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Enrico Vedilei:
Messaggio da Berlino da parte di Antonio Tallarita e
dedicato a Ciro Di Palma,con preghiera di pubblicarlo.
“Grazie Ciro... Senza di te sarebbe stata la mia Waterloo.
Segno di grande amicizia e rispetto. L’allievo che per ottanta chilometri
“coccola” il maestro e lo aiuta ad essere grande,sacrificando un risultato
internazionale che sarebbe stato di rilievo. Ringrazio anche Andrea Boni Sforza
per aver fatto da assistenza e aiuto morale con una bici noleggiata a Berlino.
Che squadra,complimenti a tutti. “
L’anno scorso, un carissimo amico, di ritorno da Berlino, mi
parlò di una gara podistica a cui aveva partecipato che si sviluppava lungo quella che una volta
vedeva la presenza di uno dei più grandi scempi dell’umanità,l’aberrante muro
di Berlino. Lo fece con tanta passione e con dovizia di particolari che
m’incuriosì molto. Trascorse qualche giorno,feci delle verifiche e, complice il
fatto di non essere mai stato nella città teutonica,mi venne il pensiero che una capatina al di la delle Alpi la
potevo anche fare. Parte il progetto. Chiamo Andrea,il mio accompagnatore in questo genere di manifestazioni e nel giro
di qualche minuto anche lui viene rapito da questa nuova avventura. “Anzi,sai
cosa ti dico? Ti seguirò in bici lungo tutti i centosessantuno chilometri del
percorso...” . Bingoooooooooo !!! E’
dicembre,nel giro di qualche giorno avremmo già formalizzato l’iscrizione alla
gara, prenotato l’albergo e preso i biglietti
aerei; la gara sarà ad agosto e nelle intenzioni dovrebbe essere una vacanza
sportiva. Mancano otto mesi,il tempo c’è ed inizierò a prepararla più avanti.
Nel frattempo il maestro Tallarita ,mio mentore, una sera mi dice:” Quasi,quasi
vengo anch’io...” .Passerà qualche settimana e anche il suo nome sarà nella
lista dei partenti. A questo punto però cambiano alcune cose. Ho conseguito dei
buoni risultati nella prima parte
dell’anno e quella che doveva essere una gita di piacere diventa,naturalmente dopo
una consultazione tra di noi: “ A Berlino non andremo in vacanza ma per fare la
gara,magari correndo insieme ed il tempo finale dovrà essere intorno alle
sedici ore “. E’ una prospettiva che mi stimola tantissimo e ,in ottica gare da
ventiquattro ore, sarà sicuramente propedeutica verso buoni risultati. E’
primavera. Inizio a contattare persone che hanno partecipato a questa gara nel
2013 ,atleti e accompagnatori. Ascolto attentamente i loro resoconti,i loro
consigli e prendo appunti. Un particolare però mi colpisce in maniera
fulminea,tutti finiscono la loro cronaca così: “ Fai attenzione,si sbaglia
facilmente strada lungo il percorso”.
Quest’ultimo dettaglio un pò d’apprensione addosso me la metterà ma,
dopo il briefing della vigilia e le prime segnalazioni appena dopo lo start, si
dissolverà. Effettivamente, alla fine posso affermare che è difficile sbagliare
e se dovesse succedere la colpa sarebbe dell’atleta non attento. Noi in gara
saremo disattenti e faremo un paio di chilometri in più. E’ maggio. Dalla
Germania gli Organizzatori ci fanno sentire la loro vicinanza attraverso mail
con indicazioni e consigli molto utili, poi un pensiero graditissimo e gentile
ci arriva via posta;una cartolina con il percorso con sul retro i saluti
scritti di pugno e non stampati da parte del Presidente del Comitato Organizzatore.
Gli allenamenti si susseguono ed arriva anche il giorno della partenza. Bologna
– Berlino ,è un attimo .Arriviamo in Germania,prendiamo un taxi e in meno di
mezz’ora siamo in albergo, in pieno centro nei pressi di Alexander Platz. Lungo
tutto il tragitto,riesco a percepire ciò che è stata Berlino negli anni passati
ed un brivido freddo mi sale lungo la schiena. E’ pomeriggio,facciamo una
passeggiata per prendere contatto con questa nuova realtà. Torniamo in
albergo,ceniamo e poi subito a letto. La mattina seguente è tutta dedicata alla conoscenza della città; muniti
di una guida cartacea la giriamo in lungo e in largo toccando vari punti
interessanti e di rilevanza storica. Anche questa giornata trascorre serena
perché è nella mia mentalità pensare alla gara dal giorno prima,senza stressare
me e la squadra. E’ venerdì, vigilia della Cento miglia di Berlino.
