mercoledì 13 ottobre 2010

Spartathlon : Finalmente "IL SOGNO".

Finalmente !!! Dopo un lungo,lento e duro cammino fatto di allenamenti,calcoli e studi sono riuscito a vivere tutto per intero il mio “SOGNO”.Potrei iniziare col dire il piazzamento,il rilievo cronometrico o la condizione con la quale sono arrivato ma per questo c’è tempo.Vorrei prima stabilire,però,una cosa importantissima: Chi pratica un sport estremo come le ultramaratone è pronto a rischiare l’incolumità fisica per arrivare al traguardo? Io si,forse è da pazzi ,però è così !!! Durante la gara ho dovuto prendere una decisione: al c.p. trentacinque,dopo centoventiquattro chilometri,tredici ore e trentaquattro minuti di corsa e quando ancora mancava tanto tempo alla fine,il massaggiatore accorgendosi che avevo il bacino fuori asse mi ha detto che se avessi continuato avrei corso qualche rischio. Questo in una persona con dei dubbi e debole poteva essere una buona scusa per abbandonare ,io, invece, ho deciso di continuare consapevole dei rischi che correvo. Una decisione presa a mente lucida e non offuscata dalla stanchezza. Ho pensato che se avessi voluto fare una corsetta semplice me ne sarei andato al parco,quindi il pensiero è stato quello di continuare. Diverso il discorso se il medico m’avesse fermato oppure fosse successo in allenamento,in quest’ultimo caso pur di arrivare al giorno della gara in buone condizioni mi sarei fermato obtorto collo.Una volta in corsa,però,non mi ritiro assolutamente. Questo che ho scritto non deve essere da esempio a nessuno,anzi il consiglio che do sempre agli altri è,che se c’è un problema, bisogna fermarsi assolutamente per non peggiorare la situazione… Come sempre tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare… Premesso tutto ciò posso adesso descrivervi l’emozione d’un sogno preparato in undici mesi,che ha preso forma lungo i duecentoquarantasei chilometri del percorso che da Atene,Filippide percorse fino a Sparta e che ha avuto il suo culmine dopo trentatre ore un minuto e un secondo in trentottesima posizione e secondo degli italiani in gara .Questi sono i numeri. E’ il ventuno settembre,il giorno prima della partenza per Atene,mi reco a Milano dall’amico Marco e dalla Sua famiglia che sono tra i miei più accesi tifosi. Accendo il telefonino e l’oroscopo dice:”Vi state preparando a vivere un grande debutto? La tensione che cresce è normale,gestitela e godetevi un momento memorabile della vita.”A queste cose generalmente non credo però,quando stai veramente andando a vivere un “SOGNO”,leggere queste parole ti da una ulteriore carica emotiva,d’altronde come si dice:”Non è vero ma ci credo”.Sono carico come una molla e dico a tutti di essere convinto di vincere la gara. La motivazione e la convinzione nei miei mezzi è altissima. Arrivo ad Atene e la prima persona che incontro è il buon Filippo Poponesi,il mitico Popof ,ragazzo simpaticissimo. Mi metto alla ricerca dell’amico Giacomo Maritati che mi sta aspettando già da qualche ora,prendiamo un taxi per arrivare in albergo ed intanto approfondiamo la conoscenza mentre io mi mangio quasi tutto il dolce di pasta di mandorle che mi viene offerto. Parlando con Lui mi accorgo subito che è una brava persona e molto tranquillo ed in più ha una anch’egli una fortissima motivazione dentro di se. Si arriva all’hotel London e mi sembra di essere già stato li dalle innumerevoli volte che avevo visto i filmati degli anni precedenti….VIVEVO IL “SOGNO” IN UN FILM GIA’ VISTO,una stranissima sensazione.Tantissimi atleti da tutte le parti del mondo che si salutano negli idiomi