UN ANNO DI DURO LAVORO;CE L’HANNO FATTA ALTRI ATLETI,PUOI E DEVI FARLO ANCHE TU !!!”.Un paio di mesi di allenamenti per mantenere uno stato di forma buono e poi partire con la preparazione particolare dalle prime settimane di luglio.E' aprile,le belle giornate,il sole,il sorriso della gente che sempre più numerosa incontro per strada mentre mi alleno rallegrano il mio animo e questo mi da la spinta,la forza e la carica per guardare avanti con ottimismo…SONO FELICE.Il 25 aprile finisco di lavorare alle sei del mattino e con il mio amico Dino che passa a prendermi si va a Castel Bolognese: 50 Km di Romagna. Sto bene e mi diverto.Di corsa arriva anche il mese di maggio: Maratona del Custoza e 100 km del Passatore;ormai siamo in piena primavera,l'inverno col suo freddo è solo un lontano e pallido ricordo nella mia mente ormai già proiettata in avanti nei mesi.Entrambe le gare vengono corse complessivamente bene.La prima in tutta tranquillità,in modo molto facile e sciolto.Al Passatore invece dopo un inizio buono,magari un tantino veloce,ho dovuto gestire e superare una lunghissima crisi che è durata trentadue chilometri per poi correre gli ultimi ventiquattro chilometri sotto i 4'00" però al netto dei ristori.Proprio al traguardo, di questa manifestazione,all'una ed un minuto di notte ho avuto delle certezze granitiche sulla mia forza di volontà e sul mio fisico. :”CE LA FARO' !!!" ho urlato appena passato il gonfiabile in piazza Del Popolo a Faenza.Giugno poi luglio,l'estate,le giornate si allungano,la città inizia a svuotarsi ed il caldo inizia già ad essere uno degli attori principali delle giornate.Corro e mi sento il padrone della strada,intanto:Ecomaratona del Ventasso,molto bella e ben organizzata.Dalla Grecia ancora non arrivano notizie,inizio a preoccuparmi.S'intensificano le telefonate ad Enrico che cerca di tranquillizzarmi dicendo che anche lui ancora non sà niente.Fin quando una mattina in un messaggio il Vichingo mi scrive:”Iscrizione ok,mi è arrivato tutto”.Esco a correre un pò nervoso ma al rientro a casa da lontano vedo una busta che fa capolino dalla mia cassetta delle lettere,sembra aspettarmi, pare che mi chiami,mi strilli:”Sono arrivataaaaaaaaaaaaaaa”,mi avvicino la prendo,quasi l'accarezzo guardo da dove arriva “Atene-Grecia”,l’apro lentamente,mi gusto quegli attimi come si fa con un buon caffè napoletano al mattino presto,leggo attentamente,:”Lei è iscritto col pettorale n.389”.Il mio entusiasmo raggiunge l'apice,sono felicissimo.Un urlo,che sente anche mia sorella che abita a centocinquanta metri da me ,si leva in alto nel cielo,quasi volesse partire prima lui per la Grecia ed anticiparmi all'arrivo di Sparta.A questo punto però nasce in me una voglia che da “SPECIAL ONE” vuole farmi diventare “IMMORTALE” cioè essere protagonista e non comprimario in terra greca.Gli allenamenti mi danno ragione,il fisico risponde benissimo e la mia testa conforta tutto ciò,anche il training mentale da i suoi frutti.Si parte con il lavoro specifico: Rimini Golden Marathon Extreme,brutta esperienza,però anche da qui traggo una lezione importante che riguarda l'alimentazione.Nella cittadina romagnola avviene l’incontro con Ivan,il miglior italiano di sempre alla Spartathlon,mi da dei consigli utilissimi su come affrontare e gestire la gara in terra ellenica e poi si rende disponibilissimo nel caso in cui io avessi bisogno di aiuto.Giunti ad agosto ormai si entra nel clou della preparazione:Ecomaratona della Valdarda,fantastica,gara molto bella e suggestiva corsa con una tranquillità forse anche eccessiva.Mi sono divertito.Siamo arrivati a settembre,le giornate si accorciano,il mattino inizia ad essere più fresco... C’è un piccolo problema,qualcosa di strano è un dolorino al bacino che credo possa passare facilmente. E’ l'ultimo mese...Un giorno mi chiama Antonio Tallarita e mi chiede se voglio andare a correre una staffetta di 112.3 km,con gli ultimi settanta chilometri di salita...(Si parte da Lido Po 22m sul livello del mare e si arriva a Cerreto laghi 1261m sul livello del mare).Mi spiega come questa manifestazione,corsa da lui per intero l'anno prima, possa essere propedeutica alla Spartathlon.Mi consulto col mio allenatore e dopo aver discusso un pò sulle caratteristiche del tracciato,dei tempi e di altri particolari decidiamo che posso partecipare.”UN SUCCESSO”,corro tutti i chilometri brillantemente e molto sciolto.Come la vita un giorno,così anche la preparazione volge al termine,ultime settimane ed il numero dei chilometri cala però in modo direttamente proporzionale aumenta la paura di farmi male…SAREBBE UN PECCATO. Un pensiero però c’è ed è quel dolore al bacino che in modo subdolo,da circa un mese,mi fa compagnia…Mi sforzo,non ci penso. Nell’ultima settimana ho ricevuto tantissime telefonate e tantissimi messaggi da parte di molte persone.Adesso sono qua,su una panchina della stazione,che finisco di scrivere le mie emozioni sui mesi trascorsi.E’ come riavvolgere il nastro col rewind,rivivo tutte l’emozioni,tutti gli stati d’animo.Quante ore a studiare il percorso,a vedere i filmati in rete,a calcolare i vari ritmi da tenere in gara,i tempi d'arrivo ai vari check point in modo da far portare i ristori personali ed i vari cambi.Mamma mia quanti sacrifici sacrifici !!! La gente andava al mare ed io correvo.Andava in montagna ed io correvo.Andava a fare scampagnate ed io correvo.Andava in vacanza ed io correvo.C’era il sole ed io correvo.Nevicava ed io correvo.Diluviava ed io correvo.Natale,Pasqua,Capodanno ed io correvo.Non sono pentito anzi lo rifarei perché l’ho fatto con amore,passione e dedizione!!!Undici mesi son trascorsi,ho consumato 11 paia di scarpe,ho corso circa 6500 km ed avrò saltato due allenamenti in tutto il periodo.Ho la consapevolezza d’aver fatto tutto alla perfezione e non mi posso rimproverare niente.Il tempo mi ha insegnato che in questa corsa oltre alle gambe ed alla testa ci sono altri due fattori che fanno la differenza,sono CALMA e PAZIENZA.Io ho imparato ad averne e ad usarli...SARANNO MIEI ALLEATI.Durante tutto questo periodo tante persone mi hanno sopportato e supportato.I due martiri sono il mio allenatore,sempre pronto al dialogo in qualsiasi momento della giornata e la famiglia di mia sorella Rita.Con i miei orari strani per gli allenamenti li ho fatti impazzire per starmi dietro tra consigli, pranzi e cene…  Però sono loro i miei primi tifosi.Chi mi ha supportato? Tanti,tantissimi che quasi sicuramente dimenticherò qualcuno,di ciò mi dolgo e mi scuso.La mia società,Reggio Event’s che ha sponsorizzato il mio viaggio e che mi è sempre a fianco.Già detto del mio allenatore Vincenzo Esposito,un grande.Antonio Tallarita,il mio scopritore che abitando a Reggio Emilia è stato il mio faro,la mia boa nel “mare nostrum” della preparazione.Tutti gli amici di facebook,grandiosi e sempre pronti con parole gentili a fare il tifo per me seguendomi in tutte le mie peripezie...FANTASTICI.Sono sicuro di poter ben figurare ed ho la consapevolezza dell’essere forte.GRAZIE A TUTTI…Intanto il dolorino al bacino…” ...Ore 11.40 dall’altoparlante della stazione la voce annuncia il treno per il capoluogo lombardo,si vede Ciro che alza lo sguardo dal monitor,chiude il portatile e si prepara alla partenza.VAI E DIVERTITI CAMPIONE,FACCIAMO IL TIFO PER TE.SIAMO CONVINTI CHE NON CI DELUDERAI.MIGLIAIA DI GAMBE CORRERANNO CON TE,CENTINAIA DI CUORI PALPITERANNO PER TE,IL NOSTRO INCITAMENTO TI SPINGERA’.CONQUISTA SPARTA!!!

