lunedì 27 febbraio 2012

La Via della Felicità...


... E poi... E poi, lungo il cammino nella nostra esistenza, si arriva ad un punto. Un punto nel quale ci si pone delle domande: “Cosa ho fatto?”, “Cosa sto facendo?” e magari: “Cosa farò?”.
Se riuscissimo ad essere un pò più onesti con noi stessi, senza farci pervadere da un falso buonismo e sopraffare da un finto perbenismo, ci accorgeremmo che gran parte della gente ha vissuto la propria vita, sportiva e non, guardando sempre al risultato personale e al proprio profitto, anteponendo l’ “IO” al “ NOI”.
Da qualche tempo è giunto anche il mio momento. E' arrivata l’ora di fare i conti con Ciro Di Palma. Nella mia “carriera podistica”, che ha corso parallela per lunghi tratti alla mia vita, fino a diventarne poi un tutt’uno, c’è stato un punto di svolta nel settembre del 2010 quando ho corso la Spartathlon. Prima di quel giorno gareggiavo e vivevo solo per il cronometro, la voglia di prevalere, per l’ego, insomma per l’apparire più che l’essere, non capendo quella che era l’essenza della corsa e non assaporando il piacere della vita. E’ stata la gara in terra ellenica, “Il Sogno, Il Mio Sogno”, lo spartiacque. Lungo quei duecentoquarantasei chilometri ininterrotti di corsa ho capito cosa avevo fatto prima (poco) e stavo intuendo come stavo cambiando (in meglio) in quei momenti. La notte, sotto un diluvio biblico, l’incontro con atleti in difficoltà, la voglia di aiutarci per uscire da una situazione difficile, il pianto al traguardo, m’avevano detto che i valori erano e sono altri. Cose semplici, talvolta banali, di cui tutti noi siamo a conoscenza e dei quali potremmo essere ambasciatori, ma che purtroppo dimentichiamo rapidamente come un battito d’ali di farfalla.
Ho recepito a Sparta che fosse arrivato il momento di fare anch’io qualcosa per gli altri, magari meno fortunati di me, sfruttando quello che so fare meglio cioè correre e scrivere. Contattai diverse associazioni alle quali non chiedevo niente e ribadisco niente, solo una t-shirt di cotone da mettere prima delle gare oppure far stampare, a mie spese, il loro logo sulla mia maglia da gara. Le risposte furono: “Qual è il tuo curriculum sportivo?”, “Quante apparizioni sui giornali e in televisione hai avuto?”. Nel mio piccolo e con tanta fiducia gli scrivevo... Mai uno che si fosse fatto risentire. Molto deluso ho iniziato a pensare che la semplicità, la bontà di certe azioni non bastassero e che altri fossero i parametri per aiutare qualcuno. Con questo sconforto nell’animo ho continuato a correre, a scrivere di gare. Emozionandomi, criticando talvolta, ma sempre cercando di trasmettere positività. Grazie a tutto ciò non ho mai smesso di conoscere nuove persone, molte altre storie e una miriade di vite vissute.
Un giorno, un bel giorno mi è arrivata una telefonata: “Ciao Ciro, sono Simone, vorrei proporti un progetto...” Così, dopo avermi spiegato a più riprese e nei minimi particolari il tutto e dopo aver visionato il sito, ho aderito ed insieme a me Giorgio Calcaterra, Simone Leo e Simona Leone. E’ così che ho conosciuto: “La Via della Felicità”.
La Via della Felicità è il primo codice morale basato interamente sul buon senso. La sua prima pubblicazione risale al 1981 e il suo scopo è quello di arrestare il declino morale nella società e ripristinare integrità e fiducia nell’uomo. La Via della Felicità inoltre detiene un record del Guinness dei Primati come il testo secolare più tradotto nel mondo. Scritto da L. Ron Hubbard, riempie il vuoto morale in una società sempre più materialista, e contiene ventuno principi fondamentali che guidano una persona a un migliore tenore di vita. Interamente non religioso, può essere seguito da persone di ogni razza, colore o credo per ripristinare i legami che uniscono l’umanità.
Da oggi sono un’altra persona.