più diversi, che s’incontrano nello stesso posto dopo un anno, mi sembra un ritrovo tra vecchi amici di scuola. Intanto mi registro, mi danno il pettorale ed il cuore inizia a battere più forte. Mi guardo intorno e arrivano altri italiani, ci presentiamo e poi le solite battute sulle intenzioni di gara. Ad un certo punto li lascio basiti:”IO??? RAGAZZI SONO VENUTO QUI PER VINCERE!!!” Qualcuno alla fine veramente ci crederà. Ci danno la camera, così insieme a Giacomo prendiamo posto.La mia precisione mi porta già a preparare le varie buste con i cambi per i vari c.p. Dopo qualche ora scendo nella hall dell’albergo e mi offro volontario ad essere esaminato prima e dopo lo sforzo per un studio che alcuni ricercatori stanno effettuando, mi controllano la pressione, mi fanno le analisi del sangue e vedono i battiti cardiaci. Intanto gli atleti arrivano in modo copioso e mi sembra di essere sulla torre di babele, e’ tutto fantastico. Mi guardo intorno e penso”NON SARANNO QUESTI ULTIMI DUECENTOQUARANTASEI CHILOMETRI A FERMARMI”. Faccio un giro fuori dall’albergo per vedere le condizioni meteo che non promettono niente di buono,la temperatura si abbassa repentinamente ed è a questo punto che prendo una decisione che poi sarà fondamentale per la buona riuscita della gara. Torno in camera e riprendo da una busta il k-way che è destinato ad un punto di ristoro lungo il tragitto. “DOMANI PARTO CON QUESTO INTORNO ALLA VITA INSIEME AL MARSUPIO”,mi dico. E ormai sera la cena viene consumata insieme a tutti gli atleti che come in caserma tutti in fila si servono e poi siedono ai tavoli.Veniamo allietati dai giochi di prestigio di Filippo,la sua allegria è contagiosa e ai nostri tavoli c’è sempre molta gente. Ed al pomeriggio, però, che noto una cosa e cioè ci sono molti atleti nordici che bevono fiumi di birra come se fosse acqua… Mah??? Mattina pre-gara, si mette tutto negli scatoloni da inviare ai vari punti lungo il percorso, si fa colazione ed intanto faccio conoscenza un pò con tutti,in particolar modo con gli amici brasiliani. Ho l’onore di parlare con il mitico Valmir Nunes, l’ultra maratoneta brasiliano già vincitore di gare durissime che si meraviglia del mio portoghese con cadenza carioca. Nei giorni a seguire sarò il suo traduttore ufficiale quando non ci sono i simpatici coniugi Papi. La giornata scorre tranquillamente, nel pomeriggio c’è l’incontro con gli organizzatori che ci spiegano un pò di cose. Viene sera e si cena tutti insieme. La notte che precede una manifestazione del genere dovrebbe essere serena, si dovrebbe riposare bene e invece… Al piano di sotto stanno facendo una festa e la musica arriva fin su in camera, il problema non è questo, perché comunque stavo riposando ma, le urla di Andrea che dorme in camera con noi. Il mitico DARTA che forse preso dalla tensione, dal nervosismo o morso da una tarantola inizia a sbraitare e va avanti così per qualche ora fin a quando non prende il materasso e se ne va nel bagno a dormire…Non a 2 chilometri ma a 2 metri da dove stava prima, sbraita ancora un pò, poi per la pace di tutti s’ addormenta. Sveglia alle 4 per me; colazione con tè miele e fette biscottate e poi partenza alle 6 per il centro di Atene, l’Acropoli da dove si partirà. Solite foto di rito, le bandiere di quasi tutto il mondo sono presenti, è un collage di colori…E’ UNA COSA MERAVIGLIOSA. Mi metto in coda al plotone di atleti e vedo che c’è anche quello che poi sarà il vincitore, il grandissimo Ivan Cudin un ragazzo la cui umiltà è direttamente proporzionale alla sua grandezza. Sono le sette si parte ed io e