mercoledì 1 settembre 2010

“Dagli aironi alle aquile"... Una passeggiata lunga 112,3 km.

“Dagli aironi alle aquile” potrebbe sembrare un romanzo uscito alla penna “avventuriera” dello scrittore Wilbur Smith, in realtà è una particolare corsa podistica a staffetta che collega,come dicono i reggiani,”la bassa all’appennino”.Questa kermesse voluta da Giuliano Mainini,presidente della podistica Biasola,con la collaborazione della Uisp intende appunto unire simbolicamente l’estremità della provincia di Reggio Emilia da nord a sud,lungo il percorso (di ritorno) che i “montanari”,verso la metà del secolo scorso,compivano dopo essere venuti giù a piedi con i loro animali carichi di castagne da scambiare con frumento e sabbia,quest’ultima utile alla costruzione delle loro abitazioni.Quest’anno,rispondendo all’invito del grande Antonio Tallarita,nazionale della ventiquattr’ore ed unico ad averla corsa interamente,ho aderito,d’apprima con qualche remora poi con entusiasmo crescente, a questa manifestazione che vedeva tra i partenti anche altri atleti di livello mondiale nell’ambito dell’ultramaratona.Gente che non ha bisogno di presentazione però è giusto,doveroso e rispettoso nominare: Andrea Accorsi,tra l’altro ottimo scrittore,vincitore circa venti giorni fa di una ventiquattr’ore  in Germania;Monica Barchetti,nazionale della cento chilometri,che sta rientrando da un infortunio e che aveva bisogno di mettere chilometri nelle gambe;Enrico Vedilei,ex nazionale,anche lui un “personaggio” niente male con le sue oltre trecento gare “ultra” nelle gambe;Antonio Tallarita,nazionale della ventiquattr’ore,pluridecorato agli ultimi mondiali ed europei dove ha pure migliorato il suo personale sulla distanza.I miei dubbi sulla partecipazione a questa corsa erano dovuti al fatto che poteva lasciare dei residui non facilmente assorbibili nella mente e nelle gambe in vista di una gara di duecentoquarantasei chilometri che affronterò tra meno di un mese.Dubbi poi fugati dall’aver parlato col mio allenatore,con Tallarita e Vedilei che hanno molta più esperienza di me ed in più hanno già corso quella manifestazione alla quale parteciperò.Alla fine mi sono convinto che correre in gruppo ad un’andatura non tanto veloce per i miei canoni ma giusta per la Spartathlon poteva essere un buon test.La particolarità dell’orario di partenza ,le 00.00,ha poi alimentato la curiosità ed aumentato il fascino di questa traversata.Prendere il via a notte fonda ,attraversare i vari paesi mentre tutti dormono,veder sorgere il sole alle spalle della Pietra di Bismantova,citata anche da Dante in uno dei suoi più famosi scritti ,è un’atmosfera molto coinvolgente.L’avventura parte nel pomeriggio di venerdì a casa di Tallarita dove gli ultramaratoneti si radunano e da dove un pullmino del organizzazione ci viene a prendere per portarci in piazza Bentivoglio a Gualtieri.Serata all’insegna del buon umore e con un ottimo pasta party. Si scattano un pò di foto con l’Assessore e qualche ripresa per la tv locale a cura di Pietro Margini al quale va un grazie particolare per il suo lavoro sempre preciso e professionale.Lo stesso Margini ci accompagnerà lungo tutto il tragitto sempre pronto dietro ad una curva,sopra un muretto,appostato dietro un dosso ad immortalare con la sua telecamera i momenti salienti della corsa,i nostri visi stanchi e le nostre smorfie.Verso le ventitré e quindici si parte alla volta di Lido Po,località che vedrà lo start della gara,lì tra belle donne che si recano nei locali notturni e le zanzare che ci mangiano vivi iniziamo i soliti riti pre-gara e riempiamo la beuta d’acqua del Po che poi all’arrivo al Cerreto avremmo vuotato nel lago.Scocca la mezzanotte,al buio vede la luce un nuovo giorno ricco di energia e carico di speranza.Parte la staffetta.Tutti in gruppo,compatti in direzione di Reggio Emilia; c’è molta allegria,si ride alle barzellette dell’amico Fabio (l’altro atleta che correrà l’intero percorso) e si chiacchiera di tutto… La notte è lunga. I primi ristori si susseguono,le prime ore passano velocemente e del gruppo della partenza già qualcuno sale sui pullmini per poi ritornare in gara dopo qualche chilometro o qualche ora.Stiamo per arrivare nel capoluogo emiliano quando mi si stacca una lentina a contatto,mi fermo all’ambulanza,la rimetto su e recupero il terreno perso rispetto agli altri.Si arriva in piazza Tricolore,in pieno centro città,facciamo il giro intorno alla nuova e spettacolare fontana che con i suoi giochi d’acqua colorata dalle luci rende la notte meno cupa.Di corsa dal centro si arriva a piazza Prampolini,dove ha sede il comune della Città del Tricolore.Qui un uomo steso a terra accanto alla sua bici con gli occhi sbarrati è immerso nel suo mondo,chissà a cosa pensa… Usciamo dal cuore della città e ci portiamo verso la periferia.Rivalta,Puianello,Vezzano sul Crostolo.Mi accorgo che non c’è più l’amico Enrico,purtroppo si è dovuto ritirare a causa della forte umidità e ciò mi è dispiaciuto veramente.Gli incontri con dei personaggi strani continuano,tre giovani in strada al nostro passare si spogliano restando