venerdì 18 novembre 2011

25^ Turin Marathon: Bella ma con dettagli da migliorare.

Un successo con alcuni dettagli da migliorare: Non ho altre parole per descrivere la venticinquesima Turin Marathon. Un’edizione che ha visto una partecipazione record ed un numero di finisher superiore rispetto all’anno precedente di ben 582 atleti. Di tutto ciò si deve ringraziare il sig. Chiabrera che, avvalendosi della collaborazione di persone competenti, ha costituito un’efficiente ed eccellente macchina organizzativa la quale, lavorando in modo certosino ed indefesso, ha allestito un’ottima manifestazione. Torino, già dal giorno precedente la gara, è stata invasa da podisti di tutte le età e di tutte le ”velocità”; infatti, non solo la maratona, ma anche la StraTorino e la Junior marathon prendevano il via dal centro dalla città piemontese.
L’ex capitale d’Italia, nella sua veste austera ha mostrato le proprie bellezze e si è ripresa, almeno per un fine settimana, il vecchio scettro ponendosi meritatamente al centro dell’attenzione. Musica, tanta allegria e cordialità, insieme alla conferma che Torino è una città molto sottovalutata dai più, hanno reso questo week-end fantastico. Sono giunto, infatti, nel capoluogo sabaudo nella giornata di sabato, ho fatto un giro in città sotto i portici medioevali e poi mi son recato al centro maratona in piazza Castello, luogo che vedrà anche la partenza ed il traguardo della gara l’indomani mattina. Tutto molto veloce e tranquillo, il ritiro del pacco gara (molto bello lo zainetto) e la visita agli stand. La cordialità degli addetti e la simpatia degli atleti che arrivavano rendevano il pomeriggio ancora più piacevole. All’imbrunire, il pasta party, allietato dalla musica, allestito in piazza San Carlo, forse visto l’orario ed il periodo poteva essere gestito logisticamente in modo diverso. La sera del sabato l’ho trascorsa in allegria col gruppo dei pacer, al quale va un plauso particolare perché il plotone “pilotato” da Mauro Firmani ha colorato allegramente ed in modo simpatico la città svolgendo alla grande il suo dovere: Ben 29 dei 30 pacer, infatti, sono arrivati in perfetto orario al traguardo tra i ringraziamenti dei tanti atleti che grazie ai ”palloncini” hanno visto premiati i loro sforzi e coronati i loro sogni. A cena, in albergo, si è unito a noi anche quel campione di Giorgio Calcaterra, sempre pronto a dare un parola d’incoraggiamento a tutti coloro che ne avevano bisogno e mai stanco di fermarsi con chi gli chiedeva una foto o quant’altro. Lui, prima di tutto una brava persona e poi un grandissimo atleta, insieme a Ivan Cudin, altro fulgido esempio di lealtà e semplicità ,sono gli esempi da seguire in uno sport sempre meno vissuto sul “campo”, mal proposto in tv, sottovalutato dalla carta stampata e urlato su alcuni siti.
Domenica mattina, un cielo azzurro ed clima frizzante hanno avvolto gli atleti, mentre le note dell’inno nazionale cantato da Arianna Bergamaschi echeggiavano e volteggiavano nell’aria, caricando ancora di più tutti quanti. L’assenza, però, delle “griglie” alla partenza ha scontentato più di qualche partecipante, sono convinto che gli amici di Torino sapranno porre rimedio anche a questo neo. Alle nove e trenta, la gara è partita e il fiume di persone ha inondato le strade ed i viali della città. Io mi divertivo a salutare gli amici che mi passavano ed intanto procedevo con tranquillità assoluta con i pacer delle tre ore e trenta ai quali avevo promesso di dare una mano. Tutto bello fino al quattordicesimo chilometro, quando all’angolo di via Stupinigi, l’amico Paolo, coperto da altri atleti, non ha visto, una ringhiera che separava la sede stradale dal tratto pedonale e l’ha urtata violentemente procurandosi un grosso ematoma all’altezza del torace stramazzando a terra con problemi di respirazione. Il prossimo anno spero che provvedano a segnalare in modo vistoso questo ostacolo, perché la gara in quel punto è ancora all’inizio, il plotone è compatto e la scena potrebbe ripetersi. Vedendo