Ivan chiudiamo il gruppo, ci scambiamo un imbocca al lupo e poi ognuno via per la sua strada. Non mi sono meravigliato di vedere l’atleta friulano in coda perché era stato proprio lui a consigliarmelo. I primi chilometri in discesa, la città che si sveglia, la gente che ancora assonnata va a lavoro fanno da cornice al lungo serpentone che si snoda per le vie della capitale ellenica. Col mio passo a dir la verità già più basso di circa trenta secondi al chilometro su quello previsto sto in gruppo senza problemi. Raggiungo Filippo e Luciano e corriamo un pò insieme. Sosta fisiologica per Popof ed io continuo ad andare, d’altronde sono i primi chilometri. Raggiungo il gruppo degli amici brasiliani che va avanti unito lentamente, m’aggrego a loro e ci mettiamo a chiacchierare un pò. Mi accorgo però che il ritmo è lentissimo e li tiro un pò, dopo un centinaio di metri si staccano. A questo punto ci salutiamo e io vado tranquillo beato e sereno per la mia strada. I chilometri si susseguono il tempo scorre ed è tutto ok. Anche il panorama cambia,dalla città si passa al polo industriale… Brutto??? Macche!!! I miei calcoli sui ristori mi accorgo che sono sbagliati, sono in netto ritardo su quello che avevo calcolato, però non mi abbatto e neanche cerco di recuperare anzi continuo così senza problemi, tanto so che arriverò al traguardo. Raggiungo Giacomo, facciamo un pò l’elastico e poi lo stacco. Incontro Carmelo su una salita e passo anche lui. Il sole è alto, vedo il mare e sono da solo e tutto ciò mi dà una serenità interiore come solo i monaci tibetani possano avere. Dopo un pò, da lontano,vedo la sagoma di Enrico procedere lentamente; so che soffre molto l’umidità ed infatti da li a poco si ritirerà. Mentalmente la mia prima tappa è a Corinto, sono sempre da solo e vado molto bene. Sulla salita prima di arrivare allo stretto vedo un ragazzo americano camminare e gli chiedo se avesse problemi, mi risponde che camminava la salita e poi riprendeva, continuo e vado avanti. Dopo un pò questo atleta mi raggiunge,iniziamo a scambiare delle battute ed intanto arriviamo a Corinto,ci scattiamo delle foto e proseguiamo. Questo ragazzo ha una tecnica particolare e cioè corre per quindici minuti, poi ne cammina uno e ogni ora si ferma a fare degli allungamenti. Sempre con sé ha una bottiglietta d’acqua e si meraviglia di come io non ce l’abbia. Arrivati ad un c.p. m’impone di prenderne una ma è troppo pesante così ne vuoto i due terzi del contenuto e poi la rifornirò sempre ai vari ristori. Il tempo passa e io mi alimento con un gel ogni ora e bevo coca cola o thè ed acqua ad i vari c.p. Nelle varie soste la famiglia dell’americano c’incita, ormai sono diventati anche miei supporters ed è veramente un piacere. Arrivati ad un certo punto dico ad Harvey di andare perché dovevo cambiare i calzini, non lo rivedrò più…. Due giorni dopo a colazione mi dirà che si era ritirato a causa del diluvio notturno. Siamo nel pomeriggio inoltrato,la città,il mare ha lasciato il posto a dei vigneti e di quel serpentone della partenza ormai solo un vago ricordo, si vedono solo piccoli gruppetti, adesso è piena corsa. Più si va avanti ed anche dei vigneti resta un alone nella memoria, oramai è tutta campagna anche se adibita a discarica a cielo aperto, con animali morti ai piedi della strada che anticipano il nostro incedere,ogni tanto ritornano dal passato tracce di una civiltà che fu e che mi fanno capire cosa sia stata l’antica Grecia. Nei vari centri abitati dove transito la gente mi fa sentire il suo calore, ogni tanto dei ragazzini sbucano e chiedono