in mutande e scalzi corrono circa trecento metri insieme a noi con le loro amiche che sorridono fotografando e riprendendo il tutto….Mah???!!! La strada che dall’uscita della città era in leggera salita inizia a diventare più dura.Mi avvolgo nelle mie cuffie, ascolto la mia musica e canto le mie canzoni magari dando pure fastidio a qualcuno .Buio e silenzio avvolgono le strade,quelle stesse vie che quando le percorro in macchina alla luce del giorno sembrano avere un altro vestito,sembrano dirmi altre cose,sembrano non finire più.Passano i chilometri,gli atleti si avvicendano in gara ,resistiamo ancora in cinque che han corso tutti i chilometri. Monica decide di fermarsi un pò,è giusto così,rientrerà più tardi per correre la parte più dura del percorso e sarà un vero piacere vederla inerpicarsi molto bene su quei tornanti… STA RITORNANDO PIU’ FORTE DI PRIMA.La notte ormai sta per lasciare spazio alle prime luci dell’alba.Si arriva a Casina,le salite diventano molto “aspre” per la pendenza ,per la lunghezza ed anche per il numero di chilometri già corsi.Andrea a questo punto decide di fermarsi un attimo’,riprenderà anche lui con la parte più difficile del tracciato.Un paio di volte ho la tentazione di fermarmi per poi riprendere più tardi ma gli amici mi fanno desistere dall’intento e così vado avanti.Ormai il sole è alto ed un altro bel personaggio incontriamo…Un ragazzo s’inginocchia davanti a noi con una birra in mano e ci urla”Ragazzi vi stimo tantissimo”,secondo me stimava di più la bottiglia che aveva in mano. Si ferma anche Antonio per un problema che lo affligge da tempo,anche lui rientrerà dopo con dei sandali al posto delle scarpe.Arriviamo ad un ristoro dal quale poi ripartiremo soli in quattro,la salita non finisce mai.Qui mi accorgo che l’appoggio del piede sinistro non è uguale a quello destro,qualcosa non va,cerco di capire se la causa possa essere la strada sconnessa,qualche muscolo “che se ne va per fatti suoi” oppure il bacino non più in asse.Stringo i denti ma non mollo,mi pongo un traguardo dietro ogni curva e poi finalmente da lontano il nuovo ristoro,lo raggiungo e bevo il mio bicchiere di te seguito da un altro d’acqua frizzante a differenza di Fabio che mangia di tutto compreso della pizza che si è portato da casa. Si riparte.Ormai siamo a Cervarezza,sono rientrati anche gli amici che prima si erano fermati,è di nuovo un bel gruppo;ancora un po’ ed eccoci a Busana…  Soffrendo si arriva in centro a Collagna dove ci attende l’Autorità locale per uno scambio di saluti.Da qui in avanti c’è solo d’arrivare ai 1230 metri di Cerreto laghi.La strada,con i suoi tornanti che stringono la montagna in un abbraccio soffocante,sembra essere nostra nemica,insieme a Tallarita la corriamo lentamente senza mai camminare però.Giuliano Mainini che ha corso meno chilometri di noi e quindi più fresco rallenta spessissimo e si aggrega a noi ,c’incoraggia e ci da informazione sui ristori..una presenza veramente importante la sua a questo punto del percorso. Arriviamo ad un altro ristoro,gli altri atleti che sono fermi e gli addeti hanno ormai capito che io e Fabio siamo li a correrla tutta ci applaudono e c’incoraggiano.E’ tutto molto bello.Ripartiamo ed arriviamo all’ultimo pit stop…”Adesso si scollina”dice qualcuno,beh se scollinare significa fare altri due chilometri di salita e poi trecento metri di rettilineo allora abbiamo scollinato,però che strano scollinamento,ahahah.Mancano cento metri al traguardo,io e Fabio ci portiamo in testa al gruppo e superiamo la finish line felicissimi tra il tripudio generale ed in piazza si sente il mio urlo liberatorio.A questo punto prendo d’assalto il ristoro finale,bevo un pò e dopo qualche minuto mangio mezza crostata,della frutta e dei biscotti.Tra i tantissimi che mi fanno i complimenti,molti mi pongono una domanda:”Hai corso centododici chilometri e trecento metri senza mai mangiare,hai solo bevuto,come hai fatto?” Non mi sono dilungato troppo nella risposta gli ho semplicemente detto che è questione d’abitudine,in realtà dietro ci sono studi scientifici fatti e molto lunghi da spiegare.Mi sistemo un po’il look,rilascio un’interivista televisiva e poi subito al ristorante a pranzare tutti insieme.All’interno del locale ci viene consegnato un diploma con il percorso ed il numero dei chilometri fatti e qui io e l’amico Fabio ringraziamo tutti.Si termina con i saluti agli amici e si ritorna a casa con la consapevolezza di aver fatto un bell’allenamento e che il lavoro svolto fino a questo momento è perfetto nei tempi e nei modi e di ciò non posso che ringraziare il mio allenatore Vincenzino Esposito.Fisicamente ho terminato bene la gara,ho avuto modo di riprovare il gel che userò in Grecia e i Booster che sono veramente utili.Vorrei ricordare che gli organizzatori aderendo ad una proposta di Andrea Accorsi hanno devoluto parte del ricavato all’AISLA, Associazione Italiana Sclerosi laterale amiotrofica e questo è stato un gesto molto bello !!!

martedì 17 agosto 2010

Ecomaratona della Valdarda: Come trascorrere un bel pomeriggio diverso a Ferragosto.BENE,BRAVI,BIS !!!

