mercoledì 3 agosto 2011

48 km Rimini Extreme 2011.

Quest'anno, memore della delusione del 2010, non volevo andare a correre a Rimini, poi un pò perché avevo voglia d’allenarmi su un bel percorso abbastanza duro insieme agli amici, un po’ perché volevo vedere se qualche miglioria fosse stata apportata, ho deciso, qualche giorno prima della chiusura, d’iscrivermi alla manifestazione. Alla fine, nonostante ci siano stati alcuni cambiamenti in senso positivo, son rimasto con qualche dubbio. Sono partito alla volta di Rimini nel primo pomeriggio di sabato ed alla stazione ho incontrato con piacere l’amico Bien Sen Du, anche lui partecipante alla gara romagnola. Persona simpatica questo atleta vietnamita ormai reggiano d’adozione, il suo parlare entusiasta delle corse ha fatto scorrere il tempo più velocemente di una gara di Bolt sui cento metri, così in un attimo ci siamo ritrovati in Riviera. Quattro passi in città ed arriviamo alla nuova darsena per il ritiro del pettorale, la pratica la sbrighiamo in modo molto veloce. La banchina del molo inizia ad animarsi, gli amici sono quelli di sempre ormai, poche le facce nuove, ma sempre benvenute perché non si esaurisca mai il fiume di persone che corre, si diverte e sta bene nel corpo e nell’anima. Arriva il momento del pasta party, in orario e secondo me meglio organizzato dello scorso anno, quando si mangiò “maluccio”ed in ritardo, creando non pochi problemi a parecchi atleti. In giro, però, già sento qualcuno che si lamenta del pacco gara che, se fosse per me, eliminerei ma non tutti la pensano come il sottoscritto. “Non si possono pagare cinquanta euro per un’iscrizione e poi avere un paio di calzini (che tutti i rivenditori di scarpe regalano) ed una maglietta di cotone con neanche il logo della manifestazione, ci sentiamo presi in giro”, era questa la voce che aleggiava, effettivamente la t-shirt dell’anno prima almeno rievocava l’evento, questa invece aveva solo il logo della società che ha organizzato la kermesse (che fossero fondi di magazzino da smaltire? Qualche dubbio può venire ed è lecito). Con Denise che scatta foto a più non posso e noi che inganniamo il tempo divertendoci e raccontandoci delle impressioni sulle gare, arriva l’orario dell’adunata. Inno nazionale e poi c’incamminiamo tutt’insieme verso la partenza vera e propria. Attraversiamo il centro storico di Rimini, il ponte di Tiberio, piazza Cavour fino all’Arco d’Augusto che vedrà lo start della manifestazione alle ore 22.00. Da lì in poi, un bel nutrito gruppo di ultramaratoneti, circa centosettanta che rappresentano tantissime nazioni, affronterà un percorso molto impegnativo che toccherà una decina di comuni e si svilupperà tra l’Emilia Romagna e le Marche. Inizio ad andatura molto ma molto tranquilla, sono insieme a podisti che devono correre la cento chilometri, quindi il ritmo è basso. Si chiacchiera tanto e si cerca di dare consigli a chi deve coprire per la prima volta la distanza e la teme. Il tempo trascorre, il percorso un pò brutto almeno inizialmente comincia a diventare bello e più difficile tecnicamente man mano che si va verso l’entroterra, quando s’affronteranno delle discrete salite. In gruppo con noi ci sono Antonio Tallarita e Daniele Cesconetto, reduci dalle loro ultime strabilianti e faticose gare, questi due atleti che sono tra i maggiori esponenti dell’ultramaratona in Italia non faranno mai mancare il loro incitamento verso tutti noi, la voce di Antonio farà poi da scia al nostro passaggio per tantissimi chilometri. Ai ristori gente cordiale ci accoglie, c’incita e ci fa sentire il proprio supporto. Arrivato ad un certo punto, però, sento il bisogno di aumentare l’andatura, stacco gli altri e m’avvio da solo, consapevole che delle difficoltà potessero sorgere, più che altro per la non sufficiente e a volte poco chiara segnaletica sul tracciato di gara, perché fisicamente ero conscio della mia preparazione. Attraverso una zona industriale con asfalto mal messo e poi ritorno a salire. Il cielo, prima illuminato dal chiarore della luna, inizia a diventare sempre più cupo. Da lontano, fulmini che non promettono niente di buono cominciano ad essere il faro in una notte buia, mentre