l’accaduto non ho esitato a fermarmi e a prestare soccorso. Le persone che avevano assistito alla scena dai balconi delle loro case ci hanno aiutato tantissimo dandoci una coperta, del ghiaccio e proponendosi di accompagnare l’infortunato in ospedale Un grazie di cuore. Intanto la corsa passava disinteressandosi di quello che accadeva, solo un altro atleta si fermava a prestare soccorso… Il tempo passava e dopo quasi sette minuti è arrivata una volontaria della Croce Rossa che si è presa cura dell’incidentato e mi ha detto che potevo andare. A questo punto, però, avevo accumulato un discreto ritardo rispetto ai “palloncini” con i quali dovevo collaborare. Un rapido conteggio dei tempi e calcolo che correndo mediamente a 4’15” al km li avrei raggiunti in 11km. Così tra lo stupore di tutti, correvano a 6’00” al km, e le urla di scherno: “Ma dove vai?  Così al traguardo non arrivi…”, “Se sei così veloce, come mai sei così indietro, rallenta e ascolta i consigli”, iniziavo la rimonta. Li ascoltavo e dentro di me ridevo come un pazzo. Un pò prima del venticinquesimo km vedevo coronato il mio tranquillo inseguimento. Tutti mi chiedevano dell’accaduto: “Cavolo, credevo fosse passato inosservato...!”.
Da lì in poi, fino al traguardo, è stato tutto molto divertente, procedevamo ad un ritmo costante, io spronavo un pò tutti quelli che ci seguivano e tutti quelli che, ormai sfiniti, “raccoglievamo” per strada. Prima dei ristori, allungavo il passo e prendevo quattro, cinque bottigliette d’acqua per distribuirle al gruppo in modo che non rallentasse il suo incedere. Anche sui ristori ci sarebbe da dire qualcosa, questa volta però agli atleti. Il solito mare di plastica sull’asfalto, il solito menefreghismo di tanti, molti, partecipanti. Ma è così difficile essere educati e dotarsi di senso civico? Tantissimi avevano anche il pettorale col quale partecipavano alla campagna del correre pulito, del correre verde. Ipocriti! Andrebbero squalificati senza appello, che pena mi fanno! Ho notato un grandissimo spreco d’acqua, sicuramente le bottigliette sono meglio dei bicchieri che si rovesciano sul tavolo ma, gran parte del loro contenuto va perso inutilmente, allora in commercio ci sono dei bicchieri con acqua sigillati e sono un pò più grandi di quelli che normalmente si vedono sui tavoli ai ristori, contengono una quantità di liquido che è la via di mezzo tra le soluzioni che generalmente si adottano e sono pure comodi da tenere in mano.
Ritornando alla gara, dopo il lunghissimo corso Francia. si arriva in città, ormai i giochi sono fatti, incito ancora di più gli amici, il traguardo è lì, distante trecento cinquanta metri, ormai hanno le ali ai piedi, il mio bandierone nerazzurro già sventola da qualche chilometro su Torino e non vi dico i commenti. Arriviamo al traguardo in perfetto orario: Tre ore, ventinove minuti e quarantadue secondi. Un bacio alla gentile signora che mi mette al collo la medaglia e, subito dopo, un ristoro spartano dove comunque c’era l’indispensabile e senza sprechi di cibo. Molto veloce la raccolta borse e poi una bella doccia calda. Molto indovinata la location del fine gara, la piazza adiacente al palazzo Reale si è mostrata perfetta per i servizi che doveva fornire. Una bella maratona, una giornata fantastica e qualcosa da migliorare. Forza Turin Marathon, sono convinto che l’anno prossimo saprai fare ancora meglio.
Ho iniziato facendo i complimenti a Chiabrera, vertice dell’organizzazione. ma non dimentico di ringraziare e congratularmi con Marco Ronco, gli amici della cascina della Marchesa (sede Turin Marathon): Simone, Irene, Alessandra, Chiara, Alessandro, ancora poi un plauso a Mauro Firmani che ha gestito i pacer e gli ambasciatori della Turin Marathon, un grazie va pure a tutti i volontari, che con la loro preziosissima opera hanno fatto in modo che tutto si svolgesse in modo fluido. Se ho dimenticato qualcuno chiedo scusa. Volete sapere chi sono, se il nome non vi dice niente? Sono quello che corre con la bandiera dell’Inter…