Dopo qualche giorno di pioggia che ha imperversato su tutto il nord Italia nel periodo fino alla vigilia di ferragosto,mi reco verso Morfasso,località in provincia di Piacenza,consapevole di non trovare un "terreno" molto favorevole per una ecomaratona ma sicuro di poter effettuare un buon allenamento comunque.Sono le cinque del mattino,è molto presto,però già si vedono dei nuvoloni neri che non promettono niente di buono e qualche goccia di pioggia fa la sua comparsa sul parabrezza della macchina.Comincio allora a chiedermi se avessi fatto la cosa giusta nel prendere parte ad una gara della quale,colpevolmente,conoscevo abbastanza poco se non solo l'altimetria.Ormai ci sono...Vado!!! Più mi avvicino alla cittadina emiliana incastonata nell'alta Val D'Arda e più il sole si alza ravvivando i colori che circondano questa parte d'Italia.Pareti rocciose,vallate e piccoli borghi si susseguono... Lungo la strada sono da solo,anzi no,c'è un autovelox (abbastanza nascosto).Finalmente verso le sei e quaranta arrivo a destinazione,il paese ancora dorme avvolto nella sua quiete che da li a qualche minuto sarà interrotta piacevolmente dalle voci e dai passi di circa centocinquanta atleti.In una palestra di una scuola,che durante la notte è servita anche d'alloggio per gli atleti giunti da più lontano,c'è il ritiro dei pettorali e dei pacchi gara.Tutto si svolge in modo molto veloce... Ci credo,sono il primo!!! La piazza ,cuore di questo paesino,inizia a pulsare più rapidamente e a ridestarsi dal suo torpore notturno... Inizia a vivere un nuovo giorno insieme a tutti noi.Una capatina al bar per un caffè,una lettura veloce ai quotidiani,quattro chiacchiere con gli amici ed un pò di riscaldamento ingannano l'attesa che ci porta alla partenza.La campana della chiesa con i suoi otto rintocchi ci ricorda ormai che manca mezz'ora allo start. Lo speaker invita tutti alla punzonatura e a portarsi dietro al gonfiabile della partenza.Si ride,si scherza,però ad un certo punto la voce dall'altoparlante ci chiede la nostra attenzione per una comunicazione importante relativa al percorso mettendoci in guardia dalla presenza di molto fango, specialmente nella seconda parte del tracciato,in modo da farci essere più prudenti.Ore otto e trenta,si parte.Un giro del centro abitato su superfice asfaltata e poi inizia lo sterrato,si guada un ruscelletto e s'inizia a salire.Lo scenario cambia in continuazione,sentieri di bosco lasciano il passo a viottoli rocciosi,ancora asfalto,pietre e erba... Tutto così a coprire l'intera distanza e tutto così meravigliosamente affascinante.Fotografi sparsi lungo l'itinerario della corsa immortalano le nostre gesta e i nostri visi così impegnati in alcuni tratti ma anche spensierati quando la strada lo permette.Arrivo ad un certo punto dove anche camminare è diventato difficile vista la pendenza molto accentuata,quasi m'arrampico.Mi volto un attimo per vedere se vi fosse qualcuno più veloce in modo da "dargli strada" e mi accorgo che sono su una parete fatta di roccia e erba sospeso ,quasi,nell'aria e tutta in basso la vallata...Uno spettacolo da mozzare il fiato e più mi guardo intorno e maggiormente resto estasiato.Io che non sono abituato a questi scenari ,per me,che quando mi alleno i miei occhi mettono a fuoco solo una lingua d'asfalto e una riga bianca che delimita la strada, è una "boccata di paradiso".A metà parete non posso che prendere la macchina fotografica e fissare quegli attimi.Aspetto che arrivi un altro atleta e gli chiedo,cortesemente,se può scattarmi una foto,facendomi diventare per sempre presenza in quel quadro stupendo.Arrivo al punto più alto e trovo una croce,anch'essa non sfugge al mio obiettivo fotografico.In tutto questo susseguirsi di scatti perdo qualche minuto. "Ma cosa vuoi che sia rispetto all'immensità",mi dico.Da qui parte una stradina di sola roccia,molto ripida,scivolosa e stretta che mi fa capire che s'inizia a scendere dalla"cima Coppi" (usando un termine ciclistico) dell'ecomaratona.Ok,inizia la discesa,ma questo non vuol dire che siano finite le salite.Adesso lo scenario che mi si para davanti è fatto di sola roccia,una sola distrazione potrebbe essere fatale ma è troppo bello.Si corre un centinaio di metri lungo il crinale del monte e poi ancora rocce.In mio aiuto,però,qua mi vengono delle corde fissate nella roccia da chiodi da scalata,scendo tenendomi al cavo...Che avventura! Dalla roccia si ripassa ad un sentiero boschivo e vado giù che è un piacere,ad un certo punto però devo fermarmi perchè tra me ed il percorso c'è una staccionata con del fil di ferro. "Non posso mica scavalcarla",mi chiedo e così prendo una stradina parallela che però ad un certo punto finisce di essere tale e devia,mi accorgo di essere fuori strada.Intelligentemente torno dietro ed aspetto."Passerà qualcuno,spero!!!" E' il mio pensiero.Qualche minuto dopo arrivano degl' altri amici-atleti che mi dicono di scavalcare,"Perchè è così ", ripetono in coro.Detto,fatto.Mi butto giù lungo il sentiero,i piedi e le gambe già pieni di fango con l'aumentare della mota s'impasticciano sempre di più