venerdì 14 dicembre 2012

Il segreto della maratona di Reggio Emilia...


“...il problema è che le società podistiche che gestiscono i ristori,alle riunioni che teniamo prima dell’evento podistico,ci dicono: “ Possiamo aggiungere anche... “ ... “. E’ la voce di Paolo Manelli, presidente di Tricolore sport marathon, il team  che organizza la Maratona città del Tricolore. Parole espresse col sorriso sulle labbra e con orgoglio durante una lunga chiacchierata avvenuta dopo averlo ringraziato per aver affittato uno spazio alla nostra associazione, La via della Felicità, all’interno del PalaBigi,centro maratona e dopo avergli consegnato un dvd nel quale vengono illustrati gli ormai famosi precetti. Un Manelli molto rilassato e tranquillo,conscio che anche quest’anno il lavoro svolto è stato di una qualità eccellente. E’ venuta fuori una bella discussione che mi ha fatto capire ancor di più del perché Reggio Emilia,città relativamente grande, abbia una maratona così partecipata. “... per diversi giorni abbiamo dormito pochissimo,eravamo attaccati alle previsioni del tempo e preparavamo dei piani d’emergenza nei casi in cui le strade non avessero fornito la sicurezza necessaria a tutti. Vedi,se in questo posto avessimo avuto un problema avremmo fatto così,se in quest’altro si fosse verificato questo, al seguito di...,avremmo agito in questa maniera.” Alla fine  mi ha mostrato quattro percorsi alternativi,un lavoro certosino e incredibile che solo chi ha cuore e passione  può sopportare. Paolo nel suo parlare ha ripetuto spesso il pronome NOI, subito l’avevo inteso come NOI ORGANIZZATORI, dopo qualche minuto però ho capito che era pensato come NOI MARATONETI. Si, perchè Manelli  è anche un podista e nell’organizzare la manifestazione si mette pure dalla parte di chi, sfidando il freddo pungente di una domenica di dicembre,calpesta l’asfalto per quarantaduechilometricentonovantacinquemetri .
 “... Vogliamo i ristori ben forniti,un posto caldo dove spogliarci,un arrivo vicino alle docce e un percorso sicuro,una buona maratona deve saperci offrire tutto questo (ed è qui che ho afferrato) e Reggio Emilia questo lo da, a costo di tantissimi sacrifici “.  Tanta dedizione viene messa per allestire un evento che  col tempo è risultato tra i primi cinque o sei in Italia a fronte di un budget che forse sarà il quindicesimo in termini quantitativi in un’ideale classifica relativa. Qui non c’è  nessuna organizzazione mastodontica da mantenere e non ci sono sponsor  che si prendono la responsabilità di organizzare in toto l’evento. Nella Città del Tricolore si è contenti se alla fine si è in parità di bilancio,il valore aggiunto lo danno i sorrisi e i bei commenti degli atleti che con tanta passione e sacrificio tagliando il traguardo sono felici e ritornano l’anno seguente A queste latitudini c’è gente che, organizzatori compresi,è uscita alle cinque di domenica mattina per metter su il gonfiabile della partenza,la sera prima ha dato una mano a scaricare i camion con le provviste fino a tardi e tant’altro. Se la maratona di Reggio Emilia si è guadagnata negli anni il rispetto e la considerazione di tutti si deve  essere riconoscenti a queste persone e a chi, con quel “...Possiamo aggiungere anche... “ , è sempre alla ricerca di migliorie per rendere ancora più godibile il soggiorno nella città che diede i natali a Ludovico Ariosto. Quest’anno la diciassettesima edizione della kermesse emiliana ha anche unito lo sport alla solidarietà con una raccolta fondi a favore del comune di Reggiolo, località della bassa reggiana tra le più duramente colpite della provincia dal terremoto che nel maggio di quest’anno ha fatto sentire i propri effetti nefasti. Ricordiamo che era dal 1300 che non si verificava una catastrofe del genere. Con queste ed altre iniziative Reggio Emilia fa capire che lo sport non vive in un mondo chiuso in se stesso ma fa parte della città e ne è il cuore pulsante. Non voglio raccontare della mia partecipazione alla gara perché è stato un semplice allenamento,una corsetta fatta con gli amici all’insegna del divertimento e della goliardia. Correre con la bandiera dell’Inter e una parrucca con la cresta fucsia certamente non mi ha fatto passare inosservato ai più. Mi è piaciuto incontrare tanti amici e di averli rivisti alla fine soddisfatti. Ho due ricordi molto belli, il primo, l’arrivo del mio amico Paolo Giambartolomei qualche secondo dopo di me anche lui col bandierone nerarazzurro e l’altro sono gli ultimi cento metri di corsa fatti con mio nipote Mattia che in quello spazio sprizzava gioia da tutti i pori. I ringraziamenti come sempre vanno agli organizzatori,ai volontari,agli speakers Roberto Brighenti e Michele Marescalchi (rigorosamente in ordine alfabetico i cognomi) che hanno raccontato e allietato la giornata,ancora a Stefano Morselli che era in ogni dove con la sua macchina fotografica ad  immortalare i vari personaggi. Non dimentico neanche chi in gara riconoscendomi m’ha fatto sentire il proprio calore . Chiedo scusa solo a una signora che vedendomi passare si è totalmente dimenticata di essere alla guida e ha tamponato la macchina che la precedeva.

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