Con piacere rivedo anche Maurizio Crispi che era tanto tempo che non incontravo e col quale mi metto a parlare dei miei progetti per l’anno che si è spalancato davanti a noi. Sono le venti e l’allegra brigada si sposta dall’altra parte per la cena;la festa ha inizio. Ho modo di conoscere nuove persone,ognuno a modo suo attore protagonista del film della sua passione sportiva e con tante storie diverse da raccontare. Tutti però con la stessa gioia da condividere… LA CORSA. Nonostante l’aria di festa,dopo cena, torno subito in albergo sperando che dopo una bella dormita avrei smesso quel velo di tristezza che m’ammantava. E’ domenica mattina,è presto ed il cielo plumbeo ci guarda dall’alto minaccioso quanto mai,in strada già tanti atleti colorano la città ancora un pò sonnecchiante. Mi reco alla partenza della gara,manca ancora mezz’ora e allora vado a sedermi in riva al mare,l’aria è serena e prelude ad una bella giornata. Pieno d’energia e carico ritorno in gruppo dove c’è ancora tempo per parlare e scherzare un pò con gli amici come al solito. Mancano cinque minuti,ci portiamo sotto il gonfiabile dello start, la musica dagli altoparlanti esce alta ,attraversa i nostri timpani e si perde nell’atmosfera. Ormai ci siamo…VIA !!! Il serpentone inizia a muoversi, sull’arenile prende vita la corsa. La sabbia più soffice e meno compatta rispetto all’anno scorso,quando l’intero litorale fu vittima di mareggiate e cattivo tempo,sembra come rapire i nostri passi . Si notano fin dai primi chilometri i diversi tipi di atleti che popolano la gara : C'è chi è li per fare la corsa e lottare per la vittoria ponendosi subito alla testa del gruppone ; c’è chi provvisto di camel back sta provando l’assetto per la cento chilometri del Sahara che si terrà tra poco; c’è chi come me è li per effettuare un buon allenamento e c’è infine chi è presente per fare una semplice e salutare passeggiata. Una delle cose belle di questa corsa è che essendo un circuito da ripetersi più volte hai la possibilità d’incrociarti con gli altri atleti,all’inizio tutti felici e sorridenti poi man mano che passano i chilometri quella felicità degrada fino ad assumere connotati di fatica con contorni sempre più marcati di sofferenza pura. Le mie gambe vanno benissimo,giro con tempi costanti ed il mio incedere è tranquillo,mi diverto a giocare col mare,lo sfido,lo irrido. Lui cerca di bagnarmi ed io lo schivo allora per vendicarsi di questo mio affronto,come un bimbo capriccioso che vuole sempre averla vinta, cancella le tracce del mio passaggio rendendo invisibile la mia presenza. Si va avanti, batto il cinque con tanti amici,alcuni sono in netta difficoltà e li incito,altri mi guardano con aria stravolta facendomi solo un cenno col capo. Tanti mi ringraziano… Tutti però stringono i denti e vanno avanti indomiti. Sono talmente contento di come stia andando la mia corsa che proprio mi sembra di vivere in un’altra dimensione,catapultato li quasi per caso e solo per dar man forte a tutti. Verso la metà o poco più del tragitto doppio l’amica Angela,nel passarla mi urla:”Mi hai fatto piangere quando ho letto il tuo articolo sulla maratona di Napoliiiii”,resto un attimo stupefatto,piacevolmente colpito,mi volto,la guardo e cambio la direzione della mia corsa .La raggiungo,l’abbraccio,la ringrazio del bel complimento che mi ha fatto e le chiedo di fare qualche chilometro insieme. Lei da grande atleta qual è mi urla,quasi rimbrottandomi, d’andare,consapevole della differenza di passo che c’è tra noi. Mi allontano riprendendo il mio ritmo però devo essere sincero quell’attestato di stima mi ha colto piacevolmente di sorpresa. Stavolta sono stato io ad essere emozionato. Vado avanti leggero ed in beata solitudine,la mente viaggia libera ed i pensieri fondendosi con la risacca