e porto con me una zavorra di qualche chilo.I piedi bagnati dall'inizio portano con loro ancora un altro problema e cioè quando l'appoggio a terra è più lungo c'è l'insorgere di crampi che però riprendendo subito riesco a far in modo che la situazione si normalizzi.Bene,avanti così!!! Ci sono,lungo il tragitto,solo delle piccole lingue di terra che emergono da quelle piccole paludi,sulle quali è possibile passare,oppure quando non ci sono neppure queste devo stare sul bordo,aiutandomi con gli alberi,praticamente aggrappandomi.Riprendo velocità,ed in velocità le decisioni vanno prese in un attimo specialmente dove è difficile se non impossibile frenare lo slancio.Arrivo in un punto dove decido,in una frazione di secondo,di saltare per evitare d'impantanarmi,mai errore fu più fatale.Il punto di atterraggio che poi mi sarebbe servito automaticamente per staccare ancora,cede.Vado dentro fino a metà gamba,solo la mia prontezza di riflessi,il mio allenamento e la mia agilità m'aiutano a restare in equilibrio ed a fare in modo che la gamba non si spezzi.Superata indenne anche questa insidia continuo nel mio incedere.Poco dopo,colpa di una frustata di un ramo mi accorgo di avere un dolore ad un tendine d'achille ,mi punge ed è fastidioso.Solo alla fine,dopo la doccia scoprirò d'avere un livido di circa tre,quattro centimetri ed una spina conficcata.Vado ,corro comunque felice in compagnia del mio i-pod (lo so che non si può...),la mia testa è leggera così come lo sono diventate anche le gambe.Arrivo al ristoro,sempre ben fornito come tutti,ed i ragazzi mi dicono che sono al trentaduesimo chilometro.Mi fermo un pò,bevo,scherzo con loro,scattiamo qualche foto con la bandiera dell'Inter ed intanto arriva la prima donna con altri tre atleti,tutti molto simpatici.Si riparte insieme,si chiacchiera un pò perchè, il percorso,che adesso è una distesa d'erba regolare,lo permette.Siamo in un "mare verde" e non vediamo però una pietra che c'indica il tracciato,così percorriamo una quarantina di metri prima di accorgerci d'aver sbagliato,ritorniamo sui nostri passi e prima di rimarciare nella giusta direzione fischiamo per richiamare l'attenzione di un altro atleta che non si è accorto dell'errore.Ormai mancano solo dieci chilometri,quelli che sono piu' avvezzi di me a questo tipo di corse vanno avanti,giustamente.Arrivo così agli ultimi quattro chilometri e l'alternarsi tra asfalto,dove vado giù a scheggia e riprendo quelli che prima erano andati via e lo sterrato scivoloso,dove devo frenare la corsa,diventa più regolare.E' proprio questo susseguirsi di superfici,questo cambio repentino di stile di corsa che mi crea qualche problema ai muscoli posteriori delle cosce.Ad un chilometro e mezzo dalla fine arrivano i crampi ad entrambe le gambe che però con intelligenza,fortuna ed esperienza riesco a gestire,rallentando un pò e rilassandomi fisicamente e anche mentalmente.Ultimi cin quecento metri di strada ,supero un altro paio d'atleti,curva di novanta gradi a destra,cinquanta metri di salita ancora,tiro fuori il mio vessillo bianco nerazzurro e taglio il traguardo felice in ventiquattresima posizione in 4h49'10".Medaglia,foto ricordo e tante risate.Arriva la prima donna che avendo anche lei la mia stessa fede calcistica mi chiama per farsi scattare delle foto insieme con la bandiera.Bell'atmosfera,tutti contenti.Mi tolgo le scarpe e le butto via,ripromettendomi però di comprarne delle apposite per questo tipo gare e non d'usare più quelle d'allenamento consumate e vecchie per non provare quella sensazione di guidare l'auto sul ghiaccio senza catene.Ritiro borsone veloce,doccia e pasta party.Qui ancora una piacevole sorpresa.Ditemi voi cosa ne pensate,si poteva scegliere tra pennette e risotto,tra polenta ai funghi e polenta con gorgonzola,frittura di calamari,carne,a seguire patate fritte finendo con gelato o mousse alla fragola,acqua o vino per chi lo desiderava.Il pomeriggio trascorre aspettando le premiazioni e chiacchierando con gli amici Santo,Federica ed Amedeo.Quelle nuvole nere che erano state la mia prima visione e fonte di preoccupazione della prima mattinata fanno capolino a Casali di Morfasso.Decido così che è arrivato il momento di riprendere il pullmino e ritornare giù a Morfasso.Ancora il tempo di un caffè con un amico conosciuto prima della partenza e poi in macchina verso casa.Cosa mi resta di questa giornata? Sicuramente il ricordo di una bella esperienza,la visione di scenari stupendi,la certezza di aver fatto un buon allenamento e la contentezza di essere stato in compagnia di tanti amici che giorno dopo giorno aumentano sempre di più.Spero che questo mio entusiasmo traspaia dalla lettura del mio racconto e che possa arrivare a quelle persone che colpevolmente snobbano questa gara solo perchè è corsa a ferragosto,preferendole lunghe code in autostrada e stress da ombrellone.L'ultimo pensiero come sempre lo rivolgo agli organizzatori.Li ringrazio ,prima di tutto e gli dico di continuare così che la strada intrapresa è quella giusta.Devono migliorare secondo me solo in tre cose per diventare perfetti:

1) In un paio di punti,nonstante il percorso fosse segnalato bene,alcuni atleti si sono sbagliati.MIGLIORARE LA SEGNALAZIONE NEI PUNTI CRITICI (che si conoscono);
2) Perchè non segnare i chilometri magari ogni cinque? Aiuterebbe noi atleti che non possiamo regolarci con i ristori che giustamente vista la particolarità non possono essere precisissimi;
3) Perchè far pagare cinque euro per il servizio navetta? Trovate qualche sponsor,non credo ci sia bisogno di una grossa cifra.

P.s. A questi tre punti,devo essere onesto,l'organizzatore ha risposto in modo esauriente nella mail che mi ha mandato dopo aver ricevuto la mia con i ringraziamenti ad appunto queste annotazioni.Posso già dire che dall'anno prossimo saranno ancora migliori.

lunedì 26 luglio 2010

4^ Golden marathon Rimini extreme:Il racconto di una gara da dimenticare...

Non sempre e come faccio spesso si può raccontare di una gara corsa in modo brillante,senza problemi ed organizzata alla perfezione.Quando accade il contrario è anche giusto aver l'umiltà,il coraggio e l'onestà di raccontarlo affinchè le critiche possano servire da pungolo per fare meglio.Questo vale per me come atleta e per gli organizzatori delle manifestazioni.La 4^Golden marathon Rimini extreme è stata,dal punto di vista fisico, la mia peggiore corsa che abbia mai fatto ed anche dal punto di vista organizzativo ha palesato diverse lacune.Partiamo dall'inizio cercando di capire la genesi di questa mia debacle,questo però non deve fornirmi una giustificazione o servire da alibi ma deve essere il punto d'inizio,un momento dal quale ripartire cercando di capire,analizzare l'errore compiuto in modo che esso non si perpetri in futuro.Sveglio dalla mattina alle quattro per andare a lavorare e dopo aver mangiato della pasta ed un panino col crudo verso le tredici,mi reco ,in treno,verso Rimini,luogo dove si terrà la manifestazione collocata all'interno della 5^ 100km Rimini extreme che negli ultimi anni ha visto vincitore sempre il grande Ivan Cudin.Mi permetto di aprire una parentesi su Ivan,ragazzo sempre disponibile e prodigo di consigli verso tutti,sempre umile,nonstante sia un Campionissimo e sempre sorridente nonostante i problemi fisici che ultimamente l'attanagliano... Chiusa parentesi.Arrivato a Rimini,verso le 17,nell'attesa da Milano del mio amico Claudio ,mangio dei biscotti e bevo una coca cola (primo errore in assoluto da non ripetere piu'!!!). Ci rechiamo alla nuova darsena dove c'è il centro maratona e l'intera organizzazione,ritiriamo il pettorale ed il pacco gara in modo veloce (finalmente una maglietta della misura giusta... Bravi), rispondono alle nostre domande in modo chiaro e con fare gentile e poi chi vuole riposare un pò,può farlo su dei lettini messi a disposizione.I saluti con gli amici di sempre,il nostro sembra ormai un circo itinerante,ci si conosce tutti... Battute,foto,risate e commenti rendono l'atmosfera ancora più piacevole e riempiono l'aria e l'attesa per la partenza.Arriva l'ora del pasta party... Tardi e scarso,tanto che alle rimostranze di qualche atleta ci viene concesso un altro "giro".Da ogni angolo sbuca la simpaticissima Denise con la sua macchina fotografica sempre pronta ad immortalare gli attimi,le scene più simpatiche,le piu' originali,diciamo la verità se non ci fosse dovrebbero inventarla!!! Verso le 21.30 si parte in corteo verso l'arco d'Augusto,praticamente una passeggiata di un paio di chilometri per arrivare alla partenza.Ore 22.00 si parte...Subito dopo lo start ,neanche dopo un minuto di corsa,mi accorgo d'avere problemi allo stomaco... Accidenti!!! Dovendo fare un allenamento e partito tranquillamente per correre la maratona noto che non ci sono degli atleti fortissimi sulla distanza ma siamo tutti più o meno dello stesso livello,quindi un pensierino alla vittoria lo faccio,promettendomi però che avrei preso in considerazione l'ipotesi solo se continuando così fossi stato nelle prime posizioni verso la mezza maratona.Raggiungo subito un bel gruppetto di atleti,il passo è regolare,tranquillo e sono tra i primi... Bene.Ristoro del quinto chilometro,come sempre prendo un bicchier d'acqua,perdo qualche secondo che pero' subito recupero.Ristoro del decimo chilometro,qui commetto un altro grave errore,non mi accorgo,perchè non mi viene detto,che nel bicchiere che stavo prendendo ci fossero i sali,che mi fanno star male e non la sola acqua o il te.Ormai però è tardi,l'ho già buttato giù ed il patatrac è compiuto,aggiungendo un altro tassello al mio malessere gastro intestinale.Verso il ventesimo chilometro,credo,c'è una discesa,una folata di vento gelido... Un blocco,inizio a vomitare e sarà così per altre sei volte.Pensare che parlavo di ciò con Ivan proprio prima della partenza,mi aveva messo in guardia del problema riguardo alla Spartathlon... Consigli preziosissimi dei quali farò tesoro e perchè me li ha dati Lui e perchè adesso so cosa significhi.Passa il tempo e ormai svuotato cammino un pò in compagnia di un amico toscano.Purtroppo è notte,si sale di quota ed inizio ad avere freddo.Mi passano in tanti,c'è chi mi riconosce e m'incoraggia,chi invece è perso nella sua corsa.Arriviamo però a quattro chilometri dal traguardo ed ai piedi di una bella e ripida salita vengo preso da un moto d'orgoglio ed inizio a correre velocemente e con regolarita come se niente fosse successo,superando una dozzina di atleti arrivo al traguardo della maratona neanche poi tanto stanco.Buono il ristoro. Qui ancora però una pecca organizzativa... Non si possono far aspettare per qualche ora gli atleti sfiniti in un ambiente piccolo,freddo e senza doccia.No,questo no !!! Per concludere vorrei elencare ancora delle cose che non mi son piaciute:
1) I chilometri segnati in malo modo e poco visibili;
2) Il profilo altimetrico che ci avevano dato non corrispondeva alla realtà;
3) Il percorso non era segnato in alcuni punti in modo chiaro,sono stato testimone di arrivi della 100km di atleti che giungevano da strade diverse e non parlo di atleti che viaggiavano nelle retrovie (con tutto il rispetto) ma parlo anche di chi e' arrivato tra i primi dieci;
4) Il ristoro finale della 100km era scarsino;
5) La medaglia per i finisher della maratona era con la scritta 100km Rimini
extreme;
6) Hanno classificato nella maratona gli atleti della 100km che si sono farmati al 42,195 km quando questo non era esplicitato nel regolamento (se fossi stato primo in gara basandomi sul colore dei pettorali e poi m'accorgevo al traguardo di essere arrivato ,che ne so,secondo perchè uno della cento chilometri aveva deciso di ritirarsi? A quale scopo allora i numeri di colore diverso???)

Comunque spero che anche gli Organizzatori ,così come ho fatto io con i miei errori,possano trarre delle indicazioni utili per il futuro,affinchè la manifestazione possa migliorare e allora sarò il primo ad applaudirli,a rallegrarmene e a raccontarlo !!!FORZA RAGAZZI,SI PUO' E SI DEVE MIGLIORARE,VALE PER ME E VALE PER VOI,IN BOCCA AL LUPO!!!

giovedì 15 luglio 2010

Ecomaratona del Ventasso.La "DURA"bellezza di correre nella natura.