l’autografo. Il percorso è tutto un saliscendi che non lascia respirare ed è molto più duro di quanto avessi visto nei filmati, e di quanto pensassi, ma va bene così. Si approssima la sera,la temperatura cala paurosamente,un pò di stanchezza fa capolino,ma vado avanti. Qualche goccia d’acqua viene giù .”Cavolo non ci voleva proprio “,mi dico. Avendo calcolato male il ritmo gara ho ricambi molto più avanti .L’oscurità sembra ormai una piovra che mi avvolge nei suoi tentacoli ,non ho la luce non ho niente… Solo il k-way che avevo previsto mi potesse essere utile. Lo slaccio e lo indosso,mi ripara un pò dall’umidità. Dopo una ventina di minuti il freddo e la pioggia, che intanto inizia a venir giù copiosa, mi fanno abbassare la temperatura corporea. L’acqua mi entra dal cappuccio dell’impermeabile,mi bagno e tutto diventa difficile,resisto però sono calmo e vado avanti. Mi viene in soccorso un c.p. che come un’oasi nel deserto aiuta gli andanti così salva me. Chiedo ai volontari una luce per la notte,il diluvio ormai impazza però un’altra intuizione mi salva la gara. Vedo degli atleti chiedere delle buste per l’immondizia e così faccio anch’io,alla prima faccio un buco per la testa e per le braccia e la metto su,alla seconda solo un buco per la testa e la indosso,così fasciato dall’interno faccio un buco per far uscire la testa della luce e riprendo a correre impermeabilizzato perfettamente. La pioggia non accenna a smettere ,bevo una tazza di brodo caldo che mi restituisce un pò di calore ,riparto mentre gli altri atleti si riparano dal nubifragio. Arrivo ad un punto dove c’è una discesa sterrata,una lava d’acqua la percorre in tutta la sua larghezza e lunghezza ,non rischio e cammino perché non si vede dove appoggio i piedi ,il flusso è più alto delle mie caviglie.Dopo un pò la pioggia diminuisce ma io non dismetto le buste ed il k-way. Arrivo al c.p. trentaquattro e trovo Andrea seduto che mi dice che al prossimo punto di ristoro si ritirerà. Gli chiedo d'unirsi a me,non voglio lasciarlo solo pur sapendo che la sua condizione può danneggiare anche me. Telefona a casa,racconta dei suoi propositi ed io a questo punto mancando solo un chilometro e mezzo al ristoro lo lascio perché mi farò fare dei massaggi. Check point trentacinque,centoventiquattro chilometri di corsa dopo tredici ore trenta minuti di umidità e pioggia. Mi fermo,mi sdraio su un lettino e mi faccio fare dei massaggi,a questo punto l’addetto toccando i muscoli di una coscia mi dice di alzarmi un attimo perché vuole controllare una cosa di strano .”Hai il bacino fuori asse,è rischioso,vuoi continuare?” In tutta tranquillità gli rispondo :”SI !!!”,perché secondo me praticando uno sport estremo posso anche arrivare ad accarezzare e ad abbracciare la morte. Diverso sarebbe stato il discorso se il medico m’avesse strappato il pettorale,in quel caso avrei dovuto accettare la decisione. Ormai sono le venti e quaranta,è buio e sembra notte fonda… Intanto ricomincia a piovere. Decido allora di prolungare un pò la sosta per mangiare un bel piatto di spaghetti,tanto la digestione non poteva arrecare danno alla mia andatura in quanto per circa un’ora avrei camminato anche se a passo svelto. Questo pasto caldo sarà l’unico cibo solido che manderò giù in trentatre ore di corsa. Scrosci di pioggia alternati a brevi schiarite si susseguono,i vari c.p. vengono superati .E’ ancora lunga… Ma va bene !!! Fatica e stanchezza ormai sono miei compagni di viaggio però non sono pesanti e opprimenti,convivo tranquillamente con loro perché sapevo che sarebbero arrivati,li accetto volentieri e