Colazione,giro in centro con gli amici romani
anche loro della contesa e poi ritiro pettorali , briefing e pranzo con
gli Organizzatori. Tutto perfetto,anche se la riunione è un po’ lungo però c’è
anche da dire che viene fatta in tre lingue :Tedesco,inglese e italiano. Dopo
aver rispettato il cerimoniale, l’unico problema nostro rimane il noleggio
della bicicletta. Gli orari per l’affitto sono dalle 08.00 alle 23:00 e le bici
sono del tipo da città,senza cambio e con selle dure... Andrea dice di non
preoccuparci,penserà a tutto lui l’indomani mattina e ci raggiungerà strada facendo perché ha il
tracciato sulla cartina e conosce quelle che saranno le nostre andature. Il
pomeriggio vola via in un attimo,arriva sera,preparo tutto l’occorrente per la
gara e vado a letto abbastanza alla svelta. Sveglia molto prima
dell’alba,colazione prestissimo e poi con ancora il buio che avvolge la
città,un pullman dell’Organizzazione ci porta al campo sportivo dove da li a
breve ci sarà la partenza. Ritiro chip veloce, le solite e immancabili foto con
gli amici e poi, avendo a disposizione ancora mezz’ora,mi metto in un angolo
seduto,rilassato e m’addormento un po’. Manca pochissimo ormai,raggiungiamo la
pista d’atletica ed inizia il conto alla rovescia... Si parte. Io e Tallarita
abbiamo deciso di fare gara insieme e siamo affiancati da subito. In lontananza
vediamo un giapponese che parte sparato ed esce dal campo molto prima degli
altri,avrà poi dei problemi ma comunque arriverà al traguardo nelle prime
posizioni. Si corre in una Berlino che ancora dorme,in strada pochissime
persone e poi noi,questo torpedone umano che vaga per la città. Facciamo un bel
giro,andando a toccare molti monumenti significativi della città. Un
particolare simpatico è che ai semafori,da regolamento,se troviamo il rosso per
i pedoni ci dobbiamo fermare anche se non passa nessuno,pena la squalifica, per
questo quasi sempre ci ricompatteremo in vicinanza dei segnalatori. Passiamo ad un ristoro e ci consegnano una
rosa facendocela appoggiare nel luogo dove fu ammazzato Peter Fechter,persona a
cui è dedicata la manifestazione;un gesto molto toccante e da li a poco il
marciapiede sarà ricoperto da un mare di fiori. Dopo qualche chilometro ci
avviamo verso la periferia e costeggiamo per quasi un chilometro e mezzo quello
che è rimasto del famoso e famigerato muro,adesso, ricoperto da splendidi
murales,da qui in poi inizierà a cambiare anche l’architettura della città. Si
passerà in quella che una volta era Berlino est. Palazzi senza balconi e solo
con finestre, tutto somiglia a un immenso casermone in cui domina il colore
grigio. Sulla pista pedonale dove corriamo e talvolta sui marciapiedi una
diversa colorazione o una differente collocazione dei sanpietrini ci indicherà
che li c’era stato il muro e noi ne staremo seguendo il percorso. Cambiano
anche gli scenari,si passa dal costeggiare il fiume,alla campagna,dall’asfalto,allo
sterrato,dalla città al bosco .Tutto molto bello. Noi proseguiamo in modo
regolare e con leggero vantaggio sulla tabella di marcia. Ci fermiamo a tutti i
ristori e ripartiamo. Problemi sembrano non essere presenti. I primi sessanta
chilometri trascorrono chiacchierando e scambiandoci opinioni. In un arco
temporale di circa tre,quattro minuti ci sono gli atleti che occupano dalla
quinta alla tredicesima posizione e noi siamo li. Arriviamo ad un incrocio e stiamo
correndo al fianco della ciclabile dove dovremmo essere,non vediamo
l’indicazione che mostra la direzione e sbagliamo strada. Dopo circa trecento
metri accorgendoci dell’assenza, dopo il bivio ,della segnalazione di conferma iniziamo
ad avere il dubbio d’aver sbagliato. C’è Andrea davanti con la bici e se ci
fosse qualcosa di errato se ne sarebbe accorto. Proseguiamo,correremo altri
settecento metri e il nostro aiutante venendoci incontro ci dirà che abbiamo
preso una direzione non giusta. Torneremo dietro ed effettivamente all’incrocio
di prima non essendo stati attenti
avremmo commesso un errore. Poco male,alla fine faremo solo due chilometri in
più. Fino a questo punto Antonio ha fatto l’andatura,m’ha dato molti consigli
sulla gestione del fisico e delle gare,mi ha spiegato tante cose ,per me, è
come se fossi andato a scuola ,in più mi dava anche le caramelle come si fa ai bambini.Verso il
settantesimo chilometro però lo vedo in leggera difficoltà,mi dice che ha
problemi ai metatarsi,stringe i denti ma credo che entri in una spirale
negativa. Proseguiamo e arrivati al ristoro dell’ottantesimo circa, mi dice
:”Vai Cirinho,non compromettere una gara internazionale,puoi arrivare tra il
terzo e il quinto posto. Lasciami qui.”. Non lo ascolto neanche,facciamo una
sosta più lunga,si bagna la testa,prende fiato,mangiamo qualcosa e ripartiamo.