del mare si perdono all’orizzonte e sempre più lontani da me,un leggero venticello freddo che spira da sud m’accarezza,m’inebria e risveglia i sensi. I miei occhi ad un certo punto vengono rapiti dall’immagine due uccellini che sono li per i fatti loro sulla spiaggia. Uno mi vede arrivare e si sposta un pò,l’altro mi viene incontro e mi segue come se volesse dirmi qualcosa,noto qualcosa di particolare sulla testa di quel simpatico pennuto,è una leggerissima imperfezione che lo rende però molto originale. All’improvviso però vola via e se ne va in compagnia dell’altro portandosi via quella sensazione di solitudine che avvertivo e che mi opprimeva. Ormai manca un giro e mezzo alla fine, dal traguardo ormai disto dodici chilometri, ho ancora da correre meno di un’ora…Bene. Mancano cinquecento metri,il gonfiabile è ben visibile,tiro fuori il mio bandierone dell’Inter e sventolandolo lo oltrepasso mettendo la parola fine alla mia corsa. Una gentile signora mi consegna la medaglia e poi il solito show ad uso e consumo dei fotografi e per il mio divertimento. Ecco che ancora una volta rivedo quei due uccellini e la scena di prima si ripete come se fossi andato indietro col nastro pigiando il tasto del rewind. Il volatile col neo mi viene incontro e mi segue fino a dove ho lasciato il borsone poi, come se volesse salutarmi resta immobile,mi guarda e dopo qualche attimo prende a volteggiare nel cielo e vola verso chissà quali lidi e quali avventure. Quell’istantanea mi resterà nitida nella mente ed il verso di quel simpatico animaletto,come le parole dolci che solo una mamma o una donna innamorata sanno proferire, riecheggerà come una soave melodia nelle mie orecchie fino al ritorno a casa.
venerdì 18 febbraio 2011
2^ 50 km sulla sabbia di San Benedetto del Tronto.
Con piacere rivedo anche Maurizio Crispi che era tanto tempo che non incontravo e col quale mi metto a parlare dei miei progetti per l’anno che si è spalancato davanti a noi. Sono le venti e l’allegra brigada si sposta dall’altra parte per la cena;la festa ha inizio. Ho modo di conoscere nuove persone,ognuno a modo suo attore protagonista del film della sua passione sportiva e con tante storie diverse da raccontare. Tutti però con la stessa gioia da condividere… LA CORSA. Nonostante l’aria di festa,dopo cena, torno subito in albergo sperando che dopo una bella dormita avrei smesso quel velo di tristezza che m’ammantava. E’ domenica mattina,è presto ed il cielo plumbeo ci guarda dall’alto minaccioso quanto mai,in strada già tanti atleti colorano la città ancora un pò sonnecchiante. Mi reco alla partenza della gara,manca ancora mezz’ora e allora vado a sedermi in riva al mare,l’aria è serena e prelude ad una bella giornata. Pieno d’energia e carico ritorno in gruppo dove c’è ancora tempo per parlare e scherzare un pò con gli amici come al solito. Mancano cinque minuti,ci portiamo sotto il gonfiabile dello start, la musica dagli altoparlanti esce alta ,attraversa i nostri timpani e si perde nell’atmosfera. Ormai ci siamo…VIA !!! Il serpentone inizia a muoversi, sull’arenile prende vita la corsa. La sabbia più soffice e meno compatta rispetto all’anno scorso,quando l’intero litorale fu vittima di mareggiate e cattivo tempo,sembra come rapire i nostri passi . Si notano fin dai primi chilometri i diversi tipi di atleti che popolano la gara : C'è chi è li per fare la corsa e lottare per la vittoria ponendosi subito alla testa del gruppone ; c’è chi provvisto di camel back sta provando l’assetto per la cento chilometri del Sahara che si terrà tra poco; c’è chi come me è li per effettuare un buon allenamento e c’è infine chi è presente per fare una semplice e salutare passeggiata. Una delle cose belle di questa corsa è che essendo un circuito da ripetersi più volte hai la