mi fanno compagnia… Comando io però e li faccio star zitti. Arrivo alla lunga erta prima dello sterrato di montagna,è molto impegnativa,non finisce più. Mi raggiungono tanti atleti,questo però non è un problema per me.Sono al c.p. ai piedi della grande montagna… Bevo e riparto. Inizio lo sterrato che s’inerpica e abbraccia la montagna. E’ molto pericoloso. Si scivola,ci sono molti atleti che si fermano perché voltandosi s’accorgono di essere appesi alla parete su una stradina strettissima,li accompagnano su i volontari.Io cado due volte,m’aggrappo alle pietre e mi aiuta Corrado,un altro amico italiano col quale dopo dieci minuti di chiacchiere in inglese scopro di avere in comune la  nazionalità. Con molta fatica arrivo su,c’è un ristoro prendo un pile smanicato che avevo fatto portare li ed inizio la discesa. La strada è larga,scivolosa, ripida e con grosse pietre incastonate nello sterrato,se prendo velocità e non mi fermo più rischio di rovinare giù e m’ammazzo,quindi molta calma.Dopo un pò un’altra sosta leggermente più lunga e vengo raggiunto da un bel gruppetto formato da soli atleti italiani,si va avanti insieme cercando di tener su il morale. Così ridendo e scherzando arriviamo al c.p. cinquantadue dopo ventitrè ore e trenta di corsa veniamo avvertiti che Ivan ha vinto la gara… L’adrenalina sale ai massimi livelli,piangiamo e cantiamo l’inno nazionale… Un bel momento veramente. Ripartiamo tutt’insieme però il vantaggio sulla chiusura del prossimo ristoro sta via via calando ed è sceso a soli quaratacinque minuti .Ci chiediamo se avesse senso continuare ad affondare tutti oppure di proseguire ognuno con le proprie forze .Paolo che è quello più in difficoltà in quel momento ci dice di andare,con enorme dispiacere lo lasciamo al suo destino,dopo però troverà una grandissima forza che lo porterà al traguardo. Continuo con Giacomo e Filippo,dopo un pò anche l’atleta umbro si stacca e proseguiamo io ed il triatleta pugliese. Una nota di merito particolare va a Giacomo Maritati per l’appoggio che ha dato a Paolo durante la notte,aspettandolo su in cima alla montagna per un quarto d’ora,asciugandogli il sudore e la pioggia che lo bagnava e motivandolo attimo dopo attimo,passo dopo passo. GRANDE GIACOMO !!!!! Si corre veramente bene con l’amico pugliese,andiamo avanti alla grande però lo rimprovero di correre a strappi. Ormai il sole è alto ed io ho ancora l’abbigliamento notturno,gli occhi sembrano supplicarmi di volersi chiudere ma io sono più forte di tutto. C.p. sessanta,dico a Giacomo che le nostre strade si dividono qui perché mi cambio e mi faccio fare dei massaggi perdendo circa una ventina di minuti.Tanta gente mi passa e scalo all’indietro la classifica,non m’interessa più di tanto. Mi rimetto in sesto e riparto tranquillamente… Da questo momento una gara nuova e fantastica .Una bella discesa e poi moltissimi chilometri di salita dove mi sembra di avere due marce in più rispetto a tutti,ripasso tutti gli italiani e moltissimi altri atleti. Vedendo il mio incedere portentoso tutti m’incitano,l’entusiasmo mi prende sempre di più. Raggiungo ancora Giacomo che mi dice”Vai,Vai,forza,stai andando benissimo”,lo vedo in difficoltà .Sto qualche decina di metri con lui cercando di capire la situazione,che è critica purtroppo. Gli parlo gli dico che al traguardo senza di lui non arrivo,rallento e tengo il suo passo. Come un fratello più grande mi dice di andare e che lui al traguardo arriverà. Con la morte nel cuore riparto,ormai al traguardo mancano soltanto una quarantina di chilometri… Una bazzecola in condizioni normali