Solo una volta,qualche anno fa,avevo corso una gara in natura anche se molto breve, circa 8.7km... LA CRONOSCALATA DEL VENTASSO. Esperienza,alll'epoca,TERRIFICANTE per me,che mai avevo avuto l'occasione di correre un trail.Salite da panico,discese da pazzi,fondo sconnesso,rami che sbucavano da ogni dove,ecc;così all'arrivo mi ripromisi:"MAI PIU'UNA CORSA DEL GENERE".Per qualche tempo ho tenuto fede a questa mia promessa di correre solo sull'asfalto delle strade,più sicuro per le mie caviglie e per le giunture tutte solo per la tranquillità di sgambettare su di un fondo compatto,senza buche e sorprese di varia natura.A partire da quest'anno però le cose sono cambiate un pò e per preparare al meglio il tratto di salita ripida su fondo sterrato che dopo 154km di corsa dovrò affrontare alla Spartathlon ho deciso di concerto col mio coach di variare un pò la superfice d'appoggio dei piedi,così ho partecipato alla maratona della Pace sul fiume Lamone,alla 50km sulla sabbia di San Benedetto del Tronto e di conseguenza l'iscrizione all'Ecomaratona del Ventasso era d'obbligo,anche perchè recensita sempre in modo positivo da tutti e poi perchè distante solo 50km da casa.Una bella corsa dove il rispetto per la natura viene messo al primo posto insieme alla sicurezza del percorso e di riflesso anche degli atleti.Come sempre il mio arrivo nella località di partenza ,in questo caso Busana,sull'appennino reggiano ai confini della Toscana è stato molto anticipato perchè mi piace vedere l'avvento della gente,la preparazione,la cura dei dettagli,"l'Organizzazione che si muove" in modo che tutto si svolga senza intoppi.L'aria che si respira è più fresca rispetto a quella che s'inala giù in città... Finalmente non c'è quella cappa di umidità che avvolge sempre la pianura Padana.Pian piano la piazza del piccolo paese inizia a riempirsi di persone,di atleti con abbigliamento un pò diverso rispetto a quello che generalmente si vede in una normale maratona su strada... Fanno bella mostra scarpe da trekking,bastoncini da nordic walking,borracce di varie misure,ecc.Anch'io per la verità un qualcosa di diverso ce l'ho,è un marsupio,perchè facendo le prove per la Spartathlon,questo oggetto sicuramente sarà mio fedele compagno lungo i 246km della corsa ellenica.Ci avviciniamo all'orario di partenza,facciamo la punzonatura e poi lo speaker ci ricorda che essendo un'ecomaratona ,ma questo dovrebbe valere sempre,abbiamo l'obbligo ,dico io anche l'educazione,di buttare bottigliette e bicchieri vuoti negli appositi contenitori e poi altra cosa importante,prestare soccorso alle persone in difficoltà,questo secondo me sarebbe sempre auspicabile. Ore 08:30... SI PARTE.Un primo giro di circa 11km ci fa ripassare dal centro abitato di Busana per poi intraprendere la strada verso il Ventasso.Si aprono davanti a me sentieri molto belli,si vedono ruscelli,animali di vario genere,si passa da piccoli ed antichi borghi,brughiere d'altura... E' tutto molto particolare e bello per me abituato al puro e semplice asfalto di città. Ci sono dei tratti dove la corsa lascia il passo al cammino date le pendenze elevate ma anche questo va bene perchè corro in un'altra dimensione,rapito come sono dall'ambiente circostante.C'e del fango ,pietraie,erba diciamo un fondo abbastanza misto e tutto ciò mi fa stare molto concentrato per fare in modo che le caviglie non mi giochino un brutto scherzo.Passano i chilometri,il cronometro va avanti ma di questo' non mi accorgo,non accuso mai stanchezza,figlio ormai quale sono di quella vegetazione così affascinante.I ristori sempre ben forniti e gestiti da persone molto affabili alleviano il nostro andare su,verso l'alto,quasi a toccare il cielo.Si arriva al lago Calamone,c'è tanta gente che prende il sole,persone che giocano con i figli,molti applaudono e c'incoraggiano al nostro passaggio.Da li in poi però la salita inizia a diventare seria,dal basso si vede uno sciame di persone che s'inerpica e va fino alla Croce... Uno spettacolo fantastico guardare su. Vedere giù poi è dir poco mozzafiato,nonostante una leggera foschia,si vedono: Il lago,le vallate,le montagne... Tutto un crogiolo di colori meraviglioso che allevia la durezza di una lunga e lenta salita.Arrivo al punto più alto,tiro fuori la mia bandiera dell'Inter e mi faccio immortalare felice e contento.S'inizia poi a correre sul crinale della montagna facendo sempre molta attenzione,la discesa sull'erba e poi sulle pietre mette a dura prova le gambe,atleti abituati ai trail vanno giù come degli animali d'alta montagna,fantastici nel loro incedere così sicuro.Piccoli tratti d'asfalto sono un'oasi per me,purtroppo sono pochissimi e si ritorna presto sullo sterrato ,c'è molto fango e le scarpe così come i piedi non si riconoscono più,però ormai manca poco.Qualche accenno di crampi ai piedi dovuto al fatto che fossero bagnati ,però si va avanti.Parecchi atleti ormai camminano,hanno dato tutto,io invece corro tranquillamente,rido ,scherzo... Esco dallo sterrato e m'immetto sulla discesa che porta al traguardo,al cambio di superfice un altro accenno di crampi,stavolta però alle gambe,mi rilasso e vado giù sparato col bandierone dell'Inter sempre che sventola,la gente applaude ,m'incita e dopo 5h 00' 26" termino la prova in 42ima posizione.Quando taglio il traguardo c'è lo speaker che ironizza,simpaticamente sul mio vessillo e i miei tatuaggi. Uno scambio di battute con lui e con il buon Margini che faceva le riprese e poi via.Doccia,a 100m... Perfetto. Pranzo, con i bimbi simpaticissimi che aiutavano a servire ai tavoli,.abbondante e buono.Poi,ahimè alle 14.30,di corsa in macchina (sempre nei limiti di velocità) a lavorare ringraziando un mio collega che mi aveva fatto la cortesia di rimanere due ore in più... Grazie Sandro.Mi resta il ricordo di una "DURA" e bella corsa in natura e la PROMESSA STAVOLTA DI RITORNARE.

P.s. Come ho detto durante la gara non ho accusato fatica e dolori,il giorno dopo però le mie gambe hanno indetto uno scipero generale;
P.s. Altra tappa di avvicinamento alla Spartathlon superata.

giovedì 3 giugno 2010

100 km del Passatore : Gli stati d'animo di una battaglia !!!