Io sono con lui. Arriviamo ad un altro ristoro e il Maestro non vedendo un
piccolo scalino,cade rovinosamente. Lo aiuto a rialzarsi e si prosegue. Cerco
di tirargli su il morale ma vedo che soffre di dolori allucinanti. Mi ripete
:”Vai,vai...” ma io arrivato ad un certo punto gli rispondo:” Antonio,tutti
sanno che avremmo fatto la gara insieme,così sarà e lo sarebbe stato a
prescindere. In una corsa uniti, Antonio Tallarita non può e non deve arrivare
dopo Cirinho è una questione di rispetto nei tuoi confronti e poi io non lascio
un amico in difficoltà. Ci saranno altre gare e se non ce ne dovessero
essere,pazienza. Quindi andiamo avanti e ti prometto che non farò parola con
nessuno di tutto ciò !!! “ . Il cielo
plumbeo inizia ad annerirsi ed un primo acquazzone ci prende senza darci
scampo. Tallarita mette qualcosa per ripararsi dall’acqua ed io niente continuo
imperterrito. Vedo Andrea che ci anticipa in bici tutto bagnato e con addosso
solo uno smanicato antivento catarifrangente. Che grande amico, mai una
lamentela,sempre pronto a farci coraggio ed a chiederci cosa volessimo al
prossimo ristoro in modo da farcelo trovare pronto. Ormai inizia a calare la
sera,le ombre si allungano ed anche la stanchezza inizia a farsi sentire. Il
nostro uomo in bike in questo momento s’accorge che il faro non funziona ed è
un bel guaio. Gli do la mia lampada frontale in modo che la possa utilizzare precedendoci ed io sfrutto
i led del mio cappellino e la vicinanza di Tallarita munito di luce. La
segnaletica del percorso sui pali è perfetta e si vede benissimo nonostante
consti di piccole frecce ma fluorescenti. Nel buio grido io la direzione
essendo quasi sempre un passo più avanti. Siamo al centoventesimo chilometro e
nonostante tutto abbiamo ancora un leggerissimo vantaggio sulla tabella di
marcia. Un altro acquazzone ci coglie di sorpresa,siamo in aperta campagna e
c’è anche un po’ freddo ma io continuo con lo stesso abbigliamento della
partenza. Stiamo correndo su dei lastroni di cemento ed all’improvviso Antonio
inciampa tra due di essi. Sbraita,si alza come una molla e continua. Iniziamo a
rallentare paurosamente ma ormai manca una maratona,”Cosa vuoi che sia una
maratona”,mi ripete il siciliano. E’ buio pesto, siamo in un bosco.
All’improvviso un urlo ed un tonfo... “E’ caduto il Maestro” ,strillo ad
Andrea. Ci fermiamo gli chiediamo se ha qualche problema ma lui sembra voglia
rimanere li ma,dopo qualche attimo, riprende.