possibilità d’incrociarti con gli altri atleti,all’inizio tutti felici e sorridenti poi man mano che passano i chilometri quella felicità degrada fino ad assumere connotati di fatica con contorni sempre più marcati di sofferenza pura. Le mie gambe vanno benissimo,giro con tempi costanti ed il mio incedere è tranquillo,mi diverto a giocare col mare,lo sfido,lo irrido. Lui cerca di bagnarmi ed io lo schivo allora per vendicarsi di questo mio affronto,come un bimbo capriccioso che vuole sempre averla vinta, cancella le tracce del mio passaggio rendendo invisibile la mia presenza. Si va avanti, batto il cinque con tanti amici,alcuni sono in netta difficoltà e li incito,altri mi guardano con aria stravolta facendomi solo un cenno col capo. Tanti mi ringraziano… Tutti però stringono i denti e vanno avanti indomiti. Sono talmente contento di come stia andando la mia corsa che proprio mi sembra di vivere in un’altra dimensione,catapultato li quasi per caso e solo per dar man forte a tutti. Verso la metà o poco più del tragitto doppio l’amica Angela,nel passarla mi urla:”Mi hai fatto piangere quando ho letto il tuo articolo sulla maratona di Napoliiiii”,resto un attimo stupefatto,piacevolmente colpito,mi volto,la guardo e cambio la direzione della mia corsa .La raggiungo,l’abbraccio,la ringrazio del bel complimento che mi ha fatto e le chiedo di fare qualche chilometro insieme. Lei da grande atleta qual è mi urla,quasi rimbrottandomi, d’andare,consapevole della differenza di passo che c’è tra noi. Mi allontano riprendendo il mio ritmo però devo essere sincero quell’attestato di stima mi ha colto piacevolmente di sorpresa. Stavolta sono stato io ad essere emozionato. Vado avanti leggero ed in beata solitudine,la mente viaggia libera ed i pensieri fondendosi con la risacca del mare si perdono all’orizzonte e sempre più lontani da me,un leggero venticello freddo che spira da sud m’accarezza,m’inebria e risveglia i sensi. I miei occhi ad un certo punto vengono rapiti dall’immagine due uccellini che sono li per i fatti loro sulla spiaggia. Uno mi vede arrivare e si sposta un pò,l’altro mi viene incontro e mi segue come se volesse dirmi qualcosa,noto qualcosa di particolare sulla testa di quel simpatico pennuto,è una leggerissima imperfezione che lo rende però molto originale. All’improvviso però vola via e se ne va in compagnia dell’altro portandosi via quella sensazione di solitudine che avvertivo e che mi opprimeva. Ormai manca un giro e mezzo alla fine, dal traguardo ormai disto dodici chilometri, ho ancora da correre meno di un’ora…Bene. Mancano cinquecento metri,il gonfiabile è ben visibile,tiro fuori il mio bandierone dell’Inter e sventolandolo lo oltrepasso mettendo la parola fine alla mia corsa. Una gentile signora mi consegna la medaglia e poi il solito show ad uso e consumo dei fotografi e per il mio divertimento. Ecco che ancora una volta rivedo quei due uccellini e la scena di prima si ripete come se fossi andato indietro col nastro pigiando il tasto del rewind. Il volatile col neo mi viene incontro e mi segue fino a dove ho lasciato il borsone poi, come se volesse salutarmi resta immobile,mi guarda e dopo qualche attimo prende a volteggiare nel cielo e vola verso chissà quali lidi e quali avventure. Quell’istantanea mi resterà nitida nella mente ed il verso di quel simpatico animaletto,come le parole dolci che solo una mamma o una donna innamorata sanno proferire, riecheggerà come una soave melodia nelle mie orecchie fino al ritorno a casa.
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E' stato un piacere conoscerti,come è un piacere leggerti!
RispondiEliminaLa passione della corsa mi fa conoscere persone speciali,sei un grande Ciro.
Lodo
Grazie Lodooooooooooo
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