ma dopo duecento chilometri è un pò diverso. Pioviggina ancora un pò e mi rimetto in assetto da pioggia. Ormai vedo solo traguardo… Intanto mancano venti chilometri,mi fermo e mi faccio fare un massaggio.Il vantaggio sul tempo di chiusura del prossimo c.p. è enorme e mi posso permettere quest’ultima lunga sosta forse anche eccedendo con lo zelo.Mi raggiunge Popof e consiglio anche a lui un massaggio.Il massaggiatore ad un certo punto mi tocca la tibia in un punto e mi fa malissimo,riparto con la paura che possa succedermi qualcosa.Dopo qualche minuto ancora Filippo è dietro di me e mi dice che è ripartito subito perché mentre lo massaggiavano si stava addormentando.Lui non tiene il mio ritmo,vado… E' una corsa sciolta e tranquilla,in discesa volo,in salita rallento e sul rettilineo l’andatura è fluida. Moltissimi atleti vinti dalla fatica e quasi piegati supero,molti ai bordi della strada cercano un pò di tranquillità. Sono quasi a Sparta,la strada è un lungo discesone pieno di tornanti,mi sembra di essere una macchina di formula uno che taglia tutte le curve cercando la traiettoria migliore,ho i brividi ma stavolta non è il freddo. A cinque chilometri dal traguardo inizio a piangere di gioia,a pensare a tutti i sacrifici fatti ,a tutte le persone che mi avevano spronato lungo il cammino della preparazione e alla mia famiglia… Pensando e lacrimando arrivo al penultimo c.p.,bevo come sempre e vedo che mancano tre chilometri e novecento metri all’ultimo ristoro…”Bene mancano meno di quattro chilometri”mi dico ed invece quando passo l’ultimo check point vedo che mancano invece di ottocento metri,due chilometri e cento metri.Non mi perdo d’animo.Sono lungo una strada dritta seguito da un bimbo in bici che mi indica la retta via,all’improvviso curva secca a destra ed in fondo alla strada davanti a me si erge in lontananza, maestosa e bella, la statua di Re Leonida.Smetto di piangere,sventolo il bandierone dell’Inter e mi godo in silenzio ed estasiato quel momento.La gente dai balconi applaude,dai bar e dai ristoranti mi urlano e mi fanno festa ed i bimbi in biciclette m’incitano.Mancano duecentocinquanta metri al traguardo,il drappo bianconerazzurro è chiuso nel pugno destro ed in inizio ad urlare.Sono impazzito,si leva un boato nella strada,salto di gioia,la gente m’osanna…Li ho conquistati…SONO IL LORO RE,SONO IL SOVRANO DI SPARTA!!! Salto i gradini che portano alla statua,gli arrivo sotto e con un balzo saltando anche gli ultimi rimasti invece di fare come tutti che accarezzano il piede,faccio una schiacciata tipo basket.Ad attendermi ci sono Enrico ed Andrea che si complimentano.Fotografie di rito ,mi tolgo cappellino ed occhiali ed il Sindaco mi cinge la testa con una corona d’alloro,una damigella mi fa bere da un’ampolla.E’ L’APOTEOSI. A questo punto prendo il bandierone dell’Inter e lo stendo a terra,mi metto in posa come Paolina Bonaparte per la gioia di tutti i fotografi.Due infermiere mi portano alla tenda medica,mi prelevano il sangue,controllano la pressione e poi mi tolgono scarpe e calzini per pulirmi i piedi e per vedere se ci sono vesciche o unghia messe male… Niente di tutto ciò. Mi chiedono se voglio qualcosa da bere ed io gli rispondo:”Già che ci siete portatemi pure un mega panino”… Siccome sono il loro Re vengo subito accontentato.Mi mettono in taxi e vado in albergo,una bella doccia rinfrescante e mi stendo un pò sul letto. Sono un forno,molto accaldato sembro una sorgente di calore.Dopo un pò vado in strade ad attendere gli altri amici.Con mia enorme soddisfazione sono uno dei pochi senza problemi e cammino