Arriviamo al centoquarantesimo chilometro ed abbiamo otto minuti di
ritardo sulla nostra traccia,manca una mezza maratona. Ormai come
obiettivo abbiamo quello di stare sotto
le diciassette ore. Il nostro “timoniere” ci aggiorna sulla situazione
indicandoci tutti i passaggi chilometrici e la distanza dal finish line.Per
l’ultima volta,Antonio mi dirà d’andare
ma gli farò presente, per farlo contento, che neanche se volessi potrei,
essendo senza luce. Entriamo in città le luci della sera s’avviluppano,
m’avvicino al mio compagno di gara e gli chiedo se gli fa piacere che Andrea
c’anticipi al traguardo,posi la bici e faccia il giro di pista che ci separera’
dal traguardo insieme a noi. “Sei impazzito ? Deve farlo !!! E’ stato eccezionale.” Chiamo il nostro
scudiero ma forse sarebbe meglio definirlo angelo custode e gli dico quello che
abbiamo deciso. Lui è contentissimo. Proseguiamo fino a tremila metri dal
traguardo,ci fermiamo un attimo diamo quello che non serve alla “bici
d’appoggio” e la facciamo andare al traguardo. Ci siamo,usciamo da un ultimo
tratto di bosco e c’è lo stadio con al suo fianco il complesso sportivo dove
dobbiamo arrivare. Preso dall’euforia non vedo l’ultima segnalazione e proseguo
dritto. Una voce da dietro,è Antonio questa volta è lui che mi urla di fermarmi
perchè c’è da voltare a sinistra. Mancano duecento metri alla pista e Andrea ci
sta aspettando. “Ragazzi andate,è la vostra corsa. Io non ho fatto niente”,ci
ripete più di una volta. Lo prendiamo con noi e non lo ascoltiamo. Tallarita urla
qualcosa alla moglie emozionata che ci sta aspettando. Faccio l’andatura e dico
di forzare un po’.Arriveremo al traguardo in dodicesima posizione col tempo di
16h59’ e così anche la cento miglia di Berlino è in archivio.
Foto di rito ed abbracci. Andrea come se nulla fosse accaduto,come se non avesse fatto duecento chilometri su una bici sgangherata e mai avesse preso due acquazzoni, si defila,prende il mezzo, percorre altri tre chilometri e lo riporta al noleggiatore. Mi aspetterà poi in albergo. Un grande lavoro quello di questa persona,senza di lui sarebbe stato molto più difficile in quanto è impossibile,dato il tracciato, farsi seguire in auto. Siamo ormai al caldo degli spogliatoi,Antonio è seduto e molto provato,la moglie gli sta vicino e lo accudisce. Andiamo a far la doccia,poi il tempo di fare i massaggi e di mangiarmi cinque panini e ritorneremo in albergo. Riposo un pò e al mattino una ricca colazione mi ritempra per uno nuovo giro dalla città e per la premiazione.
Foto di rito ed abbracci. Andrea come se nulla fosse accaduto,come se non avesse fatto duecento chilometri su una bici sgangherata e mai avesse preso due acquazzoni, si defila,prende il mezzo, percorre altri tre chilometri e lo riporta al noleggiatore. Mi aspetterà poi in albergo. Un grande lavoro quello di questa persona,senza di lui sarebbe stato molto più difficile in quanto è impossibile,dato il tracciato, farsi seguire in auto. Siamo ormai al caldo degli spogliatoi,Antonio è seduto e molto provato,la moglie gli sta vicino e lo accudisce. Andiamo a far la doccia,poi il tempo di fare i massaggi e di mangiarmi cinque panini e ritorneremo in albergo. Riposo un pò e al mattino una ricca colazione mi ritempra per uno nuovo giro dalla città e per la premiazione.
In serata controllando un po’ fecebook,leggo...
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Enrico Vedilei:
Messaggio da Berlino da parte di Antonio Tallarita e
dedicato a Ciro Di Palma,con preghiera di pubblicarlo.
“Grazie Ciro... Senza di te sarebbe stata la mia Waterloo.
Segno di grande amicizia e rispetto. L’allievo che per ottanta chilometri
“coccola” il maestro e lo aiuta ad essere grande,sacrificando un risultato
internazionale che sarebbe stato di rilievo. Ringrazio anche Andrea Boni Sforza
per aver fatto da assistenza e aiuto morale con una bici noleggiata a Berlino.
Che squadra,complimenti a tutti. “
Io la mia gara l’ho vinta così...
Concludo ringraziando:
Gli
Organizzatori,gentilissimi;
Federico Borlenghi,Vito Intini ,Chiara Pitzalis e Vincenzo
Tarascio per i loro consigli sulla gara,preziosissimi;
Andrea Boni Sforza, il nostro “angelo custode”,
ineguagliabile;
Antonio e Gabriella Tallarita,ormai mi hanno adottato,
fantastici.
Tutti gli amici italiani che hanno corso questa edizione
della gara,arrivati o no al traguardo, che banda di matti !!!
Voi, se volete fare un giro in una città particolare del
centro Europa e volete correre una bella gara,organizzata anche bene, pensate
ad un week-end lungo a Berlino,credetemi
ne vale la pena e i costi non sono eccessivi,anzi.
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