all’orizzonte si stagliano le luci dei tanti paesini che popolano queste zone. Un vento forte e freddo inizia ad alzarsi ed il tempo si prepara al brutto. Inizio ad avere un pò di paura perché la forza delle folate tende a spostarmi e comincia a venir giù anche qualche goccia di pioggia, mi rendo conto di essere in balia del vento come una nave senza timone che va alla deriva. Decido così ancora di “accelerare”, tanti atleti che sopravanzo si meravigliano del mio incedere, ma ormai voglio solo il traguardo e non punto che a quello. Transito al quarantaduesimo chilometro, c’è un buon ristoro, l’anno scorso invece era previsto l’arrivo della maratona. Un posto anonimo, buio, senza docce e con il luogo del cambio indumenti angusto e freddo, al solo pensiero mi sale ancora la rabbia. Quest’anno, portando il traguardo al 48km, l’arrivo è stato spostato a Villagrande di Montecopiolo, punto più alto del percorso posto a circa 1000m s.l.m., hanno sicuramente apportato una miglioria. C’erano le docce e uno spogliatoio che ci hanno permesso di rimetterci in sesto subito e questo l’abbiamo veramente molto gradito. Una cosa invece assurda è stata aspettare le 6 del mattino per essere ricondotti a Rimini. Con condizioni meteo normali, i disagi sarebbero stati pochi, ma alle tre di notte, con freddo e vento, l’attesa è stata snervante. Il problema grosso l’hanno patito gli atleti della cento chilometri che purtroppo si erano ritirati e non avevano niente per cambiarsi in quel punto. Hanno dovuto aspettare all'intemperia, sudati, stanchi e con qualche problema (altrimenti non si sarebbero ritirati), rischiando anche un accidente. Anche noi, che dopo la doccia eravamo più “freschi”, abbiamo patito nell’attesa. Rivedo ancora la “povera” Monica tutta avvolta in un telo termico, rannicchiata sul marciapiede che cercava di far passare il tempo chiacchierando, però si leggeva sul suo volto la sofferenza. Devo dire che la simpatia delle persone che erano lì al ristoro ci ha aiutato tantissimo, abbiamo trascorso circa due ore e mezza e ci hanno offerto di tutto: Caffè, panini , biscotti , frutta. Gli dico ancora grazie,i loro modi così affabili e gentili hanno lenito le nostre pene e reso la nostra attesa meno drammatica. Il pullman è arrivato poco dopo le quattro del mattino. “Si partirà”, ripetevamo tutti, invece no, abbiamo dovuto aspettare che anche l’ultimo atleta arrivasse, naturalmente dopo oltre un paio d’ore. Giustissimo e sacrosanto, allora perché non organizzare due pullman più piccoli in modo che con due partenze sarebbero stati tutti più contenti? Mistero! Un altro piccolo particolare mi ha colpito: Ho dato cinque euro, come da programma, per il passaggio giù in città ma nessuno si è degnato di controllare l’effettivo pagamento una volta in corriera. Se non lo avessi fatto? Mentre la città si svegliava sotto un cielo plumbeo e piovoso, noi arrivavamo a Rimini e da lì a poco gli amici della cento chilometri avrebbero iniziato a tagliare il traguardo accolti sì da un clima autunnale, ma anche dal calore di tutti noi che leggevamo sui loro volti l’immensa soddisfazione che si prova quando si porta a compimento una gara resa ancora più difficile da un meteo poco amico. Col passare del tempo mi sono accorto che anche alcuni atleti “top” si lamentavano. Stavolta l’oggetto del malcontento erano le premiazioni,troppo il tempo che hanno dovuto aspettare, anche secondo me. Posso capire quando si devono stilare le classifiche per i premi di categoria che talvolta vedono qualche loro protagonista arrivare verso la fine, ma gli assoluti che hanno finito le loro gare - chi alle due di notte (48km), chi all’alba (100km) - non possono essere tenuti lì ed essere premiati nel pomeriggio. Verso mezzogiorno è iniziato un altro pasta party anch’esso abbondante e soddisfacente, così mentre si preparavano le premiazioni e la pioggia scendeva copiosa, calava anche il sipario su questa manifestazione. Si mormora che questa potrebbe essere stata l’ultima edizione del raduno riminese, sarebbe un vero peccato perché, ripeto, se mettono a posto alcuni dettagli è veramente molto bella. Speriamo bene…

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