bene,gli altri hanno tutti molti problemi.Di questa mia freschezza devo ringraziare Vincenzo Esposito che è il mio allenatore,veramente un grande !!! Voglio adesso però ricordare il dramma sportivo di Max che a due chilometri dal traguardo si è visto strappare il pettorale dai giudici perché fuori tempo… Assurdo dopo duecentoquarantaquattro chilometri,però è il regolamento.Un grande applauso va ai due amici italiani che l’hanno preso e l’hanno portato al traguardo sorreggendolo,i giudici e la gente l’hanno comunque omaggiato di tutti gli onori ed anche alla sera di gala è stato chiamato sul palco…E’ LUI IL VINCITORE MORALE… GRANDE MAX. Una curiosità,i primi tre italiani arrivati al traguardo e cioè Cudin,io e Poponesi,siamo nati tutti il quindici febbraio… UN MOTIVO CI SARA’… La sera insieme a Giacomo andiamo a festeggiare e poi a riposare.La mattina seguente una bella passeggiata in centro,ritiro degli indumenti dai vari check point ed in serata andiamo a festeggiare la vittoria di Ivan al ristorante il quale è talmente vicino all’albergo che io e Filippo quando siamo arrivati abbiamo toccato la base di un paletto come se fosse il piede di Re Leonida…Capita l’ironia??? Lunedì mattina un pò in spiaggia e nel pomeriggio una bella gita con pranzo fuori,dove non solo il pranzo era “fuori”ma un pò tutti.Serata con premiazione di tutti gli arrivati e cena.Ad un certo punto della serata tutti noi italiani saliamo sui gradini dell’arena che ci ospita e col tricolore in mano cantiamo a squarciagola l’inno di Mameli.,è un tripudio,tutti gli accompagnatori e gli atleti di tutto il mondo ci applaudono.MOMENTO EMOZIONANTISSIMO E SIAMO TUTTI CON LE LACRIME AGLI OCCHI. Non solo noi atleti abbiamo corso questa fantastica gara ma anche gli accompagnatori:Giorgio,il papà di Filippo;Valentina,la compagna di Paolo,che era commossa quando facevamo i complimenti al suo compagno per aver trovato la forza di arrivare al traguardo; Emanuela,moglie di Alessandro… Bravi anche a voi.Concludendo dico che è stata una bella esperienza,una meravigliosa avventura.Voglio ringraziare la mia famiglia,il mio allenatore,la mia società (Reggio Event’s) e tutti gli amici che hanno condiviso con me questa gioia.In tanti piangendo mi hanno telefonato ad Atene dicendomi che gli avevo fatto vivere delle bellissime emozioni,molti sono stati attaccati al computer per i passaggi ai check point anche di notte,hanno trepidato per me e tantissimi sono stati i messaggi su Facebook.Nei giorni successivi al ritorno in Italia è stato tutto un festeggiamento.Arrivato a Reggio Emilia son subito ripartito per Roma dove mi hanno accolto tre carissimi amici,di cui due di loro anch’essi runners.Gli ultramaratoneti,al secolo,Mauro Firmani e Gianluca Adornetto (in tantissime maratone fanno da pacers) mi hanno accolto,abbracciato e con le lacrime che gli correvano lungo il viso continuavano a ringraziarmi,Mauro s’è perfino abbassato e mi ha lustrato le scarpe,i viaggianti alla stazione Termini non capivano ed erano esterrefatti.Siamo andati al bar di fronte ed abbiamo scattato tantissime foto con la medaglia e la targa ricordo con la gente che ci guardava sempre più stupiti. SIGNORI SONO IO CHE RINGRAZIO VOI PER TUTTO L’AFFETTO CHE MI AVETE DIMOSTRATO. QUELL’URLO IMMORTALATO DA CENTINAIA DI FOTOGRAFI AL TRAGUARDO E’ IL GRIDO CHE DAL PROFONDO DEL MIO CUORE VUOLE RAGGIUNGERVI IN QUALSIASI POSTO VOI SIATE IN QUESTO MOMENTO. GRAZIE ANCORA. Da ora però profilo basso,non è successo niente,un pò di riposo,vacanza a Rio de Janeiro e poi si riparte per un’altra avventura…”NOVE COLLI RUNNING”.