In questi due giorni sentendomi con Franco Lanfredi su FB sono stato spronato a scrivere le emozioni mentali della mia "passeggiata"al Passatore. Eccovi il racconto pubblicato su Nati Per Correre: http://www.natipercorrere.it




Scrivere di corse,di tempi e di folklore legato ad una manifestazione podistica è una bella cosa. Analizzare in modo razionale con i freddi numeri cercandone di capire "I MOTIVI" è tutt'altro. Non è più difficile ma solo altro esercizio. Il mio "Passatore" volendolo sintetizzare numericamente si riassume nella tabella che segue:




Rilevamento Km T.tot media tot p.tot Km T.fraz media fraz pos fraz

Borgo San Lorenzo 31,50 2:37:19 s 12,01 Km/h 41 31,50 2:37:19 12,01 Km/h 41
Colla di Casaglia 48,00 4:27:36 s 10,76 Km/h 44 16,50 1:50:17 8,98 Km/h 54
Marradi 65,00 6:23:47 s 10,16 Km/h 96 17,00 1:56:11 8,78 Km/h 356
San Cassiano 76,00 8:03:44 s 9,43 Km/h 158 11,00 1:39:56 6,60 Km/h 622
Brisighella 88,00 9:09:30 s 9,61 Km/h 110 12,00 1:05:45 10,95 Km/h 21
Faenza 100,00 10:01:07s 9,98 Km/h 85 12,00 0:51:37 13,95 Km/h 7


Volendolo compendiare in tre parole invece: SOGNO,INCUBO e REALTA'.
SOGNO,perchè correndo non puoi non pensare a quello che è stato il Passator cortese;
INCUBO,per la crisi che ho avuto;
REALTA',perchè subito dopo il traguardo si ritorna al presente,si analizzano i dati e si mette a fuoco la prossima avventura.
Non solo dal racconto che seguirà ma anche dalla tabella precedente,si evince di come abbia avuto una prima parte di gara ,almeno fino alla distanza canonica della maratona,abbastanza tranquilla ,senza problemi e con la mente sgombra,i cui due principali lavori erano mettere a fuoco i paesaggi che si avvicendavano lasciando Firenze inerpicandoci per gli appennini e monitorare il fisico. Seguita  da una seconda parte di corsa fino a San Cassiano in piena emergenza anche se comunque sempre lucido ed un terza frazione di manifestazione corsa come se la gara stesse iniziando in quel momento ,con la sensazione di avere le ali ai piedi e di sentire la bellezza della corsa nell'anima.Prima di partire ,mentalmente un primo traguardo me l'ero posto al Passo della Colla,però a partire dal 42 imo km iniziavo a sentire i primi sintomi di una crisi che poi si sarebbe protratta per 33 km ,fino al 75 imo km.Un black out anche abbastanza brutto.Un secondo traguardo doveva essere Marradi,la fine del discesone ed il terzo,il traguardo,l'arrivo a Faenza. Veniamo ora a capire i perchè di questa crisi e del come abbia fatto a gestirla e a superarla.A differenza della 100km della Brianza,alla quale era stata dedicata una preparazione, fisica e mentale,specifica perchè non potevo sbagliare (C'era in ballo la qualificazione alla Spartathlon) ,il Passatore è stato corso come allenamento e quindi mentalmente "preso" in modo diverso.Non sottogamba,perchè gli allenamenti li eseguo sempre con serietà e scrupolo ma non avevo quella condizione di "Dentro o fuori" che aveva caratterizzato la corsa lombarda. Verso la distanza canonica della maratona la mia mente ha iniziato a capire che il corpo non reagiva al pienamente."Ok,mi dico,arrivo alla Colla e poi vedo" Un pò cammino,un pò corro ed arrivo su in 4 h 27 min,da li in poi però nonostante una ripida discesa di circa 15 km tutto diventava più difficile e duro.Il cervello dava degli impulsi che le gambe ed il fisico  recepivano solo in parte,era in atto un ammutinamento e la testa prendendo atto di ciò iniziava ad elaborare piani alternativi per ovviare alla situazione che si faceva sempre più difficile e drammatica.Mi ripetevo:"Corro 5 km all'ora,così arrivo in 15 ore".Non male come ipotesi. "Mi fermo un pò e poi riparto",scartata subito,rischiavo un blocco totale."Continuo così e poi vedo se cambia qualcosa?".Questa opzione veniva prima presa in considerazione e poi dopo qualche km attuata.Il buio cominciava ad arrivare ,il freddo anche e non avendo mezzi per ovviare a ciò perchè nei posti deputati non avevo visto dove fossero ubicati i nostri cambi, non per poca lucidità ma perchè proprio non li ho visti,andavo incontro all'incognito consapevole di andare proprio li, in quella direzione e comunque sicuro di trovare una soluzione.Fisico e mente come presi da un istinto di sopravvivenza mi suggerivano di continuare nel mio incedere,mi suggerivano alcune piccole cose, solo che i km che prima correvo ,adesso li cammino.I tempi di percorrenza al km si allungavano,nei tratti nei quali camminavo non staccavo le braccia dal corpo per evitare di avere più superfice raffreddata dall'aria della notte. Nonostante tutto ciò ero contento perchè consapevole del fatto di star lottando e che questo mi sarebbe servito in futuro per la Spartathlon.Galleggiavo nella notte come una piccola barca in balia di una tempesta con una sola pompa del timone funzionante ma comunque sempre col la prua verso il sereno aspettando che il tutto potesse passare.Mi superano in tanti,troppi...Sembravano delle lucciole quando mi affiancavano e degli aerei quando mi superavano,con le loro lucine ed i loro inserti catarifrangenti ALL'IMPROVVISO PERO'... Ristoro del 75 imo km incontro un amico che mi riconosce e m'incoraggia.Da quel momento è tutt'altra storia.La mente riprende possesso delle gambe e del corpo tutto,l'ammutinamento è rientrato,mi dico:"Beh,mancano solo 25 km,li faccio e vado a casa".Sono un'altra persona,al netto dei ristori corro leggermente sotto i 4'00'' al km,sono rilassato,ripasso un bel pò di atleti che mi guardano allibiti facendomi i complimenti,stavolta sono io il marziano,spingo sempre di più,i miei due ultimi parziali dicono 21 imo tempo e 7 imo tempo... FANTASTICO. Arrivo dal buio della notte ,da lontano una luce gialla.E' la strada che poi sfocia nella piazza del traguardo,mi dico: "Che bello sembra di andare contro il sole,contro la luce".Entro in quella strada,sono solo,sono contento,felicissimo,prendo il mio bandierone,sono orgoglioso di me stesso.Davanti a me e dietro di me sempre nessuno mi sento il padrone ,gli applausi della gente sono tutti per me,senza ombra di dubbio,ecco lo striscione,lo passo felice.Da questo attimo inizio già ad analizzare la corsa e sono felice d'aver avuto ,gestito e superato quei 33km di crisi,d'altronde speravo di avere qualche problema simile per combatterlo e fortificarmi anche se la previsione era di una 15 ina di km di crisi verso